Carmen Giménez, la curatrice della mostra Picasso Uno sguardo differente al MASI Lugano fino al 17 giugno prossimo, è stata per molti anni direttrice del Museo Picasso di Malaga ed è considerata una delle massime esperte dell’arte del suo grande connazionale.
Attraverso il rapporto tra disegno e scultura, l’esposizione offre un punto di vista inedito sull’evoluzione del linguaggio di Pablo Picasso e presenta 120 opere (105 disegni e 15 sculture) tutte eseguite tra il 1905 e il 1967, un vasto arco cronologico che segna le tappe dell’evoluzione artistica del maestro spagnolo. La selezione punta ai lavori sconosciuti al grande pubblico, più personali e molti fanno riferimento alle figure femminili, ai luoghi e alle circostanze che hanno segnato la vita di Picasso.
“Un genio precoce, una pratica di lavoro indefessa e una longevità eccezionale, durata quasi un secolo, hanno consentito a Picasso di produrre una gran quantità di opere e di tenere nella sua collezione personale quelle più importanti senza dover sottostare al mercato dell’arte” commenta Carmen Giménez e parlando dell’esposizione, “Picasso Uno sguardo differente si nutre dell’immenso lascito postumo dell’artista, grazie a una selezione dell’eccezionale collezione del Musée national Picasso – Paris, la collezione più completa dell’opera di Picasso“.
La versalità creativa dell’autore si esprime e abbraccia una strumentazione variegata e ricchissima, dal semplice disegno all’acquerello, dal pastello all’inchiostro per arrivare alle diverse tecniche scultoree, dal collage alle forme di disegno nello spazio, dalle strutture filamentose fino al gusto Pop.
La mostra a Lugano attraversa il cubismo nelle sue declinazioni, a partire dalle opere del 1910 come Femme au chapeau o Nature morte, si sofferma sull’interesse di Picasso per la figura umana dal Portrait d’André Derain per arrivare ai ritratti delle sue amanti Marie Therése Walter e Françoise Gilot e alla potente serie di studi sulle mani. E s’intreccia alla scultura, il genere che praticò durante tutta la sua lunga vita, dalla Tête de femme: Fernande del 1909 a Mandoline et clarinette, 1913 o La chèvre che esprime la rinascita del dopoguerra fino alla Tête de femme, 1962 in metallo dipinto policromo.
Carmen Giménez ha voluto staccarsi con questa panoramica “picassiana“ al MASI, dai canoni abituali delle esposizioni sui grandi maestri e lo sottolinea con queste parole: “Credo che risulti molto profittevole un’esplorazione all’insegna dello “scavo”, non solo per volontà di illuminare quello che resta nascosto ma in quanto tale atteggiamento ci conduce sul terreno dell’incisione. In tal senso, la vicinanza tra inciso, disegnato e scolpito offre un paesaggio di solchi spaziali molto significativi e stimolanti”. E l’ ”altro sguardo” porta il visitatore davanti a una serie preziosa di opere illuminanti , scaturite dall’atelier mentale straordinario e immenso di Pablo Picasso.