Si è tenuta nei giorni scorsi a Roma la presentazione del terzo volume della collana L’arte di produrre Arte: “L’arte di produrre Arte. Competitività e innovazione nella Cultura e nel Turismo”.
Il terzo volume della collana “L’arte di produrre Arte”, oltre a fornire un’immagine della dimensione e delle dinamiche dell’Industria Culturale e Creativa (ICC) italiana in confronto con quella di altri paesi europei, indaga il comparto di tale industria legato all’innovazione nella cultura e nel turismo.
Il tema dell’innovazione, al centro di questo Rapporto – curato da Pietro Antonio Valentino ed edito da Marsilio Editori – riguarda quella prodotta dalla rivoluzione informatica e dalla diffusione del digitale che ha modificato sia le modalità di produrre e consumare cultura che il rapporto fra domanda e offerta nel settore turistico.
>> Più nello specifico, il volume fornisce indicazioni e stimoli volti a migliorare le politiche pubbliche e contribuire a rendere il nostro tessuto imprenditoriale legato alla ideazione, produzione e diffusione di contenuti culturali e creativi più solido e competitivo.
Facendo ricorso ai dati “ufficiali” si rilevano risultati meno “rosei” di quelli derivanti da molte delle indagini empiriche condotte in Italia che evidenziano comunque l’esistenza di ampi spazi non utilizzati per far crescere il settore e la sua importanza per l’economia nazionale e lo sviluppo locale.
Quali sono le ragioni che rendono il settore culturale e creativo strategico per le economie nazionali e territoriali?
La prima ragione è che in tutti i paesi l’occupazione culturale ha subito meno gli effetti della crisi. Pur se, in Italia, la domanda di cultura è diminuita meno di altre, la reazione del settore alla crisi ha messo in evidenza che è necessario innovare di più e allargare il mercato (interno ed estero) dei prodotti culturali ideati e realizzati in loco.
La seconda è ancora più importante dal punto di vista economico.
La “rivoluzione informatica” sta modificando in maniera significativa il modo di produrre “cultura” consentendo di scomporre i processi produttivi (ripartendo attività e funzioni in tre grandi fasi: pre-fabbricazione, fabbricazione e post-fabbricazione) nonché di delocalizzare quelle a minor valore aggiunto (in genere la fase di fabbricazione).
Con la scomposizione e delocalizzazione del ciclo, il mercato dei prodotti culturali e creativi si estende, assumendo una dimensione sempre più internazionale.
Per l’Italia, che già presenta un saldo positivo negli scambi internazionali, si aprirebbero grandi possibilità per gli scambi internazionali di cultural goods e di prodotti intermedi e di conseguenza si potenzierebbe la capacità del settore di creare reddito e occupazione qualificata.
L’arte di produrre Arte. Competitività e innovazione nella Cultura e nel Turismo
A cura di Pietro Antonio Valentino
Venezia, 2017 Marsilio Editori. Pgg. 307