Genova. Scatti di luoghi privati, sull’organizzazione di un guscio in cui vivere, cabine, letti, comodini carichi di ricordi, tavole pronte per un pasto. Un labirinto di stanze all’interno del quale orientarsi, un oblò o una finestra per una vista in continuo cambiamento. Al di là dell’acqua. Il Museoteatro della Commenda di Prè apre le sue porte alla personale di Massimiliano Camellini (Venezia, 1964). 14 opere del fotografo veneziano realizzate all’interno di navi cargo, curata da Andrea Tinterri -critico e direttore del gruppo BAG Gallery- con allestimenti a cura di Nicola Pinazzi, architetto partner del team.
L’esposizione è il risultato di un lungo lavoro, un percorso fotografico durato oltre quattro anni che ha visto come oggetto d’indagine gli interni di numerose navi cargo, appartenenti a compagnie di nazionalità diverse. Massimiliano Camellini, partendo dalla sollecitazione letteraria di Novecento di Alessandro Baricco, ha restituito gli spazi del lavoro e del riposo di importanti navi cargo, piccole città stato che, per un lungo periodo dell’anno, galleggiano sull’oceano, lontane dalla terra ferma e dalle sue regole. Il progetto ha messo in evidenza – attraverso oggetti, simboli, piccoli feticci – il tentativo di ricostruire una quotidianità perduta, una stabilità all’interno di una piattaforma in continuo movimento. Ad essere inquadrati sono gli spazi e gli oggetti del comando, ma anche e soprattutto i luoghi privati, le cabine, i letti con a fianco comodini carichi di ricordi, tavole pronte per accogliere un nuovo pasto, corridoi a dividere il riposo dei temporanei abitanti.
Un labirinto di stanze all’interno del quale orientarsi, dove spesso compare un oblò o una finestra, ma volutamente riprese attraverso un forte controluce: non c’è possibilità di geo localizzare la nave, s’intravvede qualcosa, ma l’atmosfera è ovattata. Camellini ha volutamente separato l’interno della piattaforma da tutto ciò che risiede al di fuori, due piani differenti, difficilmente conciliabili. Quello che interessa al fotografo è quello che succede dentro alla città, l’organizzazione di un nuovo spazio, l’adattamento a nuove regole, la ricostruzione di un proprio guscio in cui vivere. In nessuna immagine compare l’uomo, ma sono gli spazi e gli oggetti stessi a metterlo in primo piano, ad aspettarlo come una presenza momentaneamente sospesa.
La mostra è accompagnata da un libro di grande formato, a mo’ di diario di bordo: ‘Al di là dell’acqua‘, in italiano e inglese edito da Greta‘s Books che, oltre alle immagini dell’intero progetto, racchiude un’introduzione critica del curatore della mostra Andrea Tinterri, un intervento dell’antropologo Fabio Dei dell’Università di Pisa e un racconto inedito dello scrittore Donatello Bellomo. Il percorso editoriale chiarisce la complessità di un lavoro ampio e dall’interesse multidisciplinare.