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Una luna chiamata Europa, quando il cinema d’autore incontra lo sci-fi

Una luna chiamata Europa Jupiter's moon

Una luna chiamata Europa Jupiter's moonUna luna chiamata Europa, quando il cinema d’autore incontra lo sci-fi. Al cinema dal 12 luglio la parabola fantastica di un supereroe rifugiato

Dopo Il sacrificio del cervo sacro nuovi scampoli in arrivo da Cannes 2017 per riempire la programmazione dell’estate 2018. Al cinema dal 12 luglio arriva distribuito da Movies Inspired Una luna chiamata Europa, del regista ungherese Kornél Mundruczó. Il poster è brutto, ma non fatevi ingannare, il film merita una chance.

Mundruczó è uno di quei registi che Cannes è di casa. White God nel 2014 ha vinto il premio come miglior film della sezione Un Certain Regard, Tender Son del 2010 era in gara nella selezione ufficiale, Delta del 2008 si è aggiudicato il Premio FIPRESCI e Johanna del 2005 è stato presentato nella sezione Un Certain Regard.

Con Una luna chiamata Europa il regista mette in scena un film sci-fi con tutti i topoi della classica avventura fantastica, ma lo aggiorna ai nostri giorni.
Aryan, il giovane protagonista del film, viene ferito mentre cerca di attraversare illegalmente la frontiera ungherese, è un immigrato clandestino, un rifugiato siriano.
Sopravvissuto, il ragazzo scopre che ha ricevuto in dono la capacità di levitare. Rinchiuso in un campo di rifugiati, riesce a scappare con l’aiuto del dottor Stern che vuole sfruttarne lo straordinario potere.

Da qui Aryan inizia un viaggio alla ricerca del padre, aiutato dal dottor Stern che lo crede un angelo, ma al contempo lo sfrutta per spillare soldi a pazienti moribondi in attesa di un miracolo. Prende così il via una caccia all’uomo per catturare i due fuggiaschi. Una luna chiamata Europa Jupiter's moonVisivamente Una luna chiamata Europa è sorprendente, tanto ambizioso quanto godibile. Il film è costruito quasi esclusivamente da brevi piani sequenza, arditi, sinuosi, a volte ipnotici, e rifugge quasi completamente il campo-controcampo. Varrebbe la pena anche solo per la scena dell’inseguimento mozzafiato con una Citroën XM lanciata a tutta velocità per le strade di Budapest che sembra un chiaro omaggio a C’était un rendez-vous di Claude Lelouch.
Qui e là, tra poteri misteriosi, afflati alla parabola cristologica e momenti estetici di elevazione trascendente non si può non avvertire il fantasma di Tarkovskij.

Sullo sfondo di questa avventura picaresca l’ombra del terrorismo. Le metafore sul contemporaneo sono quantomeno didascaliche (l’identità dello straniero, i migranti, i terroristi, la corruzione, l’evento miracoloso, l’utopia di un nuovo mondo), ma lungo il dipanarsi del viaggio, nonostante la sceneggiatura di maniera, non sono rimarcate in maniera troppo ridondante, quindi le possiamo considerare un peccato veniale. Una luna chiamata Europa Jupiter's moonResta un tour de force visuale da lasciare a bocca aperta (non si può non pensare alla maestria di Iñárittu), perché se il cinema contemporaneo, blockbuster o low budget che sia, ha imparato ad armeggiare ormai alla perfezione le infinite possibilità della CGI (poerini quelli che loro malgrado si sono trovati a cavaliere tra il vecchio e il nuovo) il gusto non è un fattore che dipende dalle possibilità tecniche o dai soldi investiti in una produzione.

Una luna chiamata Europa non è un film perfetto, ma è pieno di slanci, di idee e di invenzioni, è un film incredibilmente vivo, di recente qualità non troppo diffusa.

Una luna chiamata Europa, guarda il trailer

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