Prime immagini dal padiglione centrale della Biennale, dall’eleganza di Odile Decq nel suo intervento all’Opéra Garnier di Parigi all’ossessione per le facciate di Caruso St John
Cos’è l’architettura? “Il fondale prediletto delle nostre esistenze“. La sentenza di Cino Zucchi troneggia su un pannello documentario nella sala a lui dedicata, ma non aiuta troppo ad individuare un “fondale” in questa Biennale di Architettura, che almeno ad una prima – obbligatoriamente veloce – visita, accoglie con un soffocante e asfissiante horror vacui, palese nella sala centrale dell’ex Padiglione Italia. Proseguendo in verità il percorso si fa più piano, offrendo spunti pregnanti in un format generale che pare – rispetto ad altre biennali passate – allontanarsi dalla visualità per concentrarsi sul formalismo progettuale.
Dalla grande eleganza di Odile Decq nelle soluzioni “conservative” del suo intervento all’Opéra Garnier di Parigi all’ossessione per le facciate di Caruso St John, fino al totalizzante progetto di Bjarke Ingels per un anello protettivo di Manhattan contro future paventate inondazioni post climate exchange. Seguiranno approfondimenti, per ora una carrellata di immagini…