Marzio Tamer al Museo di Storia Naturale a Milano dal 5 ottobre fino al 7 gennaio 2017. Mariateresa Cerretelli intervista Lorenza Salamon
co-curatrice e gallerista dell’artista.
Marzio Tamer, protagonista della scena internazionale dell’arte figurativa, presenta cinquanta opere della sua produzione per la prima volta in un’istituzione pubblica e con la più vasta esposizione mai allestita del suo lavoro. Dagli acquerelli alle tempere all’uovo, e ai quadri a olio su tela con cui interpreta animali e paesaggi, sono tanti capolavori che incantano il pubblico e il collezionismo per l’originalità e la raffinatissima tecnica. Saranno esposti al Museo di Storia Naturale di Milano dal 5 ottobre al 7 gennaio 2018 (www.comune.milano.it/museostorianaturale) .
La mostra dal titolo MARZIO TAMER Pittore per Natura è curata da Stefano Zuffi e Lorenza Salamon. Lorenza con Matteo Salamon rappresenta la terza generazione della storica Galleria d’arte milanese la Salamon&C, specializzata in arti figurative, antica e contemporanea e conosce a fondo la storia artistica di Tamer.
“Marzio Tamer si presentò a un concorso di pittura naturalistica della rivista Airone, alla fine degli anni ’80”, racconta “ E, a presiedere la giuria, era mio padre che lo declassò al secondo posto. Nei mesi successivi Tamer si presentò in galleria (già lavoravo con mio padre) chiedendo di aiutarlo a migliorare. Da allora ho iniziato a seguirlo”.
La galleria, situata nel cuore storico di Milano rappresenta in esclusiva sia in Italia che all’estero l’artista nato a Schio nel 1964 e lombardo d’adozione. La produzione di Tamer, autodidatta, si concentra nella realizzazione di paesaggi, ritratti di animali e nature morte e con gli anni si è perfezionata sempre di più. “ La sua evoluzione ha seguito le sue scelte tecniche” dice Salamon, “e il primo grande cambiamento è avvenuto nel corso dei primi mesi in cui si è affidato alla nostra galleria, quando gli suggerimmo di abbandonare la pittura acrilica per la tempera. Intuimmo che una pittura dalla superficie più “polverosa” sarebbe stata più consona al suo linguaggio; che la tavolozza più raffinata tipica dei pigmenti naturali che si usano nella tempera sarebbe stata più congeniale alle sue scelte iconografiche. Mostrò da subito un talento straordinario per questo mezzo e imparò isegreti della tempera all’uovo (fatta in studio ogni mattina con il tuorlo e i pigmenti naturali) in pochi mesi. Per anni è stato il suo unico mezzo espressivo”.
E i soggetti ? “In questi anni i paesaggi -sebbene visti con l’occhio di oggi paiono ingenui- mostravano il suo dono nel saper gestire l’impostazione della composizione, nelle inquadrature, nella capacità di concentrare l’attenzione su pochi elementi, sufficienti e necessari alla riuscita delle sue opere. Mentre gli animali erano situati nel loro habitat, vale a dire che per esempio collocava l’orso nel suo ambiente, oppure al riparo della pianta da cui trae nutrimento (i frutti), o ancora sul terreno utile alla sua sopravvivenza”.
Dalla grafica alla pittura. Come avviene questo passaggio ? “Nei primi anni 2000, dopo le mie insistenze a considerare la grafica come mezzo da affiancare alla sua -molto esigua- produzione a tempera decise di introdurre l’acquerello. Una sorta di compromesso fra le mie richieste e le sue predisposizioni naturali. Anche in questo caso Marzio Tamer mostrò un talento innato e nell’arco di pochi mesi ha realizzato opere intrise di poesia con una tecnica più corposa e dettagliata rispetto a quanto proposto da altri acquerellisti. Tale metodo è detto a dry brush, perché si usa un pennello relativamente fine e lo si spurga dell’acqua in eccesso ogni volta che lo si intinge nell’acqua. In questo modo le setole rimangono intrise di pigmento che viene trasferito sulla superficie della carta.
L’introduzione dell’acquerello ha trasformato il suo modo di dipingere gli animali che infatti a partire dai primi anni 2000 risultano collocati in luoghi sospesi, ma reali. Come usa dire spesso Marzio Tamer “sono i fondi che parlano” e con questo intende che se l’animale spicca come protagonista delle sue opere è per la riuscita, l’armonia, l’equilibrio, l’intensità di ciò che è alle sue spalle o di come è costruito il suolo, non-suolo, su cui poggiano. E mi viene spesso da paragonare quest’ affermazione con l’importanza che hanno le pause nei brani musicali” spiega ancora Lorenza Slamon.
Oggi, nel pieno della sua maturità creativa, Marzio Tamer sa gestire carte molto grandi, le più grandi disponibili sul mercato e composizioni molto essenziali e nel contempo intense per le sensazioni che emanano.
Qual è il metodo di lavoro dell’artista? “Marzio Tamer ha una produzione particolarmente limitata, che ne circoscrive le possibilità espositive. E’ un lavoratore metodico che mi ha permesso di allestire in galleria una mostra ogni tre anni, appuntamenti non sufficientemente frequenti per mostrare il suo straordinario talento a un pubblico ampio.
Da tempo i musei di storia naturale o di scienze anglosassoni hanno aperto le porte all’arte, da qui il progetto, nato diversi anni fa, di proporre la pittura di Marzio Tamer a istituzioni di prestigio in sintonia e idonee a rappresentare la sua arte. Il primo grande museo a comprendere l’importanza di Marzio è stato il Muse di Trento -progettato da Renzo Piano- , con cui abbiamo allestito la sua prima grande esposizione. E’ stato un successo inimmaginabile che ha anche rodato una squadra di professionisti che da tempo lavora a supporto del pittore. E nell’immediato successivo abbiamo presentato il progetto al Museo di Storia Naturale di Milano a cui ambivo per il suo prestigio, la sua storia, la sua bellezza, l’affetto che ogni milanesi nutre per questa istituzione, l’affinità delle aree di studio e percorso, e non ultima la sua disponibilità ad esposizioni temporanee. L’Assessorato alla cultura di Milano ha preso in considerazione il progetto con entusiasmo e, quando sono maturati i tempi e le disponibilità degli spazi, ha sostenuto la mostra, ampliandola in corso d’opera in due altre, immense, sale. La mostra si articola in quattro grandi spazi dedicati a cinque temi: il lupo, gli animali, i paesaggi d’acqua, i paesaggi di sassi e gli alberi”.
Un talento così ha attirato il collezionismo internazionale. Chi sono gli estimatori di Tamer?
“L’esiguità della produzione, l’eleganza e la raffinatezza della sua tavolozza, l’originalità delle sensazioni prodotte, la perizia e il linguaggio universale di Tamer sono caratteristiche che rendono le sue opere molto ambite da coloro che apprezzano talento e unicità, al di sopra di esigenze speculative. Di fatto i suoi estimatori sono collezionisti riservati, alcuni possiedono molte sue opere. Fra i trentuno proprietari delle opere in mostra a Milano vi sono collezionisti italiani e stranieri lungimiranti che da anni acquistano tutto ciò che Tamer produce, sapendo che il valore dell’artista e della sua opera resterà nel tempo” conclude la gallerista.
Mi piacerebbe capire, da pittore assolutamente dilettante, come “nasce” un dipinto di Tramer. Ovvero da quale base?….dal disegno o da una foto sulla quale Tramer applica tutta la sua raffinata, originale tecnica pittorica?