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Giotto sopravvissuto. A Firenze la Maestà scampata all’attentato del 1993

La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone, particolare) La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone, particolare)
La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone, particolare)
La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone, particolare)

La Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto, proveniente dal Museo della chiesa di Santo Stefano al Ponte, danneggiato a sua volta dalla strage mafiosa di via dei Georgofili, è ora visibile al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze

Era stata già manomessa nel primo Settecento per adattarla agli arredi della chiesa di San Giorgio alla Costa, allora in ristrutturazione; poi nel ‘900 fu trasferita al Museo Diocesano della chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, danneggiato a sua volta dalla strage mafiosa del 1993 e chiuso al pubblico per motivi di adeguamento alle normative museali. Sono trascorsi 25 anni dall’attentato di via dei Georgofili che l’aveva danneggiata, e di cui sono ancora visibili le lesioni causate da una scheggia nella veste dell’angelo a sinistra: ma ora per la Madonna di San Giorgio alla Costa, capolavoro di Giotto ritenuto per lungo tempo perduto ma dagli anni 1930 identificato da alcuni studiosi come la Madonna col Bambino menzionata dal Ghiberti e dal Vasari, si apre una nuova era. Per rendere fruibile il capolavoro, uno dei dipinti più emblematici del rinnovamento del linguaggio artistico attuato da Giotto sul finire del XIII secolo, il cardinale Giuseppe Betori ha chiesto infatti all’Opera di Santa Maria del Fiore la disponibilità a ospitare la tavola nel Museo dell’Opera del Duomo, visitato annualmente da 750 mila persone provenienti da tutto il mondo.

La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone)
La Madonna di San Giorgio alla Costa, di Giotto (foto Antonio Quattrone)

Se la critica è concorde nell’assegnare quest’opera alla prima maturità di Giotto, permangono divergenze sulla datazione, che la maggior parte dei critici però individua intorno al 1295, per lo stile posteriore a quello degli affreschi della Basilica Superiore di Assisi: “questa ipotesi – spiega Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo – avvicina la tavola agli anni di progettazione e di avvio dei lavori della Cattedrale di Firenze, tra il 1294 e il 1296, anch’essa dedicata a Maria. Sia la forma gotica dello schienale del trono che l’utilizzo di inserti musivi e modanature di marmo rosa rientrano nel lessico decorativo elaborato da Arnolfo di Cambio, il primo architetto della cattedrale. Un confronto, che la collocazione del dipinto nello spazio del museo denominato ‘Belvedere’, da cui si vede la ricostruzione della facciata arnolfiana, vuole suggerire”. “La Madonna di Giotto, già offesa dall’attentato di via de’ Georgofili, rischiava di rimanere pressoché inaccessibile, racchiusa in un deposito – ha commentato il cardinale Betori -. Di qui la decisione dell’Arcidiocesi di cercare una collocazione che permetta a tutti di poter ammirare quest’opera giovanile di Giotto e di riconoscere in essa una significativa espressione della fede di questa città verso la fine del XIII secolo”.

http://www.operaduomo.firenze.it/

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