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Con la mostra “Operette immorali”, Giuseppe Veneziano torna a Pietrasanta

Giuseppe Veneziano Giuseppe Veneziano Ras-Putin, 2018, acrilico su tela, cm 58x40
Giuseppe Veneziano
Giuseppe Veneziano, Ras-Putin, 2018, acrilico su tela, cm 58×40

Alla galleria Futura Art Gallery di Pietrasanta il 7 luglio inaugura la mostra Operette immorali la nuova personale di Giuseppe Veneziano. 

Artista siciliano di nascita ma milanese d’adozione, Veneziano è conosciuto per le sue opere irriverenti e dissacranti.  Fu proprio a Pietrasanta, nel 2010, che la sua antologica, a Palazzo Panichi, accese gli animi delle istituzioni e del Vescovo a causa soprattutto dell’opera La Madonna del Terzo Reich.

Veneziano, classe 1971, laureato in Architettura all’Università di Palermo, inizialmente affianca all’attività di architetto quella di disegnatore di vignette, illustrazioni e fumetti per quotidiani e riviste, prima del suo trasferimento definitivo a Milano, dove inizia a dedicarsi esclusivamente alla pittura. E’ uno degli artisti più chiacchierati e criticati della nuova scena d’arte contemporanea italiana, considerato blasfemo e irriverente, nelle sue tele, dai cromatismi pop, mette a nudo manie e nevrosi della società (politica, sesso e religione). Utilizzando icone contemporanee, personaggi dei fumetti e delle fiabe mette in atto denunce sociali, miscela il sacro con il profano, la storia con l’attualità, rappresentando così l’imperfezione dell’umanità e le sue contraddizioni.

Alla galleria Futura esporrà per la prima volta una ventina di opere di piccole dimensioni, una rappresentazione tra mito e storia, fantasia e cronaca, connotati dalla tipica pittura di Giuseppe Veneziano. L’artista adotta la tecnica del mash-up, la stessa usata da molti dee-jay, per miscelare elementi contrastanti e antitetici, come quando mette in relazione personaggi reali e fantastici per creare sorprendenti cortocircuiti narrativi che ci inducono a riconsiderare il labile confine tra realtà e finzione, bugia e verità, moralità e immoralità.

Giuseppe Veneziano Quasi amici, 2018, acrilico su tela, cm 24x34
Giuseppe Veneziano, Quasi amici, 2018, acrilico su tela, cm 24×34

Le tue opere creano sempre reazioni contrastanti. Come vorresti che fossero lette?
Davvero? (ride di gusto, nda). In verità non mi aspetto che le mie opere possano piacere a tutti, anzi ho l’impressione che se si mette d’accordo tutti vuol dire che fai qualcosa che è già stato fatto. Mi piace l’idea di dividere il pubblico, apprezzo chi mi detesta perché vuol dire che ho creato una reazione e comunque non ho creato indifferenza. Puoi anche darne una lettura sbagliata, e poi veramente quale è la lettura sbagliata di un’opera? Tutte le interpretazioni sono giuste, più letture contrastanti ha un’opera, più l’opera entra in una dimensione di ambiguità che ne accresce l’inafferrabilità. Puoi non riuscire a capire cosa vuol dire l’opera, spesso i significati sono antinomici, puoi trovare due letture opposte e tutte due possono essere valide. Sapere che una mia opera è stata al centro di un dibattito pubblico o privato, significa che il mio lavoro ha centrato, almeno in parte, la motivazione che mi sono prefissato fin dall’inizio: se l’arte non può cambiare il mondo, provi almeno a scuotere le coscienze.

 

Sei ispirato dalla quotidianità?
Traggo ispirazione dalle notizie di cronaca. Fondamentale per la mia formazione fu, all’età di 18 anni, l’esperienza al Giornale di Sicilia dove iniziai la mia carriera e ci rimasi per sei anni, facendo caricature e ricostruendo fatti di cronaca che diventavano vignette e illustrazioni. La cronaca è sempre stata un elemento di grande interesse per me, non ho fatto altro che trasferirla sulla tela. Una delle critiche che mi sono sempre state sollevate è che i miei quadri sono Pop, d’ispirazione all’arte americana di Andy Warhol. Sono Pop per le tonalità ma i contenuti riguardano eventi e personaggi storici o attuali, che diventano storia e che vivono le contraddizioni del nostro tempo. Per quel che riguarda i colori che uso ritengo ci sia una forte influenza legata alla mia terra, la Sicilia, territorio dai colori vivi e accesi, pensa solo ai carretti siciliani ai loro colori e alla narrazione delle storia che veniva riprodotta. Le mie opere sono narrazione, ti faccio un esempio: il personaggio di Wonder Woman o BatMan che sniffano cocaina, per me sono opere di denuncia, perché la gente crede che, facendo uso di droga si possa sentire come un super eroe, invece per me è esattamente il contrario, rimane una mia lettura dei fatti. L’idea è di narrare una storia sulla tela, non so se si capisce o meno ma io faccio un’arte narrativa.

Giuseppe Veneziano
Giuseppe Veneziano, BDSM, 2018, acrilico su tela, cm 37×27


E quindi quando dipingi miri a questo risultato?
Quando dipingo penso solo al personaggio, a come voglio ritrarlo, a quello che voglio comunicare, al contesto che voglio creare, all’atto che voglio mettere in scena. La mia opera è un atto di dissenso o di critica. Mi ispirano gli artisti dell’arte rinascimentale e barocca, i personaggi del quotidiano che contrappongo a quelli dei fumetti e delle fiabe. Sapere che una mia opera è stata al centro di un dibattito pubblico o privato, significa che il mio lavoro ha centrato, almeno in parte, la motivazione che mi sono prefissato fin dall’inizio: se l’arte non può cambiare il mondo, provi almeno a scuotere le coscienze.

 

Operette immorali è il titolo della tua prossima mostra, cosa puoi raccontarci in anteprima?
Ho accettato con piacere l’invito di Futura Art Gallery e del curatore Ivan Quaroni. Torno volentieri a Pietrasanta, cittadina dove nel 2010 feci una mostra alquanto discussa. In questa esposizione alla Futura mi cimento per la prima volta con opere di piccolo formato, reinterpretando il significato della raccolta di componimenti in prosa del poeta Giacomo Leopardi.

Giuseppe Veneziano
Giuseppe Veneziano, In bocca al lupo, 2018, acrilico su tela, cm 50×40

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