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Mercanteinfiera Autunno 2017. Pittura, tre gallerie da non mancare

Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento
Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento
Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento

Nel caos creativo della fiera parmense abbiamo selezionato tre gallerie di pittura da non mancare, almeno secondo il nostro modestissimo parere. Sicuramente ne avremo “toppata” qualcuna e qualcun’altra ci sarà sfuggita.

Queste, comunque, le tre “tappe” da non perdere a Mercanteinfiera Autunno 2017.

LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, PREFERISCO IL PROFUMO DEL MARE. Morbidissima quanto poetica la poltrona di poliuretano espanso di Ugo Nespolo, che troneggia nella galleria Ottonovecento di Laveno Mombello. Cominciamo da un soffice pezzo di design e non da un dipinto, il nostro breve viaggio tra il trittico di stand “pittorici” più interessanti visti a Mercanteinfiera, Autunno 2017. Caratteri cubofuturisti scandiscono l’ergonomicità di schienale e seduta del pezzo del designer piemontese. A fianco due sedie di Michele De Lucchi. Perfette per potere comodamente sedere nel doppio stand allestito in fiera dalla galleria sul Lago Maggiore, vista: quadri. Tre visioni di Giuseppe Amisani per tre generi che segnano la sua parabola pittorica. Una delicata natura morta con al centro un vaso di fiori di cui si contano le pennellate. Tocchi e respiri tardo divisionisti compongono e scompongono corolle e impalpabili steli sorretti da un vaso fatto di nulla. Evanescente. Pittura franta che scandisce la scena orientale tardo ottocentesca accanto e condisce l’emancipazione della Fumatrice, anni Trenta, dipinta appena prima della morte (1941). Altezzosa, ribelle, fiera. Svolazzano le maniche della giovane rese attraverso mirabili tocchi di duro pennello, cinghiale, bue o forse martora.

Triplice Amisani
Triplice Amisani
La manica svolazzante della Fumatrice di Amisani | Galleria Ottonovecento
La manica svolazzante della Fumatrice di Amisani | Galleria Ottonovecento
Vaso di fiori di Amisani
Vaso di fiori di Amisani

Passate le astrazioni pre e post belliche di Manlio Rho (1936 e 1967) e la barchetta sospesa nel tempo e nella sabbia spoglia del pittore del silenzio, Walter Lazzaro, si spalanca il teatro della pittura alpestre: la catena del Rosa vista da Macugnaga in tutta la sua franchezza e lucentezza. Lance di colore trafiggono le arie rarefatte e azzurrine dell’opera di Gheduzzi. Atmosfere che si fanno più opali e soffuse nelle due opere in mostra di Oreste Albertini: tocchi divisionisti di cromie cangianti traspaiono l’afa dei mattini d’estate in montagna. Morbide velature accarezzano le dolomie del Sassolungo, Cimon della Pala e Catinaccio, dove il pittore amava trascorrere il periodo estivo lontano dalle bassezze mondane. Un offuscamento leggero riverbera l’aria. Antitesi totale della lucidità quasi metallica delle fredde e specchianti nature morte di Ugo Celada da Virgilio degli anni Cinquanta. Un equilibrio di volumi solidi che si alternano magistralmente nelle due opere, tra un violino capovolto su un libro di storia dell’arte e frutta di porcellana riflessa in lucidissimo vaso.

Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento
Ugo Celada da Virgilio | Galleria Ottonovecento

Un breve salto temporale e si giunge all’opera dei “contemporanei” presentati qui a Parma: Antonio Pedretti con tele dominate dal suo, nostro (universale) bianco (lombardo) e i ritratti (volti) liquidi di Roberta Savelli che sembrano sciogliersi sulla garza dove sono stesi.

Roberta Savelli | Galleria Ottonovecento
Roberta Savelli | Galleria Ottonovecento
Antonio Pedretti| Galleria Ottonovecento
Antonio Pedretti| Galleria Ottonovecento
LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, PREFERISCO IL PROFUMO DEL MARE di Ugo Nespolo
LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, PREFERISCO IL PROFUMO DEL MARE di Ugo Nespolo | Galleria Ottonovecento

Lombardia chiama, Piemonte risponde. Dal Verbano lato varesino a Torino centro città. Galleria Matteotti è sicuramente uno dei fiori all’occhiello della fiera: pezzi di qualità a cavallo tra Ottocento e Novecento con qualche curiosa delizia plastica e pittorica. Come l’iridescente e variopinto Pagliaccio di Fillippo De Pisis. Una carta eccezionale (ed eccezionalmente conservata) della gioventù dell’artista che data 1916: una maschera allucinata e prismatica cubo-dadaista composta a soli vent’anni dall’artista ferrarese.

Il Pagliaccio di De Pisis "Composizione", 1916 | Galleria Matteotti
Il Pagliaccio di De Pisis “Composizione”, 1916 | Galleria Matteotti

Meravigliosa, come le fanciulline di profilo e dolcemente poggiate e inclinate di lato che popolano lo stand: sensuali e inscritte nelle finestrelle gotico-floreali dei Riposi della giornata di Alphonse Mucha; delicate ad acquerello di sapore tardo scapigliato di Vincenzo Irolli; liquide e intensissime (da mettere soggezione) come la Piccola lavandaia tra grappoli d’uva di Eugenio Prati; a pastello con tanto di crocchia, giocando con le sfumature dell’arancio di un interno parigino, vedi Federico Zandomeneghi; di bronzo, fiere e superbi, che incedono solenni a petto nudo simboleggiando la Volontà (Lorenzo Bistolfi, 1925).

Acquerello di Irolli| Galleria Matteotti
Acquerello di Irolli| Galleria Matteotti
Pastello di Zandomeneghi
Pastello di Zandomeneghi
Mucha
Mucha |Galleria Matteotti
Eugenio Prati
Eugenio Prati
La Volontà, bronzo di Bistolfi | Galleria Matteotti
La Volontà, bronzo di Bistolfi | Galleria Matteotti

Atmosfere completamente opposte a quelle che dominano la campagna pugliese ritratta dal barlettano Giuseppe De Nittis; i suoi docili Buoi sull’Ofanto del 1864 si stagliano sulla scena come brevi sagome brune; alle loro spalle naviga e pascola il fiume ricavato da piani orizzontali. Terre che sovrapponendosi mestamente (e nettamente) si spezzano verso il cielo che si fa scuro. Un olio su tela (da museo) realizzato dall’artista a soli 18 anni. Qualche anno di più invece (22) li ebbe Xavier Bueno quando dipinse nella Parigi di Picasso (con cui lavorò) il giovane (con maglione rosso) che, seduto, domina il paesaggio di tonalità grigio-marroni con cactus (1937). Apparentemente comodo in una calma apparente, inquieta e distratta. Già esposto al Salon des Tuileries parigino, si respirano nel quadro le arie realiste di Guttuso e la pittura popolare messicana e spagnola (da dove l’artista proveniva, fu poi naturalizzato italiano). Passata un’intera collezione di Depero che costella una parete in toto, concludiamo il breve report citando un interessante e giovane Tano Festa del 1961, “tessuto” con garza e smalto sui toni del rosso.

Buoi sull'Ofanto di De Nittis | Galleria Matteotti
Buoi sull’Ofanto di De Nittis | Galleria Matteotti
Xavier Bueno | Galleria Matteotti
Xavier Bueno | Galleria Matteotti

Terza menzione d’onore per la Luxury Art Gallery, citata ampiamente nei nostri due brevi approfondimenti precedenti, il report pittura e il focus sulle due tonnellate di bronzo dell’Innominato dei Promessi Sposi, scolpito in tutta la sua inquietudine e irrequietezza da Augusto Benvenuti nel 1894.

Ancora, buona fiera e buon Mercante.

Vi lasciamo con il Nespolo iniziale…

LAVORARE
LAVORARE
LAVORARE
PREFERISCO
IL RUMORE
DEL MARE

L'Innominato di Augusto Benvenuti
L’Innominato di Augusto Benvenuti
L'Innominato di Augusto Benvenuti
L’Innominato di Augusto Benvenuti

GALLERIA OTTONOVECENTO (altro)

Oreste Albertini
Oreste Albertini
Oreste Albertini
Oreste Albertini
Doppio Roberta Savelli
Doppio Roberta Savelli

GALLERIA MATTEOTTI (altro)

Depero
Depero

Mercanteinfiera Autunno 2017. Pittura, tre gallerie da non mancare

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