A Milano, la casa d’asta Il Ponte inaugura il nuovo dipartimento dedicato esclusivamente alla fotografia con la sua prima asta il 17 aprile. Intervista a Silvia Berselli, l’esperta della maison, che ci racconta l’asta in arrivo
La fotografia è un settore del collezionismo che sta crescendo. Forse fa gioco anche la maggior accessibilità dei prezzi, dovuta al medium stesso e alla sua “riproducibilità”. Non c’è da stupirsi infatti che molti neo-collezionisti -o chi possieda risorse economiche limitate- si appassioni con maggior facilità alle opere di questo settore. Molti iniziano il loro viaggio nel collezionismo proprio dalla fotografia o dal Design.
Chi decide di acquistare una fotografia in primo luogo sarà mosso dalle emozioni che gli suscita, dal gusto, dalle numerose possibilità di riflessione e, perché no, anche dall’aspetto tecnico. Ma chi si approccia a questo settore con un occhio all’investimento, non può farsi guidare solamente dal cuore.
A livello internazionale si è riscontrato grande interesse nei confronti della fotografia. Parigi è una piazza dove si vendono grandi nomi. Nel novembre dello scorso anno “Noire et Blanche”, del 1926, di Man Ray è stata venduta a €2,688,750, realizzando il nuovo record d’asta per una fotografia dell’artista. Anche a livello fieristico, nella Ville Lumière si tiene ogni anni Paris Photo. A New York, sempre nel 2017, la casa d’asta Phillips -che si sta specializzando sempre più in questo settore – ha organizzato un’asta tematica di 120 fotografie di Henri Cartier-Bresson che hanno raddoppiato le stime a $2,044,125. Le foto provenivano dalla collezione personale di Peter Fetterman, l’ultimo gallerista/mercante di Cartier-Bresson, che ha lavorato con lui dal 1990 fino al 2004 (anno della morte). “Hyères” (del 1932) è un esempio di come il prezzo di una fotografia possa salire vertiginosamente: da una stima di 12-18 mila dollari è salita fino a una aggiudicazione di ben 100.000 $.
In Italia, in particolare a Milano, nella casa d’asta Il Ponte è nato da un anno il nuovo dipartimento dedicato esclusivamente alla fotografia e la prima asta si terrà il prossimo 17 aprile. Il Ponte inoltre non è l’unica maison che ha inaugurato in tempi recenti aste tematiche dedicate a questo settore.
Abbiamo incontrato Silvia Berselli -responsabile del dipartimento di Fotografia presso Il Ponte. Come come mai la maison ha aperto un dipartimento ad hoc? Che cosa ci può raccontare sulla “piazza di Milano”? Si sta ritagliando un ruolo anche a livello non solo nazionale per il settore, magari anche grazie all’attenzione suscitata dalla fiera specializzata Mia Art Fair?
Milano è in Italia la città più vivace per la fotografia, certo non dobbiamo nasconderci che in Italia il collezionismo fotografico non è certo così consolidato come in altri Paesi. L’idea di aprire un dipartimento esclusivo è nata per dare sempre più servizi ai nostri clienti, quindi affiancare un nuovo reparto a quelli che già ci sono e sono numerosi. Oggi le case d’asta puntano sui settori che di solito vendono più, come i gioielli e l’arte moderna e contemporanea. Il Ponte però sta cercando, con la sua politica di apertura di nuovi dipartimenti, di offrire ai clienti un’ampia possibilità di trovare oggetti seguiti da specialisti. La fotografia prima poteva essere posizionata in altri settori, ad esempio quella contemporanea andava nei cataloghi di “arte moderna e contemporanea”, mentre se la fotografia era storica finiva nelle aste dei libri. L’idea è quella di dare un indirizzo specifico, poter proporre cataloghi tematici esclusivamente di fotografia, anche per facilitare il cliente. Per quel che riguarda Mia Art Fair, trovo straordinaria la quantità di pubblico assetato di fotografia che attira. È un pubblico che ha voglia di vederla, di confrontare autori, che fa file lunghissime per entrare in fiera in un periodo in cui le fiere cercano di strapparsi pubblico l’una con l’altra. Questo, a mio parere, è un dato importantissimo: anche una fiera commerciale può aver portato ad accendere i riflettori su questo settore. Posso affermare che i tempi sono maturi. Sta cambiando il modo di collezionare. Di comprare, di decorare casa. Ormai stanno sparendo i dipinti religiosi e i crocifissi.
Perché comprare una fotografia?
La fotografia ha un vantaggio rispetto all’arte moderna e contemporanea. Permette di comprare pezzi di autori storici importanti a prezzi più interessanti. Inoltre è un settore che non ha ancora un dialogo con le persone. Spesso l’arte concettuale o l’arte minimal hanno perso un po’ di contatto con la realtà. Un autore come Luigi Ghirri piace a tutti. Al raffinato collezionista americano come alla signora che va a vedere le mostre ma che non è un’addetta ai lavori. Perché questi sono artisti che parlano a tutti. La fotografia ha la capacità di parlare a un pubblico ampio. Ha mantenuto quel linguaggio con la gente del proprio tempo che a volte l’arte contemporanea non riesce più ad avere. È più comunicativa, più calda. Non tutti i fotografi sono grandi artisti, ma anche all’interno della fotografia c’è il fotografo importante che passerà alla storia, capace di comunicare emozioni e sensazioni e di essere testimone del proprio tempo. Che non vuol dire fare fotografie facili.
E da un punto di vista dell’investimento e del mercato?
La qualità è quello che conta. E la qualità si ottiene con la selezione. Questo è vero per ogni settore, ma a maggior ragione per la fotografia dove c’è una produzione enorme a livello numerico e di fotografi attivi. La selezione va fatta sulla storicità e sull’importanza del lavoro, la casa d’aste deve vendere delle opere d’arte. Altrimenti ci sono altri canali: la funzione della casa d’aste è proprio quella di fare una selezione a monte. Si propone un catalogo con opere di qualità storicizzate, che se si decidesse di separarsene, si possono rivendere.
Quindi selezione come sinonimo di qualità e garanzia.
E’ importante valutare bene dove si compra, sia che si tratti di gallerie che di case d’asta. Opere comprate magari anche dieci o venti anni fa in gallerie di qualità oggi si rivendono benissimo. Perché hanno un buon pedigree e perché all’epoca quella galleria aveva visto giusto su un certo autore o su un certo periodo. Quindi le case d’asta e le gallerie serie sono una garanzia. Perché la galleria che ha lavorato seriamente, che ha cercato autori, che li ha sostenuti e li ha promossi, spesso a lungo termine ha portato i risultati. E questo lo riscontriamo noi case d’aste quando vendiamo.
Distinguiamo tra chi compra seguendo il cuore e chi compra con un occhio all’investimento: quest’ultimo, a cosa deve guardare?
Il mercato degli autori italiani è tutto da riscoprire e da rivalutare. La fotografia italiana storica, a parte pochi nomi, si compra oggi con pochi spiccioli. Mentre oggi si può comprare un Ansel Adams a Roma, Parigi, New York e i valori sono quelli, sulla fotografia italiana si possono ancora trovare autori che sono sottovalutati proprio perché non sono ancora entrati in un mercato internazionale. La nostra arte del Novecento è ai primi posti nelle aste internazionali, tant’è che si fanno le Italian Sale a Londra, proprio perché è l’arte italiana del Novecento, insieme a quella americana, ad aver “fatto il Novecento”! Al contrario i fotografi italiani non sono apprezzati allo stesso modo, nonostante non fossero isolati, si muovevano nello stesso ambito culturale degli artisti del Novecento. Ma sono rimasti ai margini, perché usavano un mezzo che ha sempre lasciato un po’ in disparte. Noi italiani abbiamo un background culturale così antico, dagli affreschi di Pompei al Rinascimento solo per fare due esempi, mentre la fotografia è arrivata all’ultimo momento, è un’arte meccanica. E non ha mai affascinato. Al contrario degli Stati Uniti. Per loro è l’arte nazionale! Non avendo un bagagliaio di arte, scultura e architettura come il nostro, quando è arrivata la fotografia l’hanno accolta a braccia aperte. Per gli americani è stato un mezzo di espressione e di comunicazione. A livello qualitativo anche la fotografia italiana del Novecento è di alto livello, ma non è stata seguita. Quando si faranno le Italian Sale di Fotografia a Londra sarò molto contenta! Perché in quegli anni i fotografi vivevano con gli artisti, a stretto contatto, frequentavano gli stessi ambienti soprattutto negli anni ’50, ‘60 e ‘70, che sono anni straordinari di ricerca.
A proposito di investimento. Come si valuta una fotografia? Cosa fa il prezzo?
Lo fa chi compra. Il mercato non lo fa la galleria o la casa d’aste. Lo fa chi compra, chi decide che oggi per una determinata fotografia è disposto a spendere una determinata cifra.
Quindi è la domanda che fa il prezzo?
Sì
La firma, la tiratura influiscono? Come cambia il prezzo per una fotografia vintage?
Innanzitutto dipende dal tipo di autore e dal tipo di mercato. Il vintage è la stampa coeva stampata dall’autore con un margine di tre o quattro anni dal negativo. È una garanzia di rarità oltre che di qualità. Anche per la tipologia della carta perché a un negativo creato in quegli anni poi rispondeva un certo tipo di resa di carta creata in quel periodo. Fino agli anni Novanta le tirature non si facevano. Tina Modotti, Ansel Adams, Man Ray non le facevano. Quindi le fotografie vintage valgono così tanto perché il mercato sa che sono rare. Inoltre anche gli autori che hanno prodotto pochissimo hanno valori molto più alti rispetto ad autori che hanno prodotto tantissimo, come nella produzione artistica però. Vede nessuno si chiede quanti De Chirico o Boetti ci siano in circolazione, le fotografie vintage venivano stampate in massimo uno o due copie, nessun fotografo prima degli anni Ottanta ha mai riempito i cassetti di stampe con l’idea di venderle. Per questo il vintage resta una garanzia di qualià e di rarità. Infatti all’interno della produzione di un medisimo autore il vinatge costa 100 e la stampa successiva 5. Un punto su cui fare molta attenzione e non comprare mai fotografie stampate dopo la morte dell’autore, possono infatti avere solo un valore documentale o di arredo.
Non c’è mai differenza di prezzo tra numeri della stessa tiratura?
No.
La fotografia ormai è considerata una forma d’arte. Esiste ancora una differenza tra fotografo e artista?
Non considerare la fotografia come una forma d’arte è una cosa molto italiana, un po’ provinciale. È una questione di approccio. E in Italia siamo molto indietro. Il cliente tipo da Il Ponte è giovane, sui trenta o quaranta anni. Vive tra Londra, Parigi, New York e lavora nella finanza. È abituato a viaggiare e ha un ampio portafogli. La fotografia permette anche di comprare di più rispetto all’arte del Novecento. Se ci si appassiona a un autore si può cercare tutti i suoi lavori e trovarne molti. Mentre con l’arte è più difficile, perché i prezzi sono differenti. Molto più alti.
Qual è la forbice di prezzi della vostra asta?
Da 200-300 euro, fino ai 20 mila euro del top lot che è il lavoro di Tracey Emin & Sarah Lucas “From Army to Armani” del 1993, una stampa fotografica a colori e due bottiglie di champagne datate e recanti le firme delle autrici. È un’opera unica.
A proposito delle due artiste. Qual è il ruolo delle donne in questo settore? Penso a Cindy Sherman. Il suo nome compare nelle classifiche delle fotografie più care vendute in asta (in più posizioni). “Untitled #96” del 1981 è stata venduta da Christie’s a New York nel 2011 per la cifra record di $3,890,500. E nel 2014 un lotto di 21 fotografie della serie “Untitled Film Stills” del 1977 è stato battuto in asta per 6.773.000 $. É da considerare una eccezione o nel mondo della fotografia le donne sono riuscite a ritagliarsi un ruolo di rilievo?
Se si va a vedere la fotografia dell’Ottocento, quella storica, c’è un lavoro più intimo che molto spesso incontra l’arte femminile. È un mezzo che può essere molto legato al mondo privato, degli affetti, del corpo. Molte donne passano nelle aste e sono più costose, da Nan Goldin a Francesca Woodman. È stato un settore più libero, meno convenzionale. Era più facile ritagliarsi un ruolo. Pensiamo anche alle artiste che hanno lavorato nel Futurismo, e poi negli anni Trenta, al travestitismo. Era un ambito meno strutturato, con meno griglie.
C’era anche meno interesse da parte degli uomini?
Forse nell’ambito della fotografia gli uomini erano più interessati al reportage. Questo era un settore dove c’era più presenza maschile. Il settore della ricerca e della sperimentazione era più nell’ombra, forse anche perché era visto come un settore di serie B e le artiste più sensili sono riuscite a infilarcisi.
Quali sono le fotografie più richieste? Fotogiornalismo, ritratti, cinema, moda?
Gli ambiti di collezionismo sono molto ben delimitati. Ci sono collezionisti che comprano solo fotogiornalismo e vedono come “non foto” quelle di ricerca. Chi invece è interessato alla fotografia come linguaggio magari snobba il reportage. Sono ambiti di collezionismo abbastanza separati.
Vuole segnalarci qualche lotto in particolare in catalogo?
C’è una sezione sugli anni Settanta con una serie di autori che vengono dalla ricerca, come Franco Vaccari, Gilberto Zorio, Michele Zaza che spesso si trovano più nelle aste di arte moderna e contemporanea. Sono inseriti in una sezione di fotografie che bene offre un’ampia visuale sul quel periodo, per il settore fotografico, di grande rinnovamento. Quindi fotografia di ricerca ma anche fotografia sociale e di denuncia, fotogiornalismo. C’è anche una sezione sulla ricerca dell’identità, sul femminismo come protesta e come ricerca artistica.
Ci sono molti lavori di Mario Giacomelli
Sì, ci sono i nostri autori “cavalli di battaglia”. Troviamo Ghirri, Giacomelli, Basilico. Sono i classici della fotografia italiana. C’è il tuffatore di Migliori che ormai è un’icona (3.400 -3.8000 €). E questo è proprio un caso di esempio della potenzialità di chi compra. Migliori con questa immagine è entrato nei circuiti internazionali, è molto amato, ma potrebbero essere apprezzati anche i suoi lavori sul neorealismo. In catalogo abbiamo inserito anche un lavoro di sperimentazione, un cellogramma che realizzava inserendo dei pezzettini di plastica colorata posti tra due vetrini e che utilizzava come negativo, un lavoro sperimentale che non ha niente a che fare col tuffatore. C’è potenzialità qualitativa e commerciale delle fotografia italiana.
Il suo lotto “preferito”?
Ci sono dei ritratti che amo molto. La copertina è molto bella. Ma il mio lotto preferito è quello di Arthur Rothstein, un autore che ha fatto la grande fotografia americana. Noi abbiamo un ritratto di “Wanted” che trovo di una potenza straordinaria, nonostante la piccola stima (350-450€). Pioi mi piacciono molto i lavori sul femminismo e sulla femminilità. C’è un lavoro molto bello della Anna Valeria Borsari. “Testimonianze” del 1976. Sono sei stampe fotografiche vintage con scritte a matita. Racconta dei fatti che le succedono. Tramite immagini e tramite la parola. “Mi hanno regalato una bambola”. E c’è una foto della bambola. “Mi hanno fatto una fotografia”. E c’è un suo ritratto. Alla fine dice “Io sono qui” e non c’è niente, c’è un foglio bianco. È un lotto di grande poesia. Anche Libera Mazzoleni utilizza questo doppio linguaggio. Su una base di fotografie riporta i versi del Vangelo, che è un testo sacro al maschile. Sono pezzi unici molto interessanti.
Asta 413
Fotografia
17 aprile 2018
Esposizione: 13, 14, 15 aprile 2018
(10/13 – 14.30/18.30)
Sede: Via Pontaccio 12, Milano
3 Commenti
Salve avrei bisogno di un informazione possibilmente io da parecchi anni ho una decina di fotografie vintage di varie misure e una abbastanza rara del autore tazio secchiaroli le foto raffigurano in parte Sofia Loren Fellini eccoriginali timbrare nel retro vorrei sapere se è possibile avere unavalutazione da un esperto per un eventuale vendita grazie in anticipo buona giornata
Buongiorno Alessandro,
ecco i contatti:
Esperto: Silvia Berselli
Assistente Anja Petrucci
Tel. +39 02 8631490
fotografia@ponteonline.com
La Fotografia come arte e come documente storico e una delle mie passioni/hobby.Nella .una collezione di trova un set di diecine di foto di guerra, realizzate dai miei zii,partecipanti come farmacisti alla Seconda Guerra Mondiale,partendo da Bucharest ed Iași,con le trupe Tedesche,verso îl fronte di guerra allungo il fiume Don.
Aerei di combattimento ,della Croce Rossa,,Panzeri, soldati ed ufficialli,cita famose distrutte dagli bombardamenti,li teatro di Rostov,il battesimo degli bambini, personaggi,eventi,atmosfera di guerra,prigionieri ,feriti e morti.
Le foto sono datate,commentate o firmate sul verso, da mio zio,il farmacista George Bazu .