Si è spento nella notte a Roma il filosofo contemporaneo Mario Perniola. Ha dedicato tutta la sua vita all’estetica e alla cultura del post moderno. Aveva 76 anni. È stato un teorico dell’arte contemporanea. Ordinario di estetica all’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, dirigeva il Centro di Studio e di Documentazione “Linguaggio e pensiero” presso la stessa università e la rivista di studi culturali e di estetica Agalma che ha iniziato le pubblicazioni nel 2000.
In ‘L’arte espansa’ (Mimesis 2015) teorizzava l’ampliamento dei confini dell’arte. Qualunque cosa può essere trasformata in “arte”, consapevolmente o meno, sempre se ci sia la giusta autorevolezza nel farlo, come nel caso degli objet trouvé di Marcel Duchamp.
Grande il suo interesse per i mezzi di comunicazione di massa fin dal 1968. Tra i suoi ultimi interventi quelli dedicati ai social network: «Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom di anziani che si sono iscritti a Facebook, il loro numero cresce esponenzialmente e quindi, come dire, è abbastanza naturale che il tema della morte sia diventato più presente, più diffuso. A questa considerazione si aggiunge la possibilità che Facebook offra di trasformare gli account dei morti in memoriali a loro dedicati, con il pericolo che si trasformi in un cimitero ecumenico e globale» (tratto da un’intervista a l’Espresso del 2016)
Tra i suoi libri si ricordano testi di estetica e di critica radicale come «Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura», «Transiti. Come si va dallo stesso allo stesso», «Del sentire», «Il sex appeal dell’inorganico», «Disgusti. Nuove tendenze estetiche», «I situazionisti», «L’arte e la sua ombra», «Contro la comunicazione», «L’arte espansa», e l’autobiografico «Del terrorismo come una delle belle arti». Ha inoltre dedicato alcuni volumi alla storia dell’estetica contemporanea, tra cui il recentissimo «Estetica italiana contemporanea».