Il mondo di Thomas Hart Benton (Neosho, 1889 – Kansas City, 1975), il maestro di Jackson Pollock.
Detto da qualcuno “l’antropologo della vita americana” per il suo attivo sforzo di mostrare nella sua arte il bello, l’abietto e il mondano, Thomas Hart Benton è noto soprattutto per essere stato il maestro di Jackson Pollock. Il maestro dell’Espressionismo Astratto fu studente di Benton all’Art Student League di New York. Il nome di Benton è principalmente associato, per gli inizi della sua carriera, al movimento artistico del Regionalismo, corrente che si proponeva di rappresentare scene di vita quotidiana ambientate nei panorami rurali del Midwest.
Circa ventenne scelse di migrare a Parigi per affinare la sua arte all’Académie Julian e vi rimase per qualche anno. Qui entrò in contatto con un circolo creativo particolarmente fecondo che vedeva sfilare i nomi, all’interno dei più quotati Cafes parigini, del calibro del modernista John Marin, della poetessa Gertrude Stein, e del muralista messicano Diego Rivera.
L’influenza del periodo parigino è soprattutto ravvisabile in alcune tecniche adoperate per la messa a punto delle sue opere, ne è un esempio il Sincronismo, quella tecnica tutta incentrata sul sapiente uso dei colori al fine di suscitare e restituire le emozioni provocateci dalla musica.
La musica fu certamente uno dei Leitmotiv della sua brillante carriera artistica. Oltre ad essere un accanito suonatore di armonica – nel 1942 registrò persino un album dal titolo Saturday Night at Tom Benton’s – si pensi ad esempio ad uno dei suoi ultimi lavori, il murale The Sources of Country Music in cui sono rappresentati da cinque diverse prospettive i modi di cui gli americani si servono per esperire ordinariamente la musica.
Ma la musica non fu l’unico ingrediente presente nel manifesto artistico di Benton. Il suo nome è indirettamente legato anche al mondo del cinema, e per vie ancora più traverse alla scrittura, come si evince da “Poker Night”, una tra le sue opere maggiori.
Il dipinto, un olio su tempera datato 1948 esposto a Manhattan al Whitney Museum of American Art, fu commissionato dal produttore hollywoodiano David O. Selznick al fine di creare un’opera originale basata sulle scene del film “Un tram che si chiama desiderio” (1951) ispirato all’omonimo romanzo di Tennessee Williams, premio Pulitzer nel 1948. Il dipinto fu donato da Selznick alla sua prima moglie Irene, una produttrice teatrale che sempre nel ’48 riuscì a far sbarcare lo stesso dramma a Broadway.
“Poker night” riesce a catturare, tra i soffusi giochi di luci ed ombre, la tensione che si innerva da Blanche DuBois – la donna colta nell’atto di riflettersi allo specchio – a sua sorella Stella, a Stanley Kowalski, il brutale e sensuale marito di Stella caratterizzato nel dipinto da un’aderente canotta bianca. La scena raffigurata, oltre a cogliere un luogo di poker suggerito dalla presenza delle carte da gioco sul tavolo e le chips, il nome dato dalle regole del poker alle fiches, documenta uno dei momenti più drammatici e topici del film. Quello in cui Blanche con i suoi accenti vamp e leggeri provoca e schernisce l’ormai alticcio e frustrato Stanley.
Ma per toccare un altro dei temi che maestro di Jackson Pollock si è inoltrato a catturare tra le forme dei suoi colori, non possiamo permetterci di omettere una serie di murali commissionatigli dallo stato del Missouri, suo paese d’origine. La serie dal nome “A Social History of Missouri“, composta complessivamente da tredici scene, ripercorre la storia dello stesso stato americano, inserendovi perfino i momenti di lotta più controversi. Per questo ed altri motivi la ricezione della serie di murali sul Missouri non ha ottenuto da subito il consenso sperato. Ci sono voluti anni anni e polemiche, ma infine l’incisivo realismo di Benton ha saputo collocarsi all’altezza che gli appartiene.
D’altra parte come Benton stesso ha spesso affermato: «If you are to enjoy an art, you must first accept its terms».