La sentenza ribalta la decisione del Tar del Lazio, che aveva sostanzialmente negato che direttori non italiani potessero guidare musei o siti monumentali nazionali
Il decreto del 1994 che in Italia vieta di attribuire a cittadini Ue ruoli dirigenziali “è in contrasto con il diritto dell’Unione europea, che non consente di escludere un cittadino dell’Unione da una selezione pubblica, a meno che non si tratti di una posizione caratterizzata dall’esercizio esclusivo o prevalente di poteri autoritativi, come magistrati, militari, forze di polizia“. Con queste motivazioni il Consiglio di Stato ha ribaltato, con una sentenza depositata ieri, la decisione del Tar del Lazio che aveva sostanzialmente negato che direttori non italiani possano guidare musei o siti monumentali nazionali.
Il pronunciamento si riferisce alla posizione del direttore di Palazzo Ducale a Mantova, l’austriaco Peter Assmann, ma di fatto regola anche quelle degli altri direttori nominati dopo la selezione voluta dall’ex ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Alla giustizia amministrativa si era rivolta contro la nomina di Assmann la soprintendente Giovanna Paolozzi Strozzi, che in prima istanza vide il suo ricorso accolto dal Tar del Lazio. “Dopo anni di ricorsi e sentenze si chiude definitivamente la vicenda dei direttori stranieri nei musei con il via libera di oggi del Consiglio di Stato”, ha commentato Franceschini in un tweet. “Grazie a tutti i direttori italiani e stranieri che ora potranno continuare il loro lavoro straordinario”.