Tuo, Simon: adolescenza e coming out in una commedia romantica contemporanea. LGBT, sì, ma non solo
Tuo, Simon (Love, Simon), terzo lungometraggio di Greg Berlanti, già prolifico autore televisivo (Dawson’s Creek, Everwood, Eli Stone), è la prima commedia adolescenziale LGBT prodotta e distribuita da una grande major.
Il film è stato pubblicizzato anche tramite un ingegnoso product placement in Riverdale, con alcuni dei protagonisti di questo serial teen, giù cult tra i giovanissimi, che si danno appuntamento al cinema proprio per vedere Love, Simon.
Tuo, Simon è l’adattamento del romanzo Simon vs. the Homo Sapiens Agenda di Becky Albertalli (edito in Italia prima da HarperCollins col titolo Non so chi sei, ma io sono qui e ora in una nuova edizione da Mondadori, col titolo Tuo, Simon) e racconta la vita di Simon Spier, un “normalissimo adolescente con un grande segreto”, come si presenta lui stesso al pubblico.
Simon insieme ai classici problemi dell’età adolescenziale inizia ad affrontare un ostacolo che per troppi è ancora una battaglia insormontabile: vivere la propria omosessualità alla luce del sole.
È difficile non provare empatia per il protagonista nel momento in cui inizia ad abbracciare una certa sicurezza e un legittimo interesse nei confronti di un anonimo amico di penna con cui condivide il peso di vivere una vita “in the closet”. Il desiderio di poter incontrare Blue (questo il nick dell’amico di penna) scatena in Simon la voglia di abbracciare finalmente la propria sessualità e qualcuno legato a lui da più di una semplice di amicizia.Questo coming-of-age si districa tra i topoi del genere adolescenziale (dalle prime cotte alle gelosie tra amici), nel solco delle produzioni di John Hughes (The Breakfast Club, Bella in rosa, Un meraviglioso batticuore), e altri temi nuovi per il cinema mainstream come l’importanza del coming out e la sua differenza con l’outing, che il protagonista, suo malgrado, si vedrà costretto ad affrontare per mano di un compagno di scuola risentito.
Il messaggio della pellicola è chiaro. Simon dice fin da subito che la sua è una famiglia liberale e attiva dal punto di vista dei diritti civili, così come lo sono i suoi amici, ma nonostante queste fondamenta sicure la paura di affrontare il grande passo lo tiene bloccato: “Fear is the mind-killer”, per citare Frank Herbert e il suo Dune.
È il momento madre-figlio che ci regala, forse, una delle scene più dolci dell’intero film, quando l’iconica frase “you got to exhale now”, detta dalla madre (Jennifer Garner) al figlio dopo il coming out, permette a Simon (e al pubblico) di respirare a pieni polmoni per la prima volta.Durante la prima parte della pellicola percepiamo il peso della vita segreta di Simon anche attraverso il suo rapporto con Ethan, l’unico ragazzo dichiaratamente gay a scuola. È a lui che Simon attribuisce la colpa di rendere facile la vita dei bulli che lo prendono di mira perché troppo effeminato; atteggiamento, questo, radicato anche nella stessa comunità LGBT.
Un maschilismo interiorizzato che vede negli atteggiamenti più femminili una pecca e, di conseguenza, una giustificazione per perpetrare lo standard dell’uomo che deve essere maschile anche nella vita omosessuale per poter essere rispettato dagli altri. “Girls can wear jeans and cut their hair short / Wear shirts and boots ‘cause it’s okay to be a boy / But for a boy to look like a girl is degrading”, cantava Madonna in tempi non sospetti (quelli avant social).
La crescita di Simon passa anche attraverso la sconfitta dei propri pregiudizi: ognuno è diverso a modo proprio.
A dar volto e voce al protagonista troviamo Nick Robinson, già visto in Jurassic World e Noi Siamo Tutto. Assieme a lui nel cast, la già citata Jennifer Garner (Alias, Juno), Josh Duhamel (tutta la saga di Transformers, Conspiracy) e Katherine Langford, la famosa Hannah Baker di Tredici, altro prodotto che parla di adolescenti e agli adolescenti, affrontando argomenti complessi con lo strumento della complessità.
Condito da una buona dose di comedy e una colonna sonora prodotta da Jack Antonoff (produttore di Lorde e Taylor Swift, le due voci per eccellenza delle generazioni Y e Z), Tuo, Simon risulta un ottimo prodotto e un punto di partenza importante per introdurre film a tema LGBT anche nella grande distribuzione cinematografica.
In questa direzione si sta muovendo anche Netflix, a proposito di colossi, che in questi giorni, in concomitanza con il Pride Month, ha aggiunto al proprio catalogo Alex Strangelove, commedia adolescenziale prodotta da Ben Stiller in cui la più grande sfida del protagonista è, prima ancora di accettarsi, capire chi è veramente.
Un aiuto per le nuove generazioni a crescere nell’accettazione prima di tutto di sé stessi. Tuo, Simon non è un film della e per la comunità LGBT, ma si rivolge a un pubblico mainstream, trasversale, come un qualsiasi film adolescenziale.