Fine dining internazionale per la rassegna che si è appena conclusa con “Meet the Chefs” al ristorante Armani Milano, quattro appuntamenti che hanno portato il meglio degli chef europei nei lussuosi piani alti di via Manzoni al 31. Stellati a confronto, a partire dallo chef resident, Filippo Gozzoli, incoronato proprio lo scorso anno dalla Rossa di una luminosa stella Michelin.
A supporto dell’iniziativa il giornalista e viaggiatore enogastronomico Gualtiero Spotti, che proprio per la nostra guida spesso visita stellati in ogni dove. Una scelta basata sull’esperienza, mai scontata, nazioni diverse e poco conosciute in Italia, un’occasione unica per provarle senza spostarsi dalla città: Catalunia, Fiandre, Portogallo e Olanda per un turbinio di sensazioni e sapori gustativi. Un’entree di benvenuto e il dessert dello chef resident e un cuore di internazionalità curato dai vari chef.
Partiti con Paco Pérez, patron del Ristorante Miramar di Llancà, due stelle Michelin che ha portato proprio il suo orto con un aperitivo a base di carciofi, mais e minestrone, passando per gli asparagi, le mandorle e le olive. Poi tanto mare, con il calamaro pirata e il branzino, in accompagnamento al cetriolo di mare in “fricandò”. Abbinamenti perfettamente assortiti con i vini di Cantina Ferrari.
Tre stelle Michelin per Gert De Mangeleer patron del ristorante Hertog Jan, non ha ancora compiuto 35 anni e ama tutto ciò che viene dal suo orto, rigorosamente bio. Contrasti di sapori sapientemente equilibrati, con delicata eleganza: rosa di branzino e radicchio nero servito con olio di calendula africano e succo di pomodoro fermentato; si va in Asia con la sua rivisitazione dei dim sum al burro di arachidi, ripieni di tartare di scampi combinati con passion fruit; irresistibile anguilla affumicata del ‘Oosterschelde’, fegato di anatra, ravanello invernale e “dashi” di anguilla affumicata, il tipico brodo giapponese rivisitato; infine una saporita anatra de Chalans invecchiata e affumicata con il fieno, barbabietola rossa e salsa alla liquirizia. Ottima la degustazione con i “vini dell’oltreoceano” come il Cloudy Bay neozelandese e il sudamericano Cheval des Andes, oltre alla bella sorpresa di degustare in anteprima il Dom Perignon Rsè 2005.
E’ stato poi il turno di José Avillez, primo cuoco lusitano a conquistare la seconda stella Michelin nel suo ristorante Belcanto, a Lisbona. Scuola da mostri sacri come Ferran Adrià, Alain Ducasse ed Eric Frechon, nel 2008 fa resuscitare il ristorante Tavares e subito fioccano le stelle. Una bella selezione dei suoi signature dishes come ilgiardino della gallina dalle uova d’oro o il merluzzo con le vongole, fino al gambero rosso gigante con cenere di rosmarino e al maiale iberico “Pluma”, con zamponi, piccole fave e purea di pane in abbinamento a champagne Ruinart e al Numanthia Tempranillo spagnolo.
A conclusione della kermesse il noto volto mediatico Sergio Herman, dal suo The Jane a 2 stelle Michelin ad Anversa, in Olanda: stile cosmopolita, informale e rilassato senza sconti di stelle. Chiuso lo storico Oud Sluis, tre stelle Michelin, si è buttato nel nuovo progetto dei “frituur”, le friggitorie gourmet e all’apertura del nuovo Pure C a Cadzand, nello Zeeland. Si parte quindi con ostriche zelandesi, alghe, olivello spinoso e yuzu; si procede dritti all’insegna del gusto con l’nsalata di asparagi, pancetta, scampo e verbena; anguilla dello Zeeland con patate e erbe verdi; un cameo all’Italia con la fregola, aragosta, burrata e nocciola; infine non si può che concludere con un piatto che sorride alla Francia come piccione alla piastra, carciofi, fave, fieno e foie gras in perfetto abbinamento a champagne Krug.
E ora aspettiamo presto la prossima edizione di questo viaggio culinario che, in meno di quattro mesi, ci ha fatto scoprire cucine e stili diversi dell’Europa.