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I pittori con l’ombrello di Macugnaga. Giancarlo Martelli, allievo di Mario Moretti Foggia

Città torrita 1980 olio su compensato cm 45x35
Città torrita 1980 olio su compensato cm 45×35

Giancarlo Martelli, classe 1926, è pittore e medico, è stato primario di Pneumologia presso la clinica l’Eremo di Miazzina in provincia di Verbania. Abita ad Agrate Conturbia in provincia di Novara con la moglie Rita, il figlio Fabrizio bravo fotografo e la nuora.
L’arte figurativa è sempre stata la sua vera passione, anche quando esercitava a tempo pieno la professione medica. Ora dal 1996 è la sua attività prevalente, con una punta di orgoglio dice: “L’arte pittorica è la mia soddisfazione morale ma non economica” e ancora “quando ero primario ho sempre esercitato l’attività medica in ospedale e mai privatamente per lasciare spazio alla mia passione artistica”.
Suo padre anche lui medico lavorava a Novara e il giovane Giancarlo passava le estati a Pecetto frazione di Macugnaga con sua madre.
A Pecetto a 10 anni ha iniziato a dipingere seguito dal famoso pittore paesaggistico Mario Moretti Foggia (Mantova 1882 – Pecetto 1954), insegnante all’Accademia di Belle Arti di Brera e allievo di Cesare Tallone.

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Racconta Martelli: “Fui avvicinato dal professore incuriosito nel vedere un piccolo pittore disegnare il Monte Rosa, e da allora tutte le estati con un gruppo di apprendisti artisti lo seguivamo in questa scuola all’aperto e ognuno dipingeva soggetti identici con tonalità diverse”.
Partivano di prima mattina, nello zaino la cassetta dei colori, il cavalletto da campagna, un grosso ombrello grigio per ripararsi dal sole e cercavano un angolo da dipingere: erano chiamati i pittori con l’ombrello.
“Mangiavamo all’aperto, i pennelli lavati con sapone di marsiglia nel ruscello e pulivamo i barattoli di colori con le foglie grosse. Quando pioveva stavamo sui balconi a lavorare, ospitati nelle baite”.
Con loro dipingevano i fratelli Gheduzzi, Carlo Bossone e il caricaturista Aldo Mazza.
Ai tempi, anni 30, 40 e 50, Macugnana e le sue frazioni erano il rifugio estivo di molti artisti, letterati e sportivi (Ernesto Treccani, Luigi Castiglioni famoso per il vocabolario della lingua latina IL, l’alpinista Giuseppe Lampugnani).

Una maschera per ogni giorno 2015 olio su tela cm 100x90
Una maschera per ogni giorno 2015 olio su tela cm 100×90

Alcuni pittori novaresi che frequentavano la valle Anzasca ritenevano Moretti Foggia un artista troppo provinciale. Lui viveva nella sua baita a Pecetto, antifascista e abbastanza isolato.
Fino al 1950, in estate in Valle Anzasca, Giancarlo Martelli ha seguito le sue lezioni. Quando studiava Medicina all’Università andava a trovare Moretti Foggia nel suo grande studio di via San Gregorio a Milano”.
“Mi ha insegnato come disegnare direttamente sulla tela con il pennello, come impastare i colori e a lavorare tutti i giorni, perché l’estro è importante ma più importante l’applicazione continua e soprattutto non lasciarsi influenzare dalle Correnti e dalle mode”.
La sorella Amalia di Moretti Foggia, era una femminista ante litteram, teneva due rubriche sulla Domenica del Corriere con i due pseudonomi dottor Amal (consigli medici) e Petronilla (ricette e cucina) e ha sponsorizzato il fratello nel suo viaggio in Egitto.
Carlo Fornara è stato un altro pittore conosciuto da Martelli.
“Rispose alle mie perplessità che lo studio e il lavoro di medico mi avrebbero tolto tempo alla pittura, dicendo che anzi l’avrebbero arricchita”.
Il sodalizio con Mario Moretti Foggia si è esteso dal 1936 sino al 1950, contemporaneamente frequenta gli studi dei pittori novaresi Renzo De Benedetti, Edmondo Poletti, Sergio Bonfantini che erano pazienti di suo padre.

Natura Morta 1950 olio su cartone cm 45x25
Natura Morta 1950 olio su cartone cm 45×25

Laureato a Milano nel 1951 in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Lavoro e Pneumologia ha esercitato l’attività ospedaliera e nel frattempo ha sempre dipinto partecipando a mostre collettive (La prima al Palazzo della Permanente a Milano, 1964 e l’ultima a La Corte di Felsina a Bologna) e personali.
Claudio Raccagni: “….le opere del primo periodo sono un enorme conglomerato di colori, che costituiscono una immagine viva, che respira in pieno. Lo spettatore percepisce il respiro della natura…”.
Carlo Franza: “…Alla base della partenza del suo lavoro Martelli aveva accenni di pittura naturalista e, più in generale, di immagini… di figura…”.
Martelli lascia l’attività ospedaliera per raggiunti limiti di età e dalla fine del primo millennio si dedica interamente alla pittura.
Miriam Giustizieri: “… Negli ultimi anni, pregno della esperienza di vita, è mosso a operare anche da un’esigenza filosofica-esistenziale, che trova riflesso nelle sue creazioni a partire dal 2000…”.
Eliana Frontini: “…Giancarlo Martelli, fin dall’inizio della sua carriera artistica, si è sempre impegnato in ricerche che superano i limiti delle Avanguardie muovendosi con estrema eleganza tra il figurativo ed astratto creando opere che invitano l’osservatore ad effettuare un viaggio in se stesso, un viaggio universale al di là del tempo e dello spazio: la partenza ed il destino di un percorso che sfida l’ignoto per addentrarsi nelle regioni insondabili del pensiero e dell’amore. Le opere del nostro pittore si inseriscono in diverse categorie dell’arte contemporanea: tuttavia Martelli ha sempre cercato una strada autonoma rispetto a questi movimenti, come il cubismo e il fauvismo”.

L’uomo di carta è l’ultimo filone della sua ricerca, la fragilità dell’uomo che si logora e si maschera davanti alla vita con la sua doppiezza. L’uomo di carta è triste e cupo, è un personaggio tragico, espressionista, i colori scuri.
“Non credo molto nel destino, ma siamo palline impazzite in mano al caso”.
“I lavori astratti non piacevano a Mario Moretti Foggia che diceva che perdevo tempo, in quel periodo i soggetti erano paesaggi sempre dal vero”.
Martelli prepara i suoi uomini di carta con il cartone, sono collage a tutti gli effetti che poi usa come modelli e li riporta su tela con colori ad olio. Una volta utilizzati li distrugge.
Sono oltre dieci anni che dipinge questi simulacri umani, sempre uomini e mai donne, prima erano vedute montane, ritratti, nature morte e paesaggi medioevali sempre ad olio e su tela o legno compensato.
Martelli, ultimamente dipinge poco per problemi di salute dei suoi familiari, ma ha idee ben precise per le prossime opere, astratti con colori vivi e utilizzo di due tele sovvrapposte la più piccola inserita nella più grande ritagliata come uno scenario: il teatrino della vita.

Drago Rosso 2016 olio su tela 80x80
Drago Rosso 2016 olio su tela 80×80

Giancarlo Martelli, piccolo aforismi:
“L’arte del giorno d’oggi è in stallo, mi sembra che stia scomparendo la pittura su tela e stia prevalendo il concetto delle installazioni che considero sculture.
Leonardo rispetto a Raffaello è molto freddo.
Del periodo cubista preferisco Braque a Picasso”.

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