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Dentro la vita di Frida Kahlo. Sentire Frida attraverso la fotografia, a Roma

Diego & Frida Caught Kissing © Lucienne Blosh Diego & Frida Caught Kissing © Lucienne Blosh
Frida Biting Her Necklace © Lucienne Blosh
Frida Biting Her Necklace
© Lucienne Blosh

#FeelFrida è l’hashtag ufficiale della mostra fotografica “Lucienne Blosh : dentro la vita di Frida Kahlo che la The Sign Gallery di Roma dedica a una delle artiste più amate del Novecento. “Sentire Frida” – questo l’intento dei curatori della mostra – entrare nella sua quotidianità che non è fatta solo dei grandi eventi drammatici che tutti ormai conosciamo e che in parte, offuscano perfino il suo talento.

Ci sono anche preziosi momenti di normalità, di svago, di maliziosa ironia che vanno a completare la complessa personalità di questa artista tanto amata, contrassegnata sempre dalla dualità. Frida sofferente ma anche ironica e divertente, Frida tradita ma anche traditrice, che pende dalle labbra di Rivera ma che sa anche burlarsi di lui. Frida che implora il suo amato in accorate lettere e che poi conquisterà la sua indipendenza artistica e affettiva. Del resto, la stessa artista era consapevole di questa dualità, che rappresenta anche in alcune sue opere (es. Le due Frida, 1939). Il merito di questa esposizione dunque, è quella di rendere più vicina al nostro sentire la vita dell’artista messicana, attraverso il vissuto quotidiano cristallizzato per sempre dagli scatti di Lucienne Blosh, una delle sue migliori amiche. Solo attraverso un rapporto così intimo e privilegiato potevano nascere scatti così intensi e spontanei che ci restituiscono una Frida ironica, divertente, ammiccante, pensierosa. L’esposizione raccoglie 76 immagini (tra cui 8 bozzetti) che ritraggono la loro amicizia, l’amore con Rivera e gli ambienti messicani in modo candido e ravvicinato. E pensare che all’inizio la pittrice messicana detestava la fotografa di origini svizzere, assistente del marito, perché temeva fosse una delle sue numerose “avventure”.

Diego & Frida Caught Kissing © Lucienne Blosh
Diego & Frida Caught Kissing
© Lucienne Blosh

Con il tempo l’iniziale diffidenza si trasformerà in un’amicizia resa solida anche dalle numerose affinità e valori comuni come l’interesse per la politica. Nella mostra ci sono anche alcune testimonianze interessanti che riguardano un episodio significativo della vita della Kahlo e Rivera, legato a un loro soggiorno negli Stati Uniti. Siamo nella primavera del 1933 : il giovane Nelson Rockfeller commissiona (coraggiosamente) a Diego Rivera il murale per l’atrio di uno degli edifici del nuovo Rockfeller Center e poco dopo ne ordina la cancellazione . Rivera aveva inserito Lenin  nella scena della parete intitolata “Man at the Crossroads”. Apriti cielo. Murale cancellato e commissioni future annullate. C’è una foto nella mostra dove Frida posa davanti l’opera prima che venisse cancellata: una testimonianza importante. A questo episodio poi si lega un’opera emblematica della pittrice – “My Dress Hangs There del 1933 – legata alla sua insofferenza per il suo soggiorno americano , agli stereotipi consumistici di quella società ma anche , in una lettura a più livelli – attraverso alcuni simboli alchemici nella composizione – un attacco ironico nei confronti del marito secondo lei troppo affascinato dalle luci scintillanti della ribalta. My dress hang there : Frida si sente la vera protagonista, con il suo stile inconfondibile  , del viaggio in America.

1935 NYC Frida with Cinzano Bottle  © Lucienne Blosh
1935 NYC Frida with Cinzano Bottle
© Lucienne Blosh

Questa esposizione aggiunge dunque un tassello in più alla biografia dell’artista che, indubbiamente, ha contribuito a crearne il mito, insieme ai numerosi aforismi prelevati dalle sue struggenti e bellissime lettere, indirizzate alle persone più importanti della sua travagliata esistenza. Alcuni critici hanno tentato di svincolare la biografia dalla produzione artistica  nel nobile tentativo di presentare l’artista piuttosto che la vittima di un destino avverso. Tuttavia, non è possibile “sentire Frida” nei suoi quadri se non attraverso il filtro della sua storia personale e del contesto culturale e sociale che la circondava. Sappiamo tutti infatti, che la maggior parte delle sue opere sono autoritratti, pratica iniziata attraverso un specchietto su un letto d’ospedale quando giovanissima, subì l’incidente che la rese disabile per tutta la vita. Dietro la sua autorappresentazione si celano motivi di iconografia religiosa e della tradizione pre ispanica del Messico, rielaborati in senso filosofico attraverso i linguaggi innovativi delle avanguardie storiche europee. Una commistione tra elementi simbolici e reali che rende la sua arte indefinibile- Per sua stessa ammissione non era  una pittrice surrealista così  come l’aveva definita il suo fervido ammiratore Breton : “ Io non dipingo i sogni ma la realtà”. Una realtà tragica che per mezzo della sua forza diventa inno alla vita e attraverso il suo talento diventa Arte.

Frida in Front of Unfinished Unity Panel © Lucienne Blosh
Frida in Front of Unfinished Unity Panel
© Lucienne Blosh
Allestimento mostra courtesy https://www.facebook.com/ThesignSrl/
Allestimento mostra
courtesy https://www.facebook.com/ThesignSrl/
​Frida at the Barbizon Plaza Hotel  © Lucienne Blosh
​Frida at the Barbizon Plaza Hotel
© Lucienne Blosh
Poster dell'evento
Poster dell’evento

Informazioni utili

Fino al 1° luglio

Thesign Gallery ® Roma ~ Via Piemonte 125/A

INGRESSO LIBERO

Dal Lunedì al Sabato  – Orario Continuato 10.00/19.00

La mostra è realizzata in collaborazione con la galleria Ono Arte Contemporanea di Bologna, il The Westin Excelsior di Roma e la casa editrice Rapsodia Edizioni. Inoltre si fregia dell’Ambasciata del Messico e della Regione Lazio.

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  • La mia artista preferita, la mia musa emotiva, unica, bellissima. Racontata attraverso le foto e da come ormai sempre,una bravissima Vera Monti che ne coglie l’essenza e riesce a trasmetterne la sua. Grazie per come la racconti.

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