Print Friendly and PDF

Bart van der Leck, fra De Stijl e design al Kröller-Müller Museum di Otterlo

Bart van der Leck

Bart van der Leck

Bart van der Leck, fra De Stijl e design al Kröller-Müller Museum di Otterlo.

Il Kröller-Müller Museum di Otterlo ospita una retrospettiva di Bart van der Leck, l’artista di De Stijl (e non solo) che più di tutti fu legato alla coppia di collezionisti, il cui mecenatismo finanziò buona parte della sua carriera. Un percorso espositivo fra Olanda e Africa, sulle tracce di un pittore e designer sui generis.

Otterlo. La figura del mecenate è stata ed è fondamentale per lo sviluppo dei talenti artistici, per la diffusione delle loro opere, e, in definitiva, anche per la loro conservazione nel tempo. Da secoli le collezioni private costituiscono spesso l’asse portante dei musei pubblici, e inoltre, il fine intuito dei collezionisti ha permesso che fosse tramandato ai posteri un patrimonio artistico che, molto spesso, la contemporaneità non era stata in grado di apprezzare. Il sodalizio fra Helene Kröller-Müller e Bart Anthony van der Leck (1876-1958), fu tra i più proficui del Novecento.Bart van der Leck

Dopo la rivoluzione pre-espressionista portata in pittura da Vincent van Gogh sul finire dell’Ottocento, l’Olanda era rimasta ai margini del clima modernista d’inizio Novecento, così come dalle Avanguardie. A rompere l’isolamento, giunse nel 1917 la nascita di De Stijl, movimento artistico basato sulle innovative teorie cromatiche e geometriche di Piet Mondriaan, cui si affiancarono Theo van Doesburg, Vilmos Huszár e Bart van der Leck; insieme, ridefinirono l’approccio artistico verso la realtà, superando la figurazione attraverso una rappresentazione sintetica basata sulla linea ortogonale.

Si trattò di una profonda rottura con quanto la pittura aveva sinora prodotto, persino più audace del Cubismo, che certi legami con la figurazione li aveva comunque mantenuti. Pur interessato alle forme espressive ideate da Mondriaan, van der Leck assorbì anche le influenze di van Doesburg e Huszár. Infatti, il suo fu un astrattismo che non recise completamente i legami con il figurativo, al punto che Theo van Doesburg lo criticò aspramente per questo suo rimanere nel solco della rappresentazione della realtà. Osservazioni respinte da van der Leck, il quale lasciò il gruppo di De Stijl nel 1918, affermando la sua necessità d’indipendenza creativa.

Bart van der Leck

La Kröller-Müller lo definì un artista persino più versatile e (potente) di Mondriaan, e apprezzava molto le sue innovative soluzioni di design.

Infatti, l’artista quella che sarebbe divenuta la sua mecenate il 22 febbraio 1914, ben prima della nascita di De Stijl; intendeva infatti commissionargli una vetrata artistica per la sede degli uffici della compagnia d’affari del marito, a L’Aja. L’incontro fu provvidenziale per l’artista, il quale, figlio di un imbianchino, van der Leck si formò dal 1900 fino al 1904 presso la Rijksacademie di Amsterdam, e dopo una fase giovanile ispirata all’Impressionismo, dal 1910 s’interessò alla pittura astratta, rifacendosi anche all’esperienza del Blaue Reiter di Kandinsky. La svolta, giunse appunto a seguito dell’incontro con Helene, la quale aveva conosciuta la sua pittura tramite i corsi di storia dell’arte che il critico Hendricus Petrus Bremmer dava teneva per le signore dell’alta società de L’Aja. Fu l’avvio di un sodalizio che permise all’artista di proseguire nel suo percorso in assoluta tranquillità. Infatti, la Kröller-Müller volle dare a van der Leck la libertà e la sicurezza finanziaria per svilupparsi come artista, e lo fece assumere dal marito in qualità di designer della compagnia.

Bart van der Leck

La mostra The Patron and the House-painter, intende quindi raccontare il modo in cui queste due personalità si siano reciprocamente influenzate: Helen Kröller-Müller lo fu dalle tele di van der Leck, che cambiarono il suo modo di guardare alle opere da acquistare, mentre il pittore/designer ricevé molti stimoli dalle commissioni della sua mecenate, e affinò il suo stile così come sperimentò nuove soluzioni creative.
In apertura di mostra, prima tappa del sodalizio, una sezione con le opere che la Kröller-Müller acquistò nel 1914, l’anno in cui commissionò appunto le prime opere a van der Leck. Il quale, propendeva ancora per il figurativo, anche se l’utilizzo della linea geometrica si faceva sempre più marcato, segno del clima di innovazione che si cominciava a respirare in Olanda. Riposta piena fiducia nel “suo” artista, Helene Kröller-Müller lo volle con sé in Africa, dove la compagnia del marito aveva numerosi interessi, anche minerari.

A questo proposito, la seconda sezione della mostra illustra al meglio l’attività di designer di van der Leck, esponendo i bozetti dei progetti per le abitazioni del personale, per l’arredamento degli uffici, e persino i manifesti pubblicitari della compagnia.

Opere che sono anche una testimonianza storica del colonialismo europeo in Africa, dell’introduzione di imprese commerciali su larga scala nel Continente, e dell’avvio dello sfruttamento delle sue risorse. Con l’adesione al movimento De Stijl, nel 1917, van der Leck conobbe una fase di astrattismo “radicale” che spinge all’estremo le teorie geometriche di Mondriaan – assieme al quale lavorò a Laren fra il 1916 e il 1918 -, dove la tavolozza dei colori primari è affiancata dal nero. Bart van der Leck

In questi anni guardò con attenzione anche all’astrattismo di Theo van Doesburg e Vilmos Huszár, e con quest’ultimo condivise il ritrono al figurativo. Il limite dell’esperienza di De Stijl, infatti, sta nell’essere un movimento pittorico strettamente legato alla tecnica e all’estetica, senza coinvolgimenti nelle problematiche socio-politiche dell’Europa dell’epoca, che pure, purtroppo, non mancavano.

Da qui, lo scarso seguito popolare che ebbero questi artisti, apprezzati per la maggior parte da critici e appassionati. In chiusura di mostra, un omaggio alla collezione dei coniugi Kröller-Müller, attraverso l’esposizione di opere ancora conservate negli uffici della Müller&Co a L’Aja, considerata come il loro “museo privato”.

A Otterlo è visibile una scelta di opere di van der Leck e Mondriaan, anche per suggerire più da vicino il confronto fra due artisti che per un breve periodo furono compagni di corrente.
Chiudendo il ciclo di celebrazioni dedicate al centenario della nascita di De Stijl, la mostra riporta sotto i riflettori la poetica artistica di un astrattista sui generis, in parte prestato al mondo del design, e poco noto al grande pubblico europeo.

The Patron and the House-painter
14 ottobre 2017 – 2 aprile 2018
Per info su biglietti e calendario consultare il sito del Kröller-Müller Museum 

Commenta con Facebook

leave a reply

*