Chiude Interview Magazine, la rivista fondata nel 1969 dall’artista Pop Andy Warhol.
Ottenne successo grazie alle copertine eccentriche e alle conversazioni a ruota libera con gli artisti e i personaggi che hanno fatto la storia della Pop Art. Ora problemi economici e legali ne certificano il fallimento.
Era dal 1969 che, con alterne fortune, le copertine patinate di Interview Magazine diffondevano la cultura Pop tra gli appassionati. Fondata da Andy Warhol, la rivista si occupava principalmente di celebrità, ne approfondiva il loro aspetto pubblico avvicinandole al lettore. Le interviste, cuore delle pubblicazioni, erano condotte con uno stile sciolto e brillante. Offrivano scorci di intimità di attori famosi, artisti, musicisti, modelle e altre star. Le copertine, curate insieme all’artista Richard Bernstein, donavano al magazine una precisa e distintiva identità visiva, che spesso diventava il principale elemento di appeal sia per i lettori che per gli intervistati:
“Ho promesso a tutti che sarebbero potuti essere sulla copertina dell’intervista” (Andy Warhol)
Ma se il desiderio di apparire e di spiare la vita delle celebrità probabilmente non si è esaurita, di certo si è esaurita la forza di Interview Magazine di raccontarlo. Dopo anni di difficoltà economiche e una serie di azioni legali intraprese contro la rivista, sono arrivati i titoli di coda.
Gli avvenimenti dell’ultimo tumultuoso anno sono stati fatali. Gli uffici del magazine a Soho, New York, sono stati temporaneamente bloccati dopo che da febbraio non veniva versato l’affitto. Sempre a febbraio, Deborah Blasucci, che ha lavorato per 30 per la società, ha intentato una causa da svariati milioni di dollari contro il proprietario dell’intervista Peter Brant, rivendicando il licenziamento. Anche l’ex direttore editoriale, Fabien Baron, si è dimesso in aprile sostenendo che gli spettino più di 600.000 dollari di retribuzione non pagati. Il direttore creativo Karl Templer, che è stato accusato di “cattiva condotta sessuale”, seppur negando tutto, ha lasciato la rivista.
Lo sgretolarsi dell’apparato societario, legato all’impossibilità di rientrare nei debiti contratti nel tentativo di salvare l’attività, ha determinato la dichiarazione di bancarotta della società che ora è in fase di liquidazione. Si avvia dunque al tramonto l’era della rivista Pop per eccellenza, capace di sopravvivere alla morte del suo fondatore e simbolo, Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987), ma non al declino dell’informazione generalista cartacea e della pessima gestione della crisi che ne è scaturita.