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Milano Asian Art 2018. Il fascino dell’Oriente arriva a Milano per un mese

Un netsuke della collezione  Lanfranchi
Un netsuke della collezione Lanfranchi

Il fascino millenario dell’Oriente sarà il file rouge della IX edizione di Milano Asian Art

Per un mese – dal 16 maggio al 16 giugno 2018 – la manifestazione coinvolgerà cinque delle maggiori gallerie antiquarie milanesi che da anni si dedicano alla conoscenza e alla promozione del collezionismo dell’Asia orientale.

Gli antiquari sono Mirco Cattai, Renzo Freschi, Carla e Roberto Gaggianesi de “La Galliavola”, Giuseppe Piva e David Sorgato, che organizzeranno nell’arco di quattro settimane mostre tematiche o dedicate a particolari stili e periodi che metteranno in evidenza  le infinite espressioni della creatività asiatica.
Partner di Milano Asian Art 2018 il Museo Poldi Pezzoli con una mostra a Palazzolo sull’Oglio sulla raccolta di nersuke di Giacinto Ubaldo Lanfranchi, e una conferenza di Giuseppe Piva sulle lacche giapponesi il 23 maggio alle 18 al Museo delle Culture (Mudec).

La mostra Netsuke. 100 capolavori dalla Collezione Lanfranchi (dal 1 maggio al 30 giugno 2018) a Villa Lanfranchi (Via G. Zanardelli, 81) – con apertura la domenica dalle 14.30 alle 18.30 o su prenotazione per gruppi (030 74055 20/22) – presenta una selezione di cento netsuke della collezione costituita da Giacinto Ubaldo Lanfranchi (1889-1971), legata al Museo Poldi Pezzoli dalla moglie Maria Taglietti nel 2005, sarà esposta al pubblico a Palazzolo sull’Oglio, la cittadina in cui il collezionista era nato e dove si trova tuttora l’azienda di famiglia. I netsuke saranno presentati accanto a una scelta dei volumi antichi della rilevante raccolta, concentrata sulla produzione libraria bresciana, donata nel 1967 da Lanfranchi alla Biblioteca Civica di Palazzolo sull’Oglio, che venne intitolata al suo nome.
La mostra, allestita a Villa Lanfranchi, antica residenza della famiglia e sede della Biblioteca Civica, rappresenterà per Palazzolo e il suo territorio un’importante occasione per conoscere le collezioni di opere d’arte e libri antichi create alcuni decenni fa da uno dei suoi cittadini più illustri.Al Museo Poldi Pezzoli sarà inoltre possibile seguire un itinerario attraverso le opere d’arte orientale delle sue collezioni.

Mirco Cattai nella sua galleria di via Manzoni 12 espone venti secoli di sculture orientali che spaziano dall’Asia Centrale alla Cina dal scisto grigio all’arenaria, dalla terracotta al legno laccato.
Nella mostra troviamo alcune sculture in scisto grigio dell’arte del Gandhara dove gli stilemi indiani si fondono con l’influsso greco romano arrivato con Alessandro Magno, una rara statua in arenaria bianca post Gupta raffigurante Shiva, una coppia di Apsaras in arenaria rosa del periodo Medioevale.
La maggior parte delle opere appartengono alla cultura cinese del periodo Tang che ha visto fiorire sculture in terracotta naturalistiche raffiguranti soprattutto cavalli: l’unico animale considerato insieme al drago capace di volare. Infine completa la raccolta un gruppo di sculture lignee che raffigurano divinità buddiste.
www.mircocattai.com

 MIRCO CATTAI  COPPIA DI CAVALLI DA PARATA CINA CENTRORIENTALE HEBEI, DINASTIA QI SETTENTRIONALI - NORTHEN QI DYNASTY ( 549-577) TERRACOTTA GRIGIA CON POLICROMIA SU INGOBBIO BIANCO DIMENSIONI: CM. 46X38X64
MIRCO CATTAI
COPPIA DI CAVALLI DA PARATA
CINA CENTRORIENTALE HEBEI, DINASTIA QI SETTENTRIONALI – NORTHEN QI DYNASTY ( 549-577)
TERRACOTTA GRIGIA CON POLICROMIA SU INGOBBIO BIANCO
DIMENSIONI: CM. 46X38X64

Renzo Freschi nel suo spazio espositivo di via Gesù 17 esporrà una selezione di oggetti della collezione di Franco Manfredini – conosciuto trenta anni fa ma che fin dagli anni ’70 viveva in Oriente, viaggiava soprattutto in Cina e acquistava per passione – che comprende una ventina di ceramiche Tang provenienti dalla manifattura di Chang Sha, specializzata nella produzione di opere da esportazione. Sono soprattutto eleganti boccali decorati con belle policromie smaltate e medaglioni applicati.
Sarà esposto anche un numero significativo di ceramiche di epoca Song: piatti, coppe, ciotole, bottiglie create con una ceramica dalle forme semplici e essenziali, talvolta decorate con motivi eseguiti a mano o stampati. Sono opere realizzate usando una ceramica monocromatica molto sottile e leggera, con colori che, partendo dal bianco, arrivano ad assumere sfumature azzurre, verdi o beige. Tra le numerose tipologie spicca una piccola teiera a forma di lepre (uno dei dodici animali del calendario cinese), un oggetto molto raro, perfetto esempio della raffinatezza della ceramica Song.
A dimostrazione del gusto variegato del collezionista Manfredini saranno anche presentate sculture in legno, statuine in terracotta invetriata, un curioso gruppo di quattro anatre di ceramica policroma e un rarissimo falconiere a cavallo con invetriatura bianca.
www.renzofreschi.com

RENZO FRESCHI  LA LEPRE, UNO DEI DODICI ANIMALI DEL CALENDARIO CINESE. CINA. DINASTIA SONG (960-1279). CERAMICA BIANCA INVETRIATA.
RENZO FRESCHI
LA LEPRE, UNO DEI DODICI ANIMALI DEL CALENDARIO CINESE. CINA. DINASTIA SONG (960-1279). CERAMICA BIANCA INVETRIATA.

 

Carla e Roberto Gaggianesi de “La Galliavola” in Corso di Porta Vittoria 17 nella mostra “Pelle di giada. I celadon di Longquan” espongono venticinque preziosi oggetti tra piatti, vasi, narcissus bowl, guanyin e oggetti da tavolo del letterato, di questa ceramica molto raffinata e simile, per colore, alla giada (considerata in Cina il materiale prezioso per eccellenza), ma sicuramente più sfruttabile per ottenere oggetti di grandi dimensioni. La porcellana Celadon veniva prodotta da artigiani protetti e organizzati da funzionari dell’Imperatore ed era destinata ad essere acquistata o donata ad aristocratici ed intellettuali che gravitavano intorno alla corte imperiale.
La più rinomata è quella di Longquan, dal nome di una provincia, del sud della Cina, in cui sono stati rinvenuti più di 250 forni e dove la lavorazione del grès si afferma, appunto, agli inizi del X secolo. La magia di questi Celadon è strettamente legata a due fattori: l’ottima qualità dell’argilla e l’abilità dei ceramisti. Le sfumature più scure, che spesso si trovano su alcuni oggetti e che fascinosamente sono state paragonate al “rannuvolamento”, non sono da considerarsi come incidenti di cottura ma una vera e propria ricerca di tonalità e di imitazione della giada, tanto che i cinesi identificavano queste prime porcellane con il nome pelle di giada.
www.lagalliavola.com

LA GALLIAVOLA  STEMP CUP, PERIODO YUAN (1279 - 1368)
LA GALLIAVOLA
STEMP CUP, PERIODO YUAN (1279 – 1368)

Giuseppe Piva nella sua galleria di via San Damiano 2 nella mostra “Urushi. Sei secoli di lacche giapponesi” ripercorre la produzione delle lacche giapponesi dagli utensili dei templi Negoro del periodo Muromachi (1336-1573) alle raffinatissime produzioni dorate del periodo Edo (1615-1867), terminando con un nucleo di opere contemporanee. La lavorazione della lacca urushi ha sempre accompagnato ogni aspetto dell’artigianato artistico giapponese. Resistente all’acqua e al calore è stata difatti utilizzata come rivestimento per ogni tipo di utensile domestico, ma anche per le armature, per i foderi delle spade. Poiché il processo di indurimento è molto lento ma perfettamente stabile, la lacca si è poi dimostrata un eccezionale supporto per ogni tipo di decorazione, dagli inserti di altri materiali ai disegni dettagliatissimi realizzati in polvere d’oro con una tecnica denominata maki-e . I linguaggi artistici che si sono sviluppati nel corso dei secoli nella produzione delle lacche sono espressione della vita sociale e politica del Giappone: si passa dalla sobrietà delle opere buddiste, all’asimmetria vigorosa del periodo delle battaglie, al lusso ostentato dei secoli di pace.
www.giuseppepiva.com

GIUSEPPE PIVA RARISSIMA SCATOLA PORTA LETTERE (FUBAKO) DECORATA CON CARTE DA GIOCO. GIAPPONE, INIZIO DEL PERIODO EDO, 17º SECOLO
GIUSEPPE PIVA
RARISSIMA SCATOLA PORTA LETTERE (FUBAKO) DECORATA CON CARTE DA GIOCO. GIAPPONE, INIZIO DEL PERIODO EDO, 17º SECOLO

La mostra “Tiger. Manti e oggetti supremi tibetani” allestita nella galleria di David Sorgato in via Sant’Orsola 13 è il risultato di una ricerca lunga e coraggiosa sull’enigma del simbolo del manto della tigre, di viaggi nel mondo, di febbrili contatti tra mercanti ad ogni latitudine, e da una passione personale per i simboli supremi.
Diciotto manti di tigre tibetana, provenienti delle famose collezioni Mimi Lipton, Kasmis e John S. Gordon, erano usati per la meditazione tantrica o per gli affari ufficiali dalle personalità tibetane. Tutti risalgono al periodo lamaista tibetano tantrico precedente il 1954, anno dell’annessione alla Cina, e la loro storia resta misteriosa quanto il loro utilizzo. Il simbolo del mantello della tigre vuole sottolineare la più alta metafora tibetana della forza, della virtù morale, della concentrazione e dell’elevazione spirituale. La pelle della tigre apporta la dignità di un re, protegge da ogni perturbazione esterna, è un vessillo, un feticcio, un microcosmo. Il simbolo venerato non è dunque l’animale, ma la sua pelliccia. I monaci la usavano per le pratiche tantriche, i capi tribù per mostrare l’autorità, i funzionari tibetani per indicare il proprio status. In mostra sarà esposto il più grande tappeto tibetano al mondo databile al 1880 circa, esposto e pubblicato per la prima volta nel 1999 al Palazzo Reale di Milano durante la “International Conference on Oriental Carpets”.
È unico al mondo, su un fondo di mille sfumature di blu, ricorda il quadro “La colomba della pace” di Picasso: l’origine è ignota, ma sicuramente si tratta di un tappeto su commissione.

www.davidsorgato.com

DAVID SORGATO  PORTA IN LEGNO TIBETANA   ALTEZZA 172 CM X 72 DI LARGHEZZA.   SPLENDIDE LE DUE TIGRI CHE GIOCANO CIRCA 1900.
DAVID SORGATO
PORTA IN LEGNO TIBETANA
ALTEZZA 172 CM X 72 DI LARGHEZZA.
SPLENDIDE LE DUE TIGRI CHE GIOCANO CIRCA 1900.

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