“Io non amo la natura” è il titolo della grande mostra sulla Pop Art italiana in corso nei suggestivi spazi della Chiesa sconsacrata di San Francesco a Cuneo fino al 22 ottobre 2017.
Il titolo si riferisce alla citazione di uno dei più celebri artisti di questo “nuovo” linguaggio artistico fiorito in Italia agli inizi degli anni Sessanta, Mario Schifano, che nel trittico Io non amo la natura -presente in mostra- ironizza su come quest’arte rivoluzionaria abbia spazzato via la sua principale “collega”, la natura.
Cinquanta opere di grandi nomi come Jannis Kounellis, Valerio Adami, Tano Festa, Piero Gilardi, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Rotella, provenienti dalla GAM di Torino, sono esposte nel complesso monumentale per legittimare la potenza e l’indipendenza del linguaggio della Pop Art italiana nei confronti di quella americana.
Facendo due passi indietro e tornando agli anni Sessanta, New York diventa teatro di un chiassoso boom artistico che chiude i ponti con la vicenda storica dell’Informale internazionale: la Pop Art. Inizia a nascere un nuovo linguaggio che guarda il mondo moderno e i suoi aspetti più superficiali, reinterpretandolo e risintonizzandosi con esso: manifesti, segnaletica, fumetti, fotografie e immagini televisive vengono registrate e rielaborate in nuove implicazioni semantiche che danno luce a una vera e propria cultura di massa.
Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Jasper Johns e James Rosenquist sono solo alcuni dei nomi guida del nuovo movimento artistico tanto conosciuto non più solo oltreoceano.
Ma come arriva la Pop Art in Italia? È il 1964 quando la Biennale d’Arte di Venezia accoglie nel padiglione americano artisti come Johns, Dine, Oldenburg e Rauschenberg, assegnando il Gran Premio a quest’ultimo. Accanto, in altre sezioni della manifestazione veneziana, una sala personale era stata dedicata a Mimmo Rotella e a Enrico Baj, che saranno tra i primi italiani a comunicare con l’arte pop, dopo aver sperimentato per un periodo un neo dadaismo abbastanza somigliante. Segno questo di grande fermento da parte degli italiani nel capovolgere i vecchi canoni artistici e cercare qualcosa di nuovo.
Dopo la Biennale di Venezia, i casi più eclatanti di tale apertura conoscitiva si svolgono a Roma con l’arte di Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Franco Angeli e Tano Festa, per citarne solo alcuni, e a Torino, centro culturale negli anni Sessanta dove Galleria Sperone, in cui si radunano artisti come Gilardi, Anselmo, Pistoletto e Pascali, instaura una forte relazione operativa con la Galleria Sonnabend di New York. Da qui l’approccio con la cultura urbana, o meglio di massa, si rafforza sempre più, espandendosi anche al di fuori di questi due centri culturali urbani.
L’arte pop infatti arriva fino a Cuneo ed e qui che viene oggi celebrata abbracciando tutte le figure pop protagoniste, attraverso un itinerario che spazia dalle opere di Rotella, a Baj, ai Famosi cioccolatini da morto di Aldo Mondino, all’Omaggio a Billie Holiday (labbra rosse) di Pino Pascali, al Pericolo di Morte di Pistoletto, alla Ragazza della TV di Giosetta Fioroni, ai Cieli di Antonio Carena.
Interessanti sono inoltre le due opere messe in dialogo tra loro, la Zuccaia di Piero Gilardi e La Grande Cina di Mario Ceroli, dove grandi sagome di uomini in legno indicano la Zuccaia, la natura, alludendo al titolo della mostra e identificandosi con il rapporto uomo – natura – arte.
Per concludere quest’itinerario contemporaneo, è significativo citare ancora un artista di formazione estranea alla Pop, ma sfiorato forse per un momento da questo “mondo”: Riccardo Cordero. Da un taglio bianco costituisce l’approdo temporaneo a nuove soluzioni tecniche tramite la comparsa di nuovi materiali contemporanei.
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Informazioni utili
Io non amo la natura
Complesso Monumentale di San Francesco
Dal 27 maggio – 22 ottobre 2017