Atomica bionda: agente Charlize Theron in missione a Berlino 1989. Al cinema dal 17 agosto.
Ci sono film così, poverini, onesti loro, ma che, malauguratamente, si ritrovano addosso -senza colpe- un brutto titolo. Atomica bionda è uno di questi. The Coldest City, titolo originale della graphic novel da cui è tratto il film (scritta da Antony Johnston e illustrata da Sam Hart) rende sicuramente meglio lo spirito noir che pervade tutta la storia. Un noir ambientato nel 1989, ma aggiornato ai tempi e alle mode (e ai modi) del 2017.
Atomica bionda a dispetto dell’infelice titolo si rivela mix riuscito tra spy story e operazione “nostalgiorrea”. Un film 100% pop, dal lettering effetto bomboletta spray alla colonna sonora, protagonista a tutti gli effetti assieme a Charlize Theron e James McAvoy.
Blue Monday, Personal Jesus, Father Figure, Under Pressure e, ovviamente, 99 Luftballons. E su 99 Luftballons è doveroso aprire una parentesi per segnalare Deutschland 83, serie TV tedesca che può essere vista come tassello complementare (uguale e contrario) di Atomica Bionda. In entrambi i casi le hit che hanno segnato gli anni ’80 si susseguono l’un l’altra -alternando il diegetico all’extradiegetico- facendo da sfondo e da contraltare a botte da orbi e scene di seduzione tra spie doppiogiochiste.
Spoiler: saranno in molti a fare una brutta fine (in entrambi i casi).In Atomica Bionda Charlize Theron è una spia inglese dell’MI6 in missione nella Berlino 1989, la Guerra fredda è ormai finita, ma la capitale tedesca -ancora divisa sia geograficamente che culturalmente- è un vero e proprio “nido di vespe”. James McAvoy è l’agente inglese in capo all’agenzia a Berlino. Dopo dieci anni in Germania però i suoi metodi sembrano non essere più molto… British. Regola numero uno, ovviamente: trust no one.Atomica Bionda è un action movie che funziona alla perfezione, procede spedito con la precisione di un orologio e sa come arruffianarsi il pubblico con citazioni a volte alte (le mazzate al cinema mentre viene proiettato Stalker) e a volte basse (David Hasselhoff in visita in città).
Gli anni ’80, colonna sonora e macchine a parte, non sono mai stati meno anni ’90 (nemmeno un capello cotonato o una spallina imbottita), ma questo gioca a favore del film che non cade nell’effetto carnevale. David M. Leitch (già regista di John Wick nel 2014 e attore in altre numerose pellicole: The Bourne Legacy, V per Vendetta, Nine Lives, Ocean’s Eleven, etc.) dirige con mano sicura una pellicola che unisce alla perfezione azione ed estetica, mantenendosi in equilibrio senza cadere in manierismi o sbrodolature alla Sin City.
Luci fucsia e azzurre accarezzano Charlize, alternandosi ai toni grigi degli esterni berlinesi. Un giocattolone che sa come piegare a proprio vantaggio i cliché e gli stereotipi di un genere e di un’epoca, ora tanto di moda, per restituire una pellicola che è una sorta di Alias con meno parrucche (ma non certo senza) e senza (grazie al cielo) derive esoteriche.
E anche in questo film continua il fetish di Charlize per le vasche, ormai connubio indissolubile.
Atomica Bionda: il tralier italiano