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A Bologna una mostra dedicata a Zhang Dali: Meta-Morphosis

Zhang Dali- chinese-offspring

Zhang Dali 9 B - A Second HistoryMeta-Morphosis: a Bologna la prima grande antologica italiana dedicata all’artista cinese Zhang Dali. Dal 23 marzo a Palazzo Fava.

Meta-Morphosis è l’omaggio che Bologna tributa a uno dei massimi artisti cinesi contemporanei: Zhang Dali.

«Tutte le mie opere hanno una stretta relazione con la realtà che mi circonda».

Si racconta così uno dei più importanti artisti cinesi contemporanei sulla scena internazionale. Pittore, scultore, performer, fotografo, padre della graffiti art in Cina, anche se la definizione che meglio lo inquadra è quella di street artist, per la sua tendenza a istaurare tramite l’arte un dialogo con tutti gli elementi – umani ed architettonici, corporei ed incorporei – che permeano lo spazio urbano.

I lavori di Zhang Dali, esposti nelle più importanti gallerie e musei di tutto il mondo – dal MoMa di New York alla Saatchi Gallery di Londra – sono frutto di uno sguardo profondamente umano e partecipe sulla Cina contemporanea e le sue drammatiche contraddizioni, sui rapidissimi cambiamenti che la crescita esplosiva del capitalismo ha portato con sé negli ultimi trent’anni: dalle drammatiche condizioni di vita dei lavoratori ridotti alla serialità, all’urbanizzazione selvaggia che cancella la tradizione.

Meta-Morphosis è un esplicito riferimento all’essenza stessa dell’arte di Zhang Dali. La sua è un’arte che tenta di rappresentare i cambiamenti della Cina, facendone emergere le contraddizioni, i traumi e le ripercussioni che si colpiscono soprattutto gli anelli deboli della catena sociale: i lavoratori che hanno pagato il prezzo più alto della transizione al capitalismo e la popolazione investita dalla rapidità di una trasformazione che tutto sovverte e cancella a ritmi vertiginosi.

>> Nove le sezioni in cui sono raggruppate le 220 opere selezionate, tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni, che spaziano la grande produzione artistica di Zhang Dali.

L’esposizione, ospitata nelle sale di Palazzo Fava si apre con la serie di dipinti Human World, che Zhang Dali dipinge negli anni Ottanta, sul finire del periodo di studi all’Accademia Centrale di Arte e Design di Pechino: dipinti ad olio su carta in rosso, nero e bianco in cui dettagli figurativi si mescolano a una rappresentazione onirica, frutto del desidero di sperimentazione dell’artista in un’ottica di contaminazione tra arte orientale ed occidentale.

La rapidità dei cambiamenti urbanistici della Cina contemporanea, le macerie che fanno spazio alla modernità cancellando il passato sono al centro del ciclo di fotografie Dialogue and Demolition: sulle
rovine delle costruzioni abbattute dalla furia della crescita urbana Zhang Dali traccia per anni, a partire dal 1995, il profilo del suo volto, utilizzando l’arma clandestina dei graffiti appresa a Bologna. Un tracciato che, demolito, diventa finestra, rivelando il contrasto tra la Cina tradizionale e l’epoca contemporanea, e i costi della modernizzazione sul patrimonio storico e culturale.

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Pigeons, Cyanotype on Cotton, 134.5X67cm, 2014



In mostra anche il ciclo One Hundred Chinese, realizzato tra il 2001 e il 2002, documentario veritiero sulla condizione del popolo cinese nel nuovo millennio, con la rapida globalizzazione del paese: le sculture, calchi di persone reali, diventano specchio di esistenze solo apparentemente ricche e privilegiate, in realtà stritolate dai ritmi della modernizzazione.

E ancora i grandi dipinti della serie AK-47 e Slogan: nei primi la sigla del kalashnikov, simbolo universale di guerra e della violenza, compone i ritratti di uomini e donne.
Nei secondi gli ideogrammi che compongono gli slogan della Repubblica Popolare rivelano, grazie alle variazioni di scale cromatiche, le foto-segnaletiche di uomini e donne dai volti impassibili, anonimi quanto, appunto, gli slogan, appiattiti in una massa umana indistinta.

La violenza lascia spazio al silenzio e alla pace nella serie World’s Shadows, realizzata con l’antico processo fotografico della cianotipia, che disegna su tela di cotone o carta di riso delicate ombre umane, animali e vegetali; calma serafica che si ritrova nelle grandi statue antropomorfe in marmo bianco (hanbaiyu) a grandezza naturale della serie Permanence, in cui corpi di persone comuni, lavoratori, migranti sono scolpiti nel materiale delle statue degli dei e degli eroi.

La storia torna nei 100 pannelli della serie A Second History, nei quali attraverso materiali d’archivio collezionati in sette anni Zhang Dali rivela impietosamente la sistematica manipolazione delle immagini operata dal regime a fini propagandistici degli anni dal 1950 al 1980.

Zhang Dali 9 AIl percorso si chiude con la monumentale installazione Chinese Offspring, serie di sculture colate in vetroresina dei mingong, i lavoratori strappati dalle campagne per diventare parte del fagocitante meccanismo produttivo della Cina post-maoista. Una selva di sculture appese a testa in giù, a significare la mancanza di controllo che queste persone hanno sulla propria vita: una riflessione sulla presente condizione di un popolo diventato ingranaggio di una macchina sulla quale non ha controllo.

Segnaliamo inoltre che, in occasione dell’inaugurazione della mostra Meta-Morphosis, il 23 marzo Genus Bononiae e MAMbo organizzano il convegno internazionale “Contemporary art in Museums between economy and society: the role of museums for the dissemination of contemporary art in society” con l’obiettivo di indagare la relazione tra i musei e il mercato dell’arte contemporanea, ruoli e influenze.Zhang Dali- chinese-offspring

Zhang Dali, Meta–Morphosis

Bologna, Palazzo Fava (via Manzoni, 2)
dal 23 marzo al 24 giugno 2018

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