Dopo due anni di calo, il mercato globale dell’arte nel 2017 è tornato a crescere, raggiungendo la stima complessiva di 63,7 miliardi di dollari, con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. È questo il dato principale che emerge dalla seconda edizione del report di Art Basel e UBS, firmato dalla fondatrice di Arts Economics, Clare McAndrew. Nel 2017 le vendite dirette sono cresciute del 4%, raggiungendo un valore di 33,7 miliardi di dollari (53% del mercato) mentre le aste sono cresciute del 27%, arrivando a 28,5 miliardi, pari al 47%. Il mercato principale tornano a essere gli Stati Uniti, con la Cina che sorpassa di poco il Regno Unito al secondo posto. Insieme i tre Paesi detengono l’83% del valore del mercato nel 2017, con una crescita annua del 2%. Particolarmente dinamico il mercato asiatico, che, sebbene al momento resti indietro rispetto a Stati Uniti ed Europa, gli analisti indicano come destinato a “crescita nel breve periodo
A guardare più in profondità i dati del rapporto, però, si scoprono alcune dinamiche particolari: le vendite dirette con cifre fino a 500mila dollari sono calate del 4%, e si tratta del secondo anno di calo consecutivo, mentre la crescita maggiore si è registrata tra i prezzi più alti, dai 50 milioni di dollari in su. La sensazione, quindi, è quella di un mercato sempre più polarizzato verso l’alto, che tende a ridurre lo spazio di manovra per molti potenziali acquirenti, trainato però a livello di dati complessivi, da una minoranza di “over the top”, come si sarebbe detto nel mondo dell’economia digitale. In un sistema di riferimento non specifico questo tipo di elemento verrebbe automaticamente letto come un indebolimento del movimento complessivo, ma nel mercato dell’arte, per sua natura così particolare, questa interpretazione può non essere così scontata.
La stessa tendenza di una crescita solo nelle fasce più alte, dai 10 milioni di dollari in su, si è riscontrata anche nelle aste, nelle quali la parte principale continua a giocarla l’arte contemporanea (considerata dal Dopoguerra), con vendite battute nel 2017 per 6,2 miliardi di dollari. Anche in questo settore del mercato, però, a modificare gli scenari sono alcuni casi singoli ed esemplari: la vendita da Christie’s del “Salvator Mundi” di Leonardo da Vinci per 450 milioni di dollari ha, da sola, determinato per il settore degli antichi maestri europei un dato annuale complessivo di crescita del 64% annuo: senza di essa le vendite avrebbero invece fatto segnare un -11%.
“Dopo due anni di incertezza – ha notato anche Clare McAndrew, autrice del rapporto – il mercato dell’arte ha preso una svolta nel 2017 con un ritorno alla crescita in tutti gli ambiti, ma questi guadagni vengono principalmente dalla parte top e al di fuori di questo segmento le performance non sono state positive, con molte attività sotto pressione. La differenza di risultati è una fonte di preoccupazione, soprattutto perché la maggior parte dell’occupazione e degli investimenti minori si trovano nelle moltissime imprese che non fanno parte del segmento top. Per massimizzare l’impatto economico, il mercato deve funzionare bene a tutti i livelli”.
Segnali contrastanti, se non vogliamo dire vere e proprie ombre, arrivano anche, in base al rapporto di Art Basel e UBS, dalle gallerie d’arte: nel 2017 sono state più le chiusure che le nuove aperture, ma la tendenza al calo del numero delle gallerie segue una tendenza decennale in questo senso. Tanto che colpisce come il numero delle nuove gallerie aperte nel 2017 sia dell’87% inferiore rispetto al 2007. Anche da queste evidenze è possibile quindi immaginare una sempre più forte polarizzazione del mondo delle gallerie, con i Big a giocare la propria partita ancora più in grande e le realtà medio piccole spesso costrette alla chiusura.
In questo scenario va registrata la crescita dell’online, che ha raggiunto il suo record di 5,4 miliardi di dollari, pari all’8% del mercato complessivo, con una crescita negli ultimi cinque anno del 72%. Secondo il rapporto, “le vendite online hanno rappresentato un metodo decisivo per raggiungere nuovi compratori, che nel 2017 sono stati il 45% del totale. Tendenza simile anche per le aste, dove gli acquisti fatti online hanno raggiunto il 40% in media. Positivi anche i numeri delle fiere, sempre più centrali nello sviluppo del mercato, le cui vendite complessive lo scorso anno hanno fatto registrare una crescita del 17% rispetto al 2016.