Qualche riflessione sui risultati dei candidati “culturali” dopo il voto di ieri. Nel trionfo di M5S, pesante sconfitta anche di Alberto Bonisoli, candidato al Mibact, nel collegio uninominale numero 12 di Milano
Non entriamo mai direttamente nelle questioni partitiche, come eminentemente sono dei risultati elettorali, e non lo faremo di certo nemmeno questa volta, davanti ai responsi – ancora peraltro in molti casi non del tutto definitivi – delle elezioni politiche di ieri, 4 marzo. Eppure qualche riflessione di carattere generale è possibile fin d’ora: e la prima, che diventa quasi filosofica, è che gli incarichi in materie “culturali” – passati, presenti o potenzialmente futuri – non portano bene ai candidati. Prendiamo il ruolo di Ministro per i Beni Culturali: ci si presentava all’appuntamento con le urne avendo davanti tre nomi che avrebbero – al netto di imprevedibili rivoluzioni interne – ricoperto il ruolo nei casi di affermazione del centrosinistra, del centrodestra e del Movimento 5 stelle. Parliamo di Dario Franceschini, ministro uscente e certamente riconfermato nel caso di vittoria della sua parte politica; di Vittorio Sgarbi, certo di un ruolo centrale qualora si fosse affermata la sua coalizione di riferimento; e di Alberto Bonisoli, lui apertamente candidato da Luigi Di Maio come ministro in pectore per i pentastellati.
Nessuno a tutt’oggi può sapere se le eventuali alchimie politiche metteranno o rimetteranno costoro in corsa per il Mibact: quello che invece è pressoché certo è che loro personalmente hanno riportate sonore sconfitte elettorali, nei collegi uninominali in cui erano schierati. Qualcuno, o tutti, magari, rientreranno nei giochi grazie alle quote proporzionali, ma questo è un altro discorso. Cominciamo dalla débâcle più sonora, se non altro perché riguarda il ministro attualmente in carica: ovvero Dario Franceschini, che nella sua città di Ferrara con il 29,12% si arrende pesantemente a Maura Tomasi (centrodestra) con il 39,69%. Più prevedibile la sconfitta di un altro ferrarese DOC, Vittorio Sgarbi, che nell’uninominale per la Camera ad Acerra-Pomigliano d’Arco si trovava ad affrontare nientemeno che il leader di M5s Luigi Di Maio che ha dominato il confronto con il il 63,4 per cento dei voti davanti al critico d’arte del centrodestra, fermo poco sopra il 20%. È andata pure peggio ad Alberto Bonisoli nel collegio uninominale numero 12 di Milano, visto che con il suo modesto al 13,78% è giunto terzo dietro a Bruno Tabacci, candidato del centrosinistra, che ha vinto con il 41,25%, battendo Cristina Rossello del centrodestra con il 37,03% con 47.125 voti. Gli resta la soddisfazione di essersi messo alle spalle la presidente della Camera Laura Boldrini, che si è fermata al 4,61%. Fin qui i ministri o candidati tali: ma ci sono altri ruoli “culturali” sfortunati: come quello di Andrea Marcucci, presidente Pd della Commissione Istruzione e Cultura di Palazzo Madama, che a Lucca è giunto terzo dietro a Massimo Mallegni (Forza Italia – Coalizione Centrodestra) vincitore con il 30,19% e a Sara Paglini (M5S) con il 27,17% dei voti.