Luca Di Maggio, milanese, classe 1977, studio e abitazione nei pressi dell’Arco della Pace, autodidatta in arte con studi di giurisprudenza non terminati, professioni varie per viaggiare, dipingere, oltre che sui muri, prevalentemente su carta e cartone, spesso recuperati, riciclati e interpretati. Il disfacimento corporale umano che diventa linguistica materica. Schizzi, approcci, pensieri che scappano, tecniche e formati diversi creano un coerente, gradevole, ordine.
Una grande vetrata illumina lo spazio funzionale all’abitare e al dipingere. Mensole e cucina fatte di legni gialli scesi dai ponteggi di un cantiere. Una scala in legno porta al soppalco. Sui muri disegni di grande formato, qualche carta su tela incorniciata e progetti in corso. Un mondo, il suo.
La bicicletta, passione fortemente individuale, tra referenza e complicità, è disegnata in movimento, pensata in anni passati quando lo sport era talento e antagonismo, rispetto e audacia, muscoli, resistenza, potenza e sudore. Tra Coppi e Bartali, i numeri cuciti a mano sulle magliette e i cappellini umidi, cose ora decadenti.
Questo, Di Maggio regala a noi tra i muri di zona Garibaldi e Paolo Sarpi: biciclette colorate, essenziali, ridotte al telaio, grandi ruote in movimento col corridore schiacciato al manubrio, forse in discesa per prendere velocità o prossimo al colpo di reni per vincere la volata. Geometrie, triangoli, architetture. Con equilibrio, di equilibro.
Gli uomini sono giovani in posa, raccontano il carattere, il profilo e attraverso i segni la personalità, visi a tratti cedenti ma con l’animo vivo, lineamenti graziati, rotondeggianti, a tratti sornioni. Figure irreali, marinai grotteschi, eleganti boxeur, mangiafuoco, giocolieri, fumatori di oppio, robusti canoisti o atleti di discipline mai esistite, ai bordi di una normalità che annoia, figure reali e stravaganti delle quali puoi immaginare il timbro della voce. Racconti diretti, intensi, evocano un passato remoto che aspira al futuro. Pittura sporca, essenziale, incisiva, dinamica.
I paesaggi sono la sua nuova frontiera di ricerca: un diario di viaggio, una registrazione di suggestioni, incontri con la natura, panoramiche e vedute, tetti, boschi e città, momenti istantanei colti sul passo. Tematiche di contenuto. Impulsività. Spirito. Nel contesto dell’arte italiana, dove langue un sistema affine al linguaggio della pittura, Di Maggio rivendica la libertà perduta della creazione artistica che è, per sua natura istintiva, diversamente non è. Luca Di Maggio parteciperà alla prossima edizione della Milano Sanremo e conta proprio di vincerla.
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