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Marco Brozzi e l’arte angosciante della realtà

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Sansone e Dalila olio su tela 60×50

Marco Brozzi è nato in Umbria, a Spello, il 30 luglio 1971. Ma dalla provincia di Perugia, si è mosso ben presto. Dalla vista del monte Subasio è passato al paesaggio marino di Montesilvano, in Abruzzo,  dove ha vissuto gran parte della sua vita alternando soggiorni a Roma, la Città Eterna, ricca di storia e di arte in ogni suo sanpietrino. La sua infanzia e il rapporto con il padre sono legati a stretto giro  al bisogno dell’arte e della pittura.

Brozzi ci confida un intimo ricordo della sua infanzia, che ha posto le basi della passione futura per tela e pennello: «Mio padre era un funzionario dell’Eni e ha viaggiato nei paesi africani per tutta la sua vita. Ma quando tornava a casa il suo tempo con me era speso a dipingere, mi spiegava la tecnica e preparavamo insieme le colle per l’imprimitura delle tele e i colori».

Poi la vita di Brozzi cambia strada. A diciassette anni vive a Il Cairo e in quel periodo il suo desiderio era di fare il regista. In quegli anni gli odori, la luce e i colori dell’Egitto lo stregano. E’ il periodo intenso dell’adolescenza. Brozzi, come tutti i ragazzi, sente la ribellione bollirgli nel sangue e quando torna in Italia, preso il diploma, scappa di casa. Dove andare? La scelta non poteva  che ricadere sulla città d’arte per eccellenza, Roma. Vi si trasferisce e sceglie la libera università del cinema come mezzo di formazione. Il lavoro però in questo settore, scarseggia.

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Golgota olio su te 40×50

Continua il racconto:«Per sfogare la mia insoddisfazione dipingevo, era il mio sfogo. Dipingevo lo spazio che precedeva l’accadimento di un fatto, e non mi rifacevo a nessuno anche se il cinema espressionista mi aveva portato a conoscere la pittura di quegli anni. Così mi ritrovai a collaborare con Fabio Mauri e a fare le prime mostre di Quadri con Pino Purificato».

Anche negli anni successivi non ha più smesso di dipingere, successivamente ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Perugia «solo per capire cosa ne avrei fatto della tecnica», ci spiega.

Gli chiediamo di raccontarci cos’è per lui l’arte. «Il mio modo di concepire l’arte è stato sempre guidato dal nervosismo così come i tratti che contornano e riempiono i miei personaggi. La mia è un’arte del desiderio, dell’ impotenza e dell’eccitazione, un insieme di gente brutta e angosciante che vive la realtà di tutti i giorni, attraverso scenari contorti e onirici o trasfigurazioni del passato».

Brozzi dopo l’Accademia di Belle Arti studia psicologia e dà un’impronta ancor di più introspettiva al suo lavoro, nuovi percorsi che prendono vita dalla letteratura e dalla storia, filtrati da uno sguardo empatico e dallo studio quotidiano delle percezioni umane.
Marco Brozzi lavora a Montesilvano e a Roma

Per info: brozzi100@virgilio.it

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Gli uomini ombrello olio su tela 100×70
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Dada olio su tela 120×70

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