RENATO GUTTUSO, fra prassi artistica e impegno politico: alla GAM di Torino la sua arte rivoluzionaria per il cinquantenario del ‘68, dal 23 febbraio al 24 giugno 2018
“Per noi l’arte non può essere antiumana, nel nostro presente, anzi, cerchiamo di cogliere i fermenti opposti a tanto rassegnato pragmatismo”. Renato Guttuso
Se la pittura è da sempre anche un atto di presa di coscienza sulla realtà, Guttuso ha fatto di essa lo strumento principale di un’arte militante, di una prassi artistica sempre frutto di un gesto di elevata tensione non solo estetica, ma anche politica, che innerva tutte le sue opere.
Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, “RENATO GUTTUSO. L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68” alla Galleria d’Arte Moderna di Torino approfondisce proprio questo aspetto dell’ampia produzione dell’autore: la tensione a una volontà e un impegno politico e civile che anima molti dei suoi dipinti dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta. In dialogo con essi però troviamo anche con un’ampia antologia di dipinti di differente soggetto, da ritratti e autoritratti, a paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno, scene di conversazione: tutto infatti appartiene in realtà a un medesimo sforzo corpo a corpo costante con il reale, un confronto serrato con la sua stabilità e mobilità ontologica.
Nell’afferrare tali realtà, e comprenderla con le pennellate c’è già, da parte di Guttuso, uno sforzo morale di confronto, interrogazione e comprensione profonda della realtà circostante, dalla sfera della privata quotidianità di piccoli oggetti, vedute, momenti, a quella più ampia della società a cui essa inevitabilmente appartiene ed è interrelata.
Guttuso è stato, a partire dagli anni della fronda antifascista e tanto più nel secondo dopoguerra, un artista che si era sempre dedicato con perseveranza a ricercare una saldatura tra impegno politico e sociale ed esperienza creativa, nella ferma convinzione che l’arte, nella sua capacità comunicativa, possa e debba svolgere anche una funzione civile, morale ed educativa.
Da ciò la fede in un Neorealismo che ritorni a una figuratività del reale, restituito però con colori violenti, tensioni espressive che offrono il mondo esterno nella dinamicità del suo divenire, ma anche in una capacità di riflessione e azione su esso da stimolare. L’esercizio d’osservazione e rappresentazione stesso diventa così modello civile e morale per un approccio alla realtà sociale e umana più critico e attento. Non a caso, Renato Guttuso prende parte tra il 1946 e il 1950 al Fronte Nuovo delle Arti (già dal nome evidente la dimensione militante) volto verso il modello del cubismo dalla fascinazione per Picasso, che è però in realtà il Picasso soprattutto di Guernica: l’interesse è infatti quello di adattare la libertà formale cubista alle tematiche ideologiche realiste, dando così inizio ad un ‘nuovo realismo’ capace di parlare della complessità stratificata e plurispospettica della propria contemporaneità.
Fu così che, sempre per questa volontà militante, al cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, ne 1967 Guttuso scrisse su Rinascita (rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano) un articolo intitolato proprio Avanguardie e Rivoluzione, nel quale riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo è umanesimo”.
Le opere di Gottuso si rivelano di fatto non molto lontane da quelle di un altro grande della storia dell’arte, come poteva essere stato a suo tempo Goya: dipinti in mostra come la Fucilazione in campagna del 1937, i disegni urlati e urticanti del Gott mit uns (1944) , e nel dopo guerra il nuovo stile e sentimento di reinventate epiche popolari come nella Marsigliese contadina, 1947 o Lotta di minatori francesi, 1948, fino a opere successive come i Funerali di Togliatti del 72 mostrano tutti una “trasfigurazione “della realtà che non è mai fuga dal reale, ma piuttosto accentuazione del sentimento verso di esso, che stimoli un “risveglio della ragione” dal sonno di un’ incoscienza politica, che ha generato gli odierni mostri.
A cinquant’anni dalla pubblicazione dell’articolo e nella ricorrenza del cinquantenario del ‘68, la GAM di Torino si propone dunque di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura, attraverso 60 opere che raccontano di questo peculiare impegno intellettuale di Guttuso, di questa costante presa di coscienza politica, civica e umana del reale , attuata proprio tramite la sua pratica artistica e le sue opere.
Un tema del resto quanto più attuale, soprattutto nel nostro paese, davanti all’odierno crescente sentimento di scollamento degli individui rispetto una struttura sociale/politica di riferimento e appartenenza, il che dimostra la costante attualità delle tele realizzate da Guttuso che ci parlano di un sentito impegno civile, che ci pare ormai oggi spesso lontano.
Informazioni Utili
RENATO GUTTUSO. L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68
a cura di Pier Giovanni Castagnoli
23 febbraio – 24 giugno 2018
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Magenta, 31 – 10128 Torino
tel. +39 011 4429518 – +39 011 4436907
email: gam@fondazionetorinomusei.it www.gamtorino.it
Orari di apertura: da martedì a domenica: 10.00 – 18.00, lunedì chiuso.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti: Intero 12€ Ridotto 9€
Ingresso libero Abbonamento Musei e Torino Card
info, prenotazioni e prevendita: www.ticketone.it | call center e info-line 011-0881178