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MACRO Asilo. I pro e i contro: Bruno Di Marino, Beatrice Bertini, Davide Dormino

MACRO via Nizza

MACRO via NizzaInchiesta fra critici e storici dell’arte, artisti, galleristi, collezionisti, operatori culturali dicono la loro sulle ultime novità e sul futuro del museo romano Macro

A rivitalizzare un fine anno che per il mondo dell’arte pareva presentarsi con gli ormai abituali toni sommessi sono giunte le deflagranti novità per la scena museale romana, annunciate con una conferenza convocata quasi in segreto il 21 dicembre dal Vicesindaco con delega alla Crescita Culturale di Roma Luca Bergamo. Il titolo? Un nuovo Macro per il sistema dell’arte contemporanea di Roma. I contenuti della conferenza e del comunicato poi emesso ve li abbiamo raccontati con la prima puntata della nostra inchiesta con la quale abbiamo raccolto una serie di opinioni di critici e storici dell’arte, artisti, galleristi, collezionisti, operatori culturali, che ha visto intervenire Duccio Trombadori, Pablo Echaurren e Massimo Mazzone. Poi sono intervenuti Barbara Martusciello, Antonio Martino e Bruno Ceccobelli: ecco il terzo step, ma tenete d’occhio gli articoli dei prossimi giorni…

Bruno Di Marino
Bruno Di Marino

Bruno Di Marino – Docente di mass media e curatore

Ho conosciuto Giorgio De Finis, sono stato al Maam e apprezzo il suo lavoro ma credo che vada contestualizzato, proprio perché lui lavora sul versante di un’arte che si intreccia con il sociale. Temo che la sua visione, applicata a un museo come il Macro, possa non dare i frutti sperati. Sulla carta la parola “laboratorio” affascina e aprirla a tutti, anche agli artisti non consacrati dal sistema, assume un’aura di democraticità, tuttavia il compito di un curatore è quello di selezionare, di assumersi responsabilità, di fare scelte di campo.
La nomina di De Finis rappresenta una scelta di “rottura” nel senso che, anche politicamente, si vuole mandare un segnale, smuovere le acque, permettere a chi non è “funzionale” al mercato e al circuito chiuso composto da critici, galleristi e collezionisti, di esporre in spazi istituzionali. Ma tra il MoMA e Via Margutta (la battuta non è mia) c’è una via di mezzo e secondo me è sbagliato pensare che il Macro debba diventare un Maam in pieno centro. Sono due luoghi che devono mantenere la loro identità, distinta e separata.

Beatrice Bertini
Beatrice Bertini

Beatrice Bertini – Gallerista Ex-Elettrofonica Roma

In un mondo ipotetico dell’irrealtà sarebbe bellissimo che una città come Roma avesse uno spazio di libertà rivolto agli artisti e all’artisticità, con studi aperti e spazi di condivisione. Sarebbe stato bello se questo fosse potuto avvenire senza la cancellazione del MACRO come museo. In un mondo reale, faticosamente conquistato negli anni, Roma aveva un museo di arte contemporanea, concepito male, ma che zoppicando cercava di somigliare ad un’istituzione museale.
Sarebbe stato bello se fossero riusciti a concepire una Kunsthalle su modello tedesco o svizzero in cui un compromesso tra territorialità e internazionalità potesse convivere.
Quello proposto negli ultimi giorni sancisce lo smantellamento di tutto ciò che fin ora era stato fatto, la vittoria dell’artisticità sul metodo e sul sistema. Ora non credo che l’arte possa aderire in pieno ai criteri scientifici e quindi non possa darsi delle regole che valgono in assoluto, ma credo che attenersi a delle norme universalmente riconosciute avrebbe potuto aiutare Roma ad uscire dal suo isolamento cronico rispetto al dibattito sull’arte contemporanea che per sua vocazione è sempre internazionale.
Ma al governo della città piace l’asilo, e forse questo sostantivo interpreta bene il livello di analfabetismo riguardo al sistema e al dibattito culturale legato all’arte contemporanea.

Davide Dormino
Davide Dormino

Davide Dormino – Artista

La nomina di Giorgio de Finis alla direzione artistica del progetto Macro Asilo a me piace molto. In questi anni abbiamo visto il Macro fare delle piccole evoluzioni che non l’hanno mai reso un museo degno e fiero di esserlo, i motivi li conosciamo tutti, proprio tutti. Ogni tanto bisogna avere il coraggio di ribaltare il tavolo dove si mangia, anche se apparentemente ben apparecchiato.
Mi piace immaginare il Museo come ce lo ha raccontato Giorgio de Finis, un luogo vivo, diverso da tutto, che sia in grado di incuriosire, coinvolgere e indagare tutta la città. D’altro canto nel mondo c’è spazio per tutti figuriamoci nel Macro Asilo. Ora tocca a noi tutti, perché come dice Pablo Echaurren: L’Arte non va contemplata. L’Arte va adoperata, impugnata, scagliata.

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