Il rapporto tra cibo, arte e natura è così intimamente legato al nostro paese che un frutto o un ortaggio, un grappolo d’uva o una banale cipolla, sono in grado di evocare non solo profumi e sapori ma anche sensazioni, paesaggi , memorie d’infanzia, sentimenti.
Del resto proprio in Italia – e precisamente a Roma – con la sua Canestra di frutta (1599), Caravaggio licenziò l’archetipo della natura morta. Per la prima volta gli oggetti di ferma, avevano la stessa dignità concettuale riservata agli oggetti di figura che , con nuovi effetti luministici , prendevano nuova vita sulla tela.
Non poteva dunque che celebrarsi nella cornice di Eataly Roma – tempio dell’eccellenza della gastronomia italiana – la personale di Giuseppe Carta “Germinazioni. I diari della Terra” – dopo il successo riscosso lo scorso anno nello store di Milano. A sottolineare questo imprescindibile legame è stata organizzata una conferenza stampa a dir poco originale : un mini corso di cucina per i giornalisti con la presenza dell’artista che, attraverso circa trenta opere tra sculture policrome in bronzo e oli su tela di piccole e medie dimensioni, racconta il rapporto tra cibo, arte e natura. L’esposizione si pone dunque come occasione per esplorare le potenzialità comunicative dei frutti della terra così come quelle evocative dei piani di legno rugoso, dei calici di cristallo o delle ceste di vimini che nelle tele esposte sembrano raccontare storie d’altri tempi. Tuttavia, il primo approccio visivo rassicurante e familiare dei soggetti proposti quasi contrasta con le atmosfere metafisiche dei colori vivaci dove il taglio netto della luce sul fondo scuro anima la composizione e invita alla meditazione. I nostri stanchi occhi contemporanei abituati a “fagocitare” una impressionante quantità di immagini a velocità quasi siderali, nell’impatto con le tavole metafisiche di Carta, non possono che fermarsi a contemplare quelle composizioni su più piani di lettura. Spesso i frutti della terra non sono rappresentati nel massimo splendore ma in vari periodi che suggeriscono significative riflessioni sulla bellezza imperfetta della vita. O perfezione relativa. La bellezza di una buccia raggrinzita che racchiude un dolce ripieno o di una cipolla con le germinazioni che non può più troneggiare in cucina ma può donare nuova preziosa vita. Ricordi e sensazioni , raccolti e racconti di un rapporto privilegiato con la natura come quello con il suo giardino con frutteto dal quale ricava i suoi soggetti.
E poi ci sono i famosi peperoncini, ormai una sorta di icona pop dell’artista – figurativa e concettuale al tempo stesso – che ritroviamo in molte antiche culture e tradizioni culinarie nel mondo. Diverse installazioni di Giuseppe Carta che rappresentano questo speciale frutto della terra, si trovano sparse in Cina . Anche in Italia, come sottolinea l’artista nel catalogo che accompagna la mostra, sono diventate ben preso un forte richiamo alle sue sculture . A proposito di grandi installazioni , sempre fino al 30 Settembre, potrete ammirare una grande melagrana, alta nove metri, di fronte al Colosseo. Questo frutto , anch’esso carico di simbolismo, rappresenta l’attività benefica del tenore Andrea Bocelli che proprio al Colosseo l’8 Settembre ha inaugurato un grande concerto allo scopo di raccogliere fondi per la sua fondazione. Sempre a proposito di grandi committenze, oltre a un intenso ritratto dello stesso Bocelli , ricordiamo che anche quello del Prof. Mario Draghi, su commissione della Banca d’Italia, esposto al Palazzo koch di Roma. Come scultore nel 2009 approda alla 53° Biennale di Venezia invitato dall’IILA (Istituto Italo-Latino Americano) e dalla Repubblica di Costa Rica ad esporre nel Padiglione di Costa Rica una sua complessa installazione scultorea intitolata La rinascita della foresta dopo l’incendio.
In tutte le sue opere , Carta riproduce con abile precisione lenticolare i suoi soggetti e per questo motivo è stato classificato spesso come un artista iperrealista. In realtà, la tecnica che amplifica la realtà è un modo per ricreare fedelmente la sua intima visione interiore . Non c’è artificio o una meccanica visione fotografica, non c’è alcun distacco dalla realtà o annullamento della soggettività espressiva dell’artista come avveniva per i primi iperrealisti americani. Il suo percorso creativo è intimo e personale. Anche l’uso del fondale scuro, che in questo caso ci ricorda le composizioni di Caravaggio e del Maestro di Hartford, permette agli oggetti di animarsi per mezzo della sintesi operata dalla luce, mostrandosi non solo all’occhio ma anche alla coscienza dell’osservatore.
Godiamo dunque della visione di questi meravigliosi frutti della terra che ci riportano alle nostre tradizioni , alla nostra infanzia, al lato genuino della nostra anima. Fino al 30 Settembre presso Eataly Roma, con ingresso libero. Accompagnano l’esposizione, le composizioni musicali del maestro Antonio Manca ispirate alle opere dell’artista.
Informazioni utili
Titolo Germinazioni. I diari della Terra
Ideazione e organizzazione Ar.Co.It. Arte contemporanea Italiana
In collaborazione con Eataly
Sede Eataly, Piazzale XII Ottobre 1492, Roma
Date 8 – 30 settembre 2017
Opening day venerdì 8 settembre, negli orari di apertura del negozio
Orari tutti i giorni, negli orari di apertura del negozio
https://www.eataly.net/it_it/negozi/roma/
Ingresso libero
Partner E20 Progetti | Assicurarte | Alinor
Catalogo edito da E20 Progetti con un’intervista dello chef Pino Cuttaia a Giuseppe Carta
Info al pubblico lun – gio 9.30-18, ven 9.30-17 | isabella@arcoit.it – anna@arcoit.it | +390258316316