Mancano pochi mesi all’inizio del 50° anniversario del ’68. Nei numerosi dibattiti che ne seguiranno, la probabilità di cadere nella trappola della retorica rasenta la certezza. Aggira sapientemente l’ostacolo e gioca d’anticipo Cristiana Collu -direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma – che il 2 ottobre ha inaugurato la prima mostra in Italia dedicata al 1968. Il preludio, come ha ripetuto più volte in conferenza stampa. Un’esposizione che non entra nel merito dei contenuti , dei mezzi e dei fini ma invita a guardare ai processi, all’apertura verso un inizio definito “indelebile” . Non a caso il titolo della mostra, a cura di Ester Coen recita : “E’ solo un inizio. 1968” riprendendo lo slogan urlato nelle vie di Parigi e nelle aule della Sorbona.
Dal punto di vista prettamente artistico il discorso è complesso. Non esiste un’arte del sessantotto ma una serie di correnti che lo precedono, gli corrono parallelamente e poi lo prolungano. Un rapporto in alcuni casi inconsapevole e nemmeno dichiarato che, nelle numerose differenze , si può sintetizzare banalmente in una sorta di purificazione catartica dalla contaminazione dei rassicuranti valori borghesi . Un’ esigenza purificatrice che aveva fatto capolino ben prima di quell’anno fatidico e che continua ancora oggi perché evidentemente non si è ancora compiuta. Esigenza purificatrice e di partecipazione. L’arte non vuole più raccontare gli eventi ma essere negli eventi. In quegli anni si contesta il primato del magico rettangolo della tela e si fanno strada quelle arti performative e installazioni varie che l’Arte Contemporanea odierna fa fatica a catalizzare in nuove e convincenti esperienze creative, anche se questo è un altro dibattito che esula dal contesto dell’esposizione.
Il filo conduttore è una sorta di “elogio dell’ incompiuto” ovvero quello che è iniziato – in ogni campo della politica, della società e della cultura – e che potrebbe in fondo ancora compiersi. Attraverso il minimalismo , il concettuale, l’arte povera , la land art, la videoarte e le altre numerose correnti artistiche , la generazione di quegli anni ” decostruisce per ricostruire con modalità e materiali nuovi” come spiega la curatrice che, riguardo la mostra aggiunge : “Siamo riusciti a mettere insieme una selezione di altissimo livello. Si tratta un po’ della campionatura di un momento, naturalmente ci sono molte mancanze, ci sono molti artisti che non abbiamo potuto ottenere per ragioni diverse (…) l’idea era quella di restituire il clima del momento che arriva nel 1968 che però é soltanto l’acme di quello che é avvenuto anche prima. Non tutto accade per caso. Troverete dei legami molto forti anche con le mostre di Guttuso e la collezione di Palma Bucarelli (allestite nella Sala Aldovrandi n.d.r. della Galleria) perché non esiste una rottura unica. Esiste una trasformazione di linguaggi. “. In effetti dialoghi se ne possono trovare molti , anche con i vari capolavori esposti nelle varie sale della galleria perché é una rivoluzione che affonda le radici nelle prime avanguardie storiche. Ci si può sbizzarrire in giro per la Galleria a cercare contaminazioni anche con il post ’68. Ci viene subito in mente “Falce e martello” di Warhol , per esempio.
L’allestimento nella Sala Centrale è indubbiamente suggestivo. Ci sono opere dei maggiori esponenti di quegli anni frenetici e visionari che dialogano in grande armonia nel candore davvero catartico e iniziatico del grande salone illuminato dalle grandi vetrate. Del resto c’è anche un motivo storico che suggella questa unione : la Galleria Nazionale è un luogo simbolo del’ 68 italiano, a pochi passi dal teatro della Battaglia di Valle Giulia . Il percorso espositivo però non si esaurisce solo nelle opere esposte nella Sala Centrale : fanno parte della mostra anche alcune opere della collezione della Galleria Nazionale che per motivi logistici sono rimaste al loro posto nel percorso espositivo di “Time is Out of Joint” l’allestimento biennale della Galleria, che ha tolto qualsiasi punto di riferimento tematico e cronologico nell’intento di liberare nuove energie e nuove assonanze /contrasti tra i capolavori della collezione.
Il corredo didascalico è piuttosto scarno ma questa , immaginiamo , sia una precisa scelta in linea con la filosofia di Time is out of Joint e con quello spirito sessantottino che si ribellava a una narrazione storicista degli eventi come all’imposizione di interpretazioni dall’alto nell’Arte. A dirla tutta contestava anche i musei e le gallerie d’Arte a favore di performance collettive, ma questa è un’altra storia. Tuttavia, se per alcuni artisti più “riconoscibili” – ci vengono in mente Schifano, Boetti, Pascali , Pistoletto per citarne alcuni – il messaggio (o il no sense) che sottende l’opera si rivela con facilità, lo stesso non potrebbe accadere con altri . Questo però è un effetto collaterale di una precisa scelta che va a stimolare la ricerca personale e l’impatto emozionale dei visitatori e che ovviamente non riguarda solo la Galleria Nazionale. Del resto per il momento, i numeri di questa mostra, danno ragione alla Collu : oltre 3700 presenze il giorno dell’inaugurazione. Anche lo sforzo di attrarre i visitatori più giovani va apprezzato come nell’opening party con musica di quei tempi remixata in collaborazione con Radio2 .
Gli artisti rappresentati in mostra– compresi quelli con opere che , come già citato, fanno parte dell’allestimento della collezione della Galleria – sono :
Vito Acconci, Carl Andre, Franco Angeli, Giovanni Anselmo, Diane Arbus, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Carla Cerati, Merce Cunningham, Gino De Dominicis, Walter De Maria, Valie Export, Luciano Fabro, Rose Finn-Kelcey, Dan Flavin, Hans Haacke, Eva Hesse, Nancy Holt, Joan Jonas, Donald Judd, Allan Kaprow, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Yayoi Kusama, Sol LeWitt, Richard Long, Toshio Matsumoto, Gordon Matta-Clark, Mario Merz, Marisa Merz, Maurizio Mochetti, Richard Moore, Bruce Nauman, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Mario Schifano, Carolee Schneemann, Gerry Schum, Robert Smithson, Bernar Venet, Lawrence Wiener, Gilberto Zorio, Gianfranco Baruchello, Daniel Buren, Mario Ceroli, Christo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Eliseo Mattiacci, Andy Warhol.
Accompagna la mostra il Giornale-Catalogo È solo un inizio. 1968 a cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino. Diversamente dal classico catalogo un po’ autoreferenziale , si tratta di un vero e proprio giornale con interventi di grandi firme che hanno vissuto in prima persona il sessantotto o che, per ragioni anagrafiche, lo percepiscono come “ un incendio visto da lontano” .
INFORMAZIONI UTILI
È solo un inizio. 1968
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea viale delle Belle Arti, 131 Roma
orari di apertura : dal martedì alla domenica: 8.30 – 19.30
ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
biglietti : intero: € 10,00 – ridotto: € 5,00
lagallerianazionale.com T +39 06 3229 8221
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