Mindy Alper, un’artista da Oscar: è lei la protagonista del cortometraggio documentario vincitore dell’Oscar 2018.
Living Vincent, il primo film al mondo interamente composto da dipinti, agli Oscar è rimasto a bocca asciutta (era in lizza per miglior Film d’animazione e a perso contro Coco), ma l’arte è riuscita a farsi notare lo stesso con Heaven Is a Traffic Jam on the 405 di Frank Stiefel, che ha portato a casa l’Oscar al miglior cortometraggio documentario.
Il documentario (2016) ha come soggetto Mindy Alper, esponente dell’Outsider art, e la sua battaglia contro una malattia mentale. Mindy Alper ha studiato arte insieme alla moglie del regista e così si sono conosciuti.
Il genere artistico noto come Outsider art – concetto più esteso rispetto all’art brut – comprende l’arte creata da visionari, da malati di mente, o artisti autodidatti che lavorano isolati, ed è ora ampiamente celebrata, tanto da essere protagonista di una famosa fiera d’arte ogni anno e da costituire il cuore della Biennale 2013 di Massimo Gioni.
Ma nonostante la produzione artistica della Alper possa essere classificata come facente parte dell’ Outsider art, l’artista è venuta a conoscenza del termine solamente a seguito di una domanda riguardante il tema durante un’intervista del LA Times.
Il film porta alla luce storie inquietanti dall’infanzia dell’artista, raccontate da lei e dalla madre Barbara. Suo padre era furioso per lo stato mentale della bambina e Barbara, invece di intervenire e proteggerla, le consigliò di andare via di casa all’età di 16 anni. «Non capivo, perché ha chiesto a me di andarmene e non a lui?» ha commentato Mindy Alper. L’artista ricorda poi la sua maestra d’arte, Dorothy Cannon, la prima persona che l’aiutò ad avere stima di se stessa da bambina.
La terapia elettroconvulsivante (elettroshock) a cui è stata sottoposta nel 1994 a causa delle sue tendenze suicide ha inoltre aggravato i suoi problemi di linguaggio, portandola a passare un periodo di mutismo che è durato ben 10 anni. Il film documenta le difficoltà che Mindy ha dovuto superare per riconquistare la capacità di parlare.La pellicola culmina con la personale dell’artista alla Rosamund Felsen Gallery a Los Angeles, nel 2013. Felsen, che lavora anche con Joan Jonas e con il patrimonio del celebre artista Outsider Morton Barlett, rivela che Mindy Alper è molto pignola riguardo la carta di giornale da usare per le sue sculture di carta pesta. «Non le piace quella del La Times, preferisce il Wall Street Journal e il New York Times», spiega la Felsen.
Il pezzo centrale di questa personale è una scultura in grande scala del suo dottore, «la persona che è sempre stata dalla mia parte», dichiara la Alper. La galleria, che opera dal 1978, ha chiuso i suoi spazi fisici nel 2016 e ora è attiva solamente online.