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Pinault ha evaso 2,5 miliardi di euro di tasse? Bomba lanciata dalla stampa francese

Francois Pinault Francois Pinault
Francois Pinault
Francois Pinault

Secondo le indiscrezioni del sito di informazione Mediapart il gigante francese del lusso Kering, di proprietà della famiglia Pinault, avrebbe centralizzato le vendite in Svizzera, con aliquote molto più convenienti

La grandeur francese, è quasi un luogo comune, non ha limiti: e anche in materia di cronaca economico-finanziaria dall’altra parte delle Alpi vogliono fare le cose in grande. Per questo nella giornata odierna non bastava la bomba del fermo di Nicolas Sarkozy per presunti finanziamenti illeciti da parte della Libia: e infatti ne arriva subito un’altra, altrettanto dirompente per personaggi coinvolti e cifre in ballo. Stando a quanto riportato dal sito di informazione Mediapart, e ripreso da altri organi transalpini, il gigante francese del lusso Kering, di proprietà della famiglia Pinault, sarebbe sotto indagine per l’evasione di 2,5 miliardi di euro di tasse. “Le système Pinault: une évasion à 2,5 milliards d’euros”: questo il titolo – che non lascia molto spazio alle interpretazioni – dell’articolo del sito, creato nel 2007 da Edwy Plenel, uno dei più noti giornalisti investigativi francesi, con un passato da caporedattore di Le Monde, e quindi molto seguito in patria.

Palazzo Grassi
Palazzo Grassi

Se le indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe del più grande caso di presunta evasione fiscale portato alla luce per una società francese. E l’affaire coinvolgerebbe molto anche l’Italia: non soltanto perché com’è stranoto Pinault, celebre collezionista e azionista di maggioranza di Christie’s, una delle due case d’asta più importanti al mondo, è personaggio di primissimo piano del mondo artistico e culturale tricolore, proprietario di due giganti veneziani come Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Ma anche perché l’operazione di verifica finanziaria riguarderebbe direttamente anche Gucci, uno dei maggiori brand del gruppo Kering, oggetto di inchiesta della Guardia di Finanza fin dal novembre scorso, sempre stando alle informazioni di Mediapart. La notizia è rimbalzata anche su Le Monde, secondo cui – sempre citando Mediapart – Kering avrebbe “risparmiato circa 2 miliardi di euro di tasse dal 2009, tra cui 1,4 miliardi per Gucci e 180 milioni per Saint Laurent. Se torniamo indietro al 2002, la cifra raggiunge i 2,5 miliardi. Per la maggior parte a discapito dell’Italia, ma anche della Francia e del Regno Unito“.

Punta della Dogana
Punta della Dogana

Complicato in questa sede ricostruire la ragnatela finanziaria sulla base della quale si sarebbe compiuta l’evasione: ovvero tramite l’attività di Luxury Goods International (LGI), piattaforma logistica del gruppo Kering con sede in Svizzera. Secondo Mediapart il gruppo francese, dopo l’acquisizione di Gucci nel 1999, avrebbe stretto un accordo fiscale con il canton Ticino che limiterebbe l’aliquota dell’imposta sulle società all’8%, e poi “affidato a LGI la fatturazione di Bottega Veneta, Stella McCartney, Alexander Mcqueen, Saint Laurent e Balenciaga”. Kering si difende, e a Le Monde puntualizza che “questo modello operativo è noto alle autorità fiscali francesi e ad altre autorità fiscali competenti“.

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