“Vi sconsiglio fortemente di farvi curare dalle vostre ossessioni”
Con questa frase apparentemente diseducativa Ferdinando Scianna si appresta a concludere il discorso di presentazione della mostra che lo vedrà assoluto protagonista. Il Complesso di San Domenico (Forlì) si prepara infatti a presentare un’antologica dedicata al fotografo siciliano. Dopo Mc Curry, Salgado e Erwitt Forlì ospita un altro grande fotografo. Ferdinando Scianna. Viaggio, Racconto, Memoria sarà visitabile dal 22 settembre e vede la curatela di Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda.
Un percorso volto a ripercorrere la vita e l’opera di Scianna, che baciato dalla fortuna e dal talento è riuscito a fare della sua passione (o ossessione) un lavoro. Una sovrapposizione che spiega quella massima da crimine pedagogico e definisce i confini dell’operazione artistica che spesso, non che sempre debba essere così, si costruisce a discapito dello scorrere fluido della vita. Chi come Ferdinando Scianna legge il mondo tramite un obiettivo è portato a sacrificare l’occhio per la lente, a guardare la realtà ma non a gustarla di un piacere fino a se stesso, pieno e disinteressato, essendo già occupato a sezionarla, a cercare prospettive, a limitarla per esaltarla.
Talvolta quindi la vita di un artista procede per strappi, stagna in lunghe e faticose camminate – “le foto si fanno con i piedi, non con le mani” – e poi scatta all’improvviso manifestarsi dell’occasione indotta dall’ossessione. Un percorso obbligato, un istinto irrinunciabile. I suoi scatti sono i risultati di uno sgrossamento del reale, di una riduzioni in termini fruibili di istanti fugaci, di aspetti apparentemente privi di valore, che nel complesso di una visione congiunta assumono caratteri narrativi. Diventano storie, desideri.
Da Bagheria, dove è nato, in Sicilia, alle Ande boliviane, dai 10 anni a Parigi, dove frequenta Henri Cartier-Bresson al ritorno in Italia, a Milano, dove diventa reporter per Magnum. Una vita passata a mostrare diventa la mostra di una vita, suddivisa in 6 aree tematiche (La memoria, Il racconto, Ossessioni, Il viaggio, Ritratti, Riti e miti) e accompagnate dalla voce di Scianna stesso, cantore delle proprie immagini.
“Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio”