Print Friendly and PDF

I capolavori su carta della Collezione Ramo a Milano

Collezione Ramo Fortunato Depero - Elevetet, 1930 - Inchiostro, matita grafite e acquerello su carta, 21.7 x 27.9 cm
Collezione Ramo
Fortunato Depero – Elevetet, 1930 – Inchiostro, matita grafite e acquerello su carta, 21.7 x 27.9 cm

Le opere su carta di sei grandi artisti italiani del 900 in mostra nella dimora privata dell’archistar Daniel Libeskind a Milano. Fino al 22 aprile 2018.

Afro, Boccioni, Depero, Russolo, Sant’Elia e Sironi. Ancora 3 giorni per visitare La città moderna a casa Libeskind. Esposti per la prima volta una selezione di lavori provenienti dalla Collezione Ramo di Milano, una delle maggiori raccolte private di opere su carta del XX secolo, iniziata alcuni anni fa dall’imprenditore milanese Giuseppe Rabolini. Nel loft di Libeskind, la Ramo propone le riflessioni su carta di alcuni tra i più acuti artisti italiani della prima metà del secolo scorso, nella cornice di un’utopia architettonica divenuta realtà: Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Mario Sironi, Fortunato Depero, Afro Basaldella. Si tratta di opere che indagano la città moderna: da una Milano in piena espansione a New York con i suoi grattacieli avveniristici.

Collezione Ramo
Afro Basaldella – Senza titolo, 1953 – China e china acquerellata su carta intelata, 98,7 x 64,7 x 2 cm

Umberto Boccioni nel 1907 trovò proprio nella sua periferia milanese la fonte di ispirazione per una serie di disegni e dipinti a olio eseguiti con l’entusiasmo di chi vede finalmente “il nuovo” sorgere. In mostra, infatti, lo schizzo a china preparatorio per quella che diventò poi una delle sue opere più potenti, La Città che Sale (1910), ora conservata al MoMa di New York.

>>Da Boccioni a Luigi Russolo, musicista futurista e autore de L’arte dei Rumori (1913) che sognava di orchestrare il brusìo delle folle e delle stazioni cittadine, simbolo di vitalità moderna. L’artista sintetizza Milano, la città elettrica che non conosce riposo, nel cono di luce di un lampione nella nebbia densa.

L’uomo sempre più piccolo lascia invece spazio all’imponente ingranaggio industriale nel disegno di Antonio Sant’Elia che, anticipando di circa un ventennio Metropolis di Fritz Lang, ragiona con la matita sui flussi di movimento intorno ad una piazza circolare che ricorda l’attuale Cordusio.
 Mentre Mario Sironi, che a Milano arriva un decennio dopo Boccioni, colloca presenze umane senza volto al cospetto di casermoni grigi su vuote strade periferiche.

Collezione Ramo
Luigi Russolo – Senza titolo, studio sul tema del quadro Solidità nella nebbia, 1912 circa, China su carta


Nei decenni successivi gli artisti italiani subiscono il fascino di New York che, con i suoi grattacieli di vetro e acciaio, le insegne pubblicitarie e le scritte luminose, diventa nuovo simbolo di modernità.

>>Fortunato Depero anticipa di molto questa tendenza e nel 1928 parte per New York. Nel 1930 disegna la metropolitana scoperta, Elevated (scrivendola erroneamente Elevetet), come un incessante saliscendi di volti, gambe e scalini tra grattacieli e lampioni.

Afro Basaldella invece, agli inizi degli anni Cinquanta crea un’opera densa di sovrapposizioni materiche per immortalare una Manhattan, fatta di costruzioni verticali pressate nell’azzurro di un cielo che non ha spazio per esistere.

Collezione Ramo
Bocconi – Senza titolo, studio per La città sale, 1910 – Inchiostro su carta, 14 x 20.5 cm
Collezione Ramo
Sironi – Senza titolo (Paesaggio urbano), 1920 circa – China su carta, 14.6 x 20.5 cm
Collezione Ramo
Afro Basaldella – Senza Titolo, China, matita grafite, terre, pastello a cera, tempera a olio, matita grassa scarponcino semifloscio, 40.7 x 26.9 cm

Informazioni utili

Collezione Ramo. La città moderna a casa Libeskind

Irina Zucca Alessandrelli

CityLife, via Spinola 8, Milano

Dal 16 al 22 aprile: 11-20

Ingresso libero su prenotazione

www.collezioneramo.it

La città moderna a casa Libeskind anticipa la prima grande mostra delle opere della Collezione Ramo che inaugurerà in autunno al Museo del Novecento.

Commenta con Facebook

leave a reply

*