Il Lago di Garda è da sempre una meta ambita per la sua bellezza bucolica e mai ostentata, la stessa che ispirò scrittori e poeti. Goethe ne rimase rapito e gli dedicò numerosi versi nel suo “Viaggio in Italia”. Ed è proprio nella cornice naturale del “Parco Alto Garda Bresciano” e a pochi passi dal famoso Vittoriale degli Italiani che, centrotrenta anni fa, venne posato il primo mattone di uno dei più eleganti esempi di ospitalità all’italiana, il Grand Hotel Fasano.
Molto più di un complesso alberghiero, nato come residenza di caccia destinata alla famiglia imperiale austriaca nella Bella Epoque divenne meta turistica di gran moda e già un simbolo d’eccellenza, non a caso ospitò D’Annunzio e Klimt. I fasti furono interrotti dai due conflitti mondiali e la rinascita si ebbe solo negli anni Cinquanta, un susseguirsi di successi firmati dalla famiglia Mayr che, da tre generazioni, ne è ancora saldamente al timone. Trasformato ma mai stravolto è sempre rimasto fedele all’idea di lusso non esibito, una delle poche strutture della sponda occidentale a non aver “sentito la crisi” e ad aver conquistato, oltre il turista tedesco o mitteleuropeo, anche russi, americani e orientali. Una sorta di rifugio a portata di auto, solo due ore da Milano, dove staccare la spina e godere del suggestivo panorama, cinguettio degli uccelli e sciabordio delle onde incluso.
E se per metà il merito è della struttura e della sua buona gestione il resto lo si deve ai prodotti eccellenti del territorio, dalla delicatezza dei piatti di pesce ai forti sapori di montagna. Ne sa qualcosa l’executive Chef Matteo Felter, gardesano classe 73, che da dodici anni guida la brigata di cucina, una fucina di idee e giovani cuochi. La vicinanza ai maestri stellati, in primis Norbert Niederkofler, hanno indotto Felter a ricercare materie prime di qualità e su di loro sperimentare, rimanendo nella sua terra d’origine. Se quando ha iniziato la sua proposta gourmet era vista come un azzardo, in un piccolo territorio dominato da carne allo spiedo con polenta e coregone ai ferri, oggi non si può che riconoscergli il merito. Un luogo da vivere e gustare, la sua cucina richiama gente del posto e buongustai. In carta si possono trovare lo spaghetto integrale di agone del lago di Garda, la trota in guazzetto di campo e l’animella, con spuma di aglio, yuzu e patate ma anche salumi e formaggi a km0, nel dna di famiglia, realizzati in collaborazione con gli anziani norcini locali. Il tocco delicato femminile si sente, dietro ai fornelli sei cuoche portano equilibrio e precisione, in testa la pastry chef Jessica Della Ratta, allieva di Loretta Fanella.
Certo il Grand Hotel Fasano ha avuto dei supporter. Il successo lo si deve infatti a influenti turisti e dottori tedeschi che nel diciottesimo secolo giungevano sulla sponda occidentale del lago per respirare la sua aria benefica. L’austriaco Luigi Wimmer, al pari degli influencer contemporanei, fece all’epoca una tale promozione che ci fu un’invasione da tutt’Europa. L’hotel non ha potuto che cavalcarne l’onda e oggi, attraverso la sua attrezzatissima spa, celebra l’effetto rigenerante di corpo e anima.
Con la riapertura dell’hotel, dopo la profonda ristrutturazione, è arrivata perfino la Gin Lounge, un nuovo spazio completamente dedicato al mondo della mixology e gestito dal mago della distillazione, il bartender serbo Rama Redzepi, classe 83. I suoi sono signature cocktail che si ispirano al tema delle alchimie e in cui sono protagonisti tequila, mezcal, infusioni, fumi e affumicature e oltre cinquanta etichette di gin da tutto il mondo. Un salotto che attira e convince la gente del posto che, dopo il primo imbarazzo a varcare la porta di un cinque stelle, ora sono diventati clienti fissi. Buon compleanno Grand Hotel Fasano, e altri 130 di questi anni.