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Dolomiti Lucane: tra cielo, rocce e sapori della tradizione

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Nel cuore della Basilicata, aggrappati alle Dolomiti Lucane, si trovano i borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa, non a caso tra “I borghi più belli d’Italia”. I due comuni, in provincia di Potenza, fanno parte del Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, oltre 27 mila ettari di bosco e di formazioni rocciose che costituiscono uno scenario naturale di rara bellezza. Tra questi picchi di arenaria erosi dal vento e dalla pioggia – che ricordano le cime delle Dolomiti trentine, sebbene di altezze più modeste – viene custodito un patrimonio naturale, culturale ed enogastronomico ancora da scoprire. Qui, infatti, non si arriva per caso. Bisogna venirci appositamente.

Castelmezzano appare all’improvviso lungo la strada che porta al paese. Poche case, disposte ad anfiteatro su una parete di roccia, che di notte sembrano un presepe naturale. Il centro storico, con le case arroccate e i vicoli stretti, conserva ancora l’antico impianto medievale. Camminando fino alla base delle cime si arriva ai resti del castello normanno-svevo, il Castrum Medianum o castello di mezzo, a metà strada tra i castelli di Pietrapertosa e di Brindisi Montagna, da cui prende il nome il paese. Da qui, salendo lungo una ripida scala scavata nella roccia, si raggiunge il posto di vedetta da cui si può dominare con lo sguardo la sottostante valle del Basento e, se il cielo è terso, scorgere il golfo di Taranto. Splendido lo scenario che si può ammirare anche da Piazza Caizzo, cuore della vita del paese, su cui domina la Chiesa Madre di Santa Maria dell’Olmo con la maestosa facciata in stile romanico rivestita in pietra locale. Non si può lasciare Castelmezzano senza aver provato i piatti della tradizione della Trattoria Da Spadino. Da assaggiare il trittico di pasta lucana al ragù e la mousse di ricotta con le amarene. Il ristorante Al Becco Della Civetta propone, invece, cucina tipica lucana e rivisitata, da gustare ammirando il suggestivo paesaggio delle “Dolomiti del Sud”. Il lonzino marinato al vino aglianico con misticanza di ricotta e noci, il filetto di maiale al tartufo lucano e la fornita cantina di oltre 250 etichette da soli valgono il viaggio.

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Dall’altra parte della montagna, speculare a Castelmezzano, si trova il borgo di Pietrapertosa. Un gruppo di case costruite sulla cresta rocciosa che si affacciano su stradine ripide e tortuose. Con un’altitudine di 1088 metri sul livello del mare, è il comune più alto della Basilicata. Deve il suo nome alla massa rocciosa che si trova all’ingresso del paese, scavata da parte a parte, detta Pietra perciata, poi divenuto pertosa, ossia pietra forata. Furono i Saraceni a stabilirsi qui per primi intorno all’anno Mille, costruendo nella parte alta del paese una fortificazione, poi ampliata dai Normanni, di cui si conservano i resti del torrione e una scalinata che porta ad un belvedere sulla valle del Basento. La parte più antica del borgo, posta alle pendici del castello, è il quartiere arabo, o Arabat, una piccola casbah dove sono ancora visibili i numeri arabi accanto ai numeri civici delle case. Nel mese di agosto, per alcuni giorni, il quartiere rivive il proprio passato in occasione di “Sulle tracce degli Arabi”, tra musiche, profumi d’incenso, danzatrici del ventre, mercatini e cous-cous. Per assaggiare le specialità lucane ecco, invece, la Locanda di Pietra, ricavata nei locali di un antico palazzo signorile di inizio Novecento. Durante la bella stagione, la terrazza è il luogo ideale per gustare i piatti tipici del territorio, godendo di una splendida vista sulle Dolomiti Lucane.

Castelmezzano e Pietrapertosa sono collegati da un cavo d’acciaio, lungo circa 1,5 chilometri sospeso nell’aria a 400 metri d’altezza, che permette di vivere l’emozione di volare tra le vette dei due paesi, sfidando il vento e la maestosità delle montagne. Si chiama Volo dell’Angelo e da undici anni richiama in questo angolo di Basilicata un numero crescente di turisti italiani e stranieri in cerca di emozioni di forti. A questa si è aggiunta un’altra attrazione per gli amanti dell’avventura, il ponte nepalese che congiunge le vie ferrate tra Pietrapertosa e Castelmezzano, una passerella lunga 72 metri che si affaccia nel vuoto fino a 35 metri di altezza sopra il torrente Caperrino, immersa tra le guglie di arenaria e una natura lussureggiante e selvaggia.

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Se invece preferite tenere i piedi ben saldi a terra, tra i due borghi si snoda il percorso delle sette pietre, una passeggiata di 2 chilometri lungo un antico sentiero contadino, ai cui lati sono stati collocati frammenti del libro “Vito ballava con le streghe” dello scrittore lucano Mimmo Sammartino e sette installazioni ispirate ai racconti tramandati oralmente di generazione in generazione. Il percorso è al tempo stesso un’occasione per scoprire le peculiarità del paesaggio, in particolare i pinnacoli rocciosi che gli agenti atmosferici hanno modellato conferendo loro le forme più bizzarre e a cui la tradizione locale ha attribuito nomi quali il Becco della civetta, l’Aquila reale, il Gufo, l’Incudine e la Grande madre.

Camilla Rocca & Nathalie Communod

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