Il Getty Center di Los Angeles, aperto 365 giorni l’anno, è uno dei più importanti musei del mondo e non soltanto: la mission del Getty Trust – cui si uniscono l’altra location, la Getty Villa di Malibù, e gli istituti di conservazione e quello di ricerca, è quella di permettere al pubblico la migliore conoscenza possibile della storia dell’arte. Gli scopi sono del tutto educativi, come dimostra peraltro la politica di ingressi gratuiti alle sedi museali: tutto ciò è reso possibile dal fatto che si tratta della più ricca istituzione d’arte del mondo, con un capitale che si aggira attorno ai 4 miliardi di dollari. L’arte italiana è al centro del patrimonio del Getty Museum. Da quella antica, celebrata presso la sede della Villa, alle opere del Center, che coprono un arco di tempo che va dal Trecento al secolo scorso.
Charles Ray, Boy with a frog (2012)
L’opera, oggi collocata sui gradini che conducono all’ingresso principale del museo è una scultura di 2 metri e mezzo di altezza di un ragazzo che tiene una rana. La figura adolescenziale, dipinta di bianco, è un modello in fibra di vetro del 2008 che fino a qualche anno fa era esposto presso il museo Punta della Dogana di Venezia della Fondazione Pinault.
L’opera prosegue una serie di recenti installazioni temporanee presso il Getty Museum che si sono concentrate sull’arte contemporanea e sul suo rapporto con la missione del museo. La scultura di Ray, seppur moderna, risente delle immagini classiche, rinascimentali e barocche che sono parte integrante della collezione permanente del museo. L’opera è stata paragonata al David di Donatello che tiene la testa di Golia. Ricorda anche l’Apollo Sauroktonos, e vi sono anche rimandi allo Spinario dei Musei Capitolini.
Nato a Chicago nel 1953, Charles Ray vive e lavora a Los Angeles ed è conosciuto per le sue immagini toccanti di oggetti di uso comune che, rivisitati, sfidano le percezioni e i giudizi dello spettatore. Le sculture meticolosamente realizzate dall’artista sono in materiali diversi, dal legno all’argilla, alla vetroresina, all’acciaio, al vetro e all’abbigliamento quotidiano. L’artista ha spesso usato il proprio corpo come soggetto per le sue creazioni.
Aristide Maillo, Air (1962)
Nel 1938 la città di Tolosa commissionò ad Aristide Maillol un monumento per commemorare i piloti dell’idrovolante “Croce del Sud”, che compiva il servizio di posta tra la Francia e il Sudamerica, e che nel dicembre del 1936 decollò per poi scomparire. Questo nudo monumentale – una delle otto sculture che componevano l’opera – sembra galleggiare nello spazio. Riposando su un centro di gravità immaginario, richiama l’immobilità come anche il movimento, la sospensione e il volo. Il volto e la figura del nudo sono idealizzati: l’artista spesso usava la forma femminile per simboleggiare aspetti della natura come il mare, le stagioni, e persino – come in questo caso – un soggetto inafferrabile come l’aria.
Giacomo Manzù, Cardinale Seduto (1975-77)
Quello dei cardinali è riconosciuto come uno dei temi iconografici fondamentali nella produzione dell’artista, sviluppato in più di 300 versioni eseguite dal 1938 fino alla sua morte nel 1991.
L’ispirazione avvenne durante un viaggio a Roma nel 1934, in cui Manzù fu fortemente suggestionato dalla visione dell’allora Papa Pio XI, seduto tra due vescovi nella Basilica di San Pietro.
Questa scultura venne acquistata dal leggendario produttore cinematografico Ray Stark che la donò poi – insieme ad altre 27 sculture di altrettanto importanti artisti del XX secolo – al Getty.
L’opera si presenta imponente, posizionata sul terrazzo panoramico dell’edificio, in una scenografia architettonica totalmente bianca e aperta al paesaggio e alla vista della città, creando un suggestivo effetto teatrale.
Lo scultore ha sempre sostenuto che non vi fosse nessun messaggio religioso nella serie dei cardinali, e che non fu la fede a spingerlo a sviluppare questa tematica, ma i volumi delle sagome imponenti create dall’abbigliamento ecclesiastico. La ricerca della forma diventa quindi protagonista dell’opera, quasi come in uno still life.