E’ stato Emilia Romagna Teatro, nell’ambito delle celebrazioni del suo quarantennale di attività, a scegliere il moscovita Konstantin Bogomolov per firmare un nuovo allestimento di “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij. Lo spettacolo, il cui testo è stato tradotto da Emanuela Guercetti, ha debuttato al Teatro Storchi di Modena ed in questi giorni è al Teatro della Corte di Genova.
Il quarantenne Konstantin Bogomolov, figlio del critico cinematografico Yuri Alexandrovich Bogomolov, regista dallo stile irriverente, provocatorio e spiazzante, è tra le voci più lucide ed originali della sua patria. E con questo spettacolo non è la prima volta che si cimenta in adattamenti su testi di Dostoevskij, infatti i suoi lavori precedenti sono “I fratelli Karamazov” e “L’idiota”.
Nella sua versione di “DELITTO E CASTIGO”, Bogomolov parte diretto senza la preoccupazione di un eventuale giudizio, inserendo la vicenda raccontata da Dostoevskij in un salotto stile anni Sessanta, dove sono presenti un grosso divano giallo, due poltrone di lato, tre schermi televisivi alle spalle, un grande comò in fondo a destra. I personaggi vengono totalmente stravolti e lo spettatore è costretto ad abbandonare da subito l’immaginario oscuro della San Pietroburgo del romanzo. Il protagonista non è più un giovane intellettuale incapace di adeguarsi alle regole imposte dalla società russa ottocentesca, bensì un pesante immigrato africano, indolente e privo di qualsiasi ideologia, che si macchia dell’assassinio di una donna bianca e di sua figlia.
Naturalmente sono nere anche la sorella e la mamma di Raskol’nikov che entrano in scena sulle note di Booomba, un classico dei villaggi vacanze, con indosso sgargianti abiti africani. Sonja è, anche qui, una prostituta che cerca di persuadere il protagonista a convertirsi al cristianesimo, mentre il poliziotto è presentato come un pederasta mellifluo capace di chiudere un occhio coi delinquenti basta assecondino i suoi piaceri.
Abbondano infatti i riferimenti pornografici in un’atmosfera da Pulp Fiction che tende anche ai modelli caratteristici delle sitcom americane, in cui tutta l’azione si concentra attorno al divano. Il pubblico in sala borbotta, è sconcertato, si sentono vocii che rilevano: “Ma cos’è questa roba, dov’è Dostoevskij?” soprattutto nelle svariate scene di sessualità violenta indubbiamente gratuita dal punto di vista narrativo. Troppe le simulazioni di fellatio che infastidiscono e distraggono dalla drammaturgia.
Resta fermo il senso del testo di Dostoevskij e cioè se sia giusto o meno uccidere quando la vittima è una persona squallida e abietta come un’usuraia, e di conseguenza, se in tal caso, siano necessari il castigo e la pena. Da questo assunto si struttura il lavoro di Bogomolov sul romanzo del grande autore russo.
Il cast è tutto italiano: Leonardo Lidi nei panni di Raskol’nikov, Paolo Musio in quelli del pubblico ministero Porfirij Petrovič, e poi Anna Amadori (Pulheria Raskolnikova), Margherita Laterza (Dunya Raskolnikova), Marco Cacciola (Nikolka), Diana Höbel (Alena Ivanovna e Sonya Marmeladova), Renata Palminiello (Svidrigailov) e Enzo Vetrano (Lizaveta, Marmeladov).
Lo spettacolo che ha la durata di 2 ore senza alcun intervallo è in scena al Teatro della Corte a Genova da martedì 6 a domenica 11 marzo. Dal martedì al sabato alle ore 20.30. Domenica ore 16. La recita del giovedì inizia alle 19.30.