Nuovi ambienti e raffinate pitture murali, un deposito di anfore, uno splendido anello con due serpenti d’oro, un sistema di chiusura della porta d’ingresso di una tomba perfettamente funzionante e…il disegno di un fallo. Pompei non finisce mai di stupire.
Nuovi ambienti, nuove vivide pitture murali, un deposito di anfore, uno splendido anello con due serpenti d’oro, un sistema di chiusura della porta d’ingresso di una tomba perfettamente funzionante e…il disegno di un fallo. Questi e molti altri pezzi di storia riaffiorano a Pompei nei lavori di scavo della Regio V e nelle ultime indagini archeologiche nella necropoli di Porta Stabia.
Per quanto riguarda i nuovi scavi della Regio V, dopo le straordinarie scoperte degli ultimi mesi – tra le quali il Vicolo dei Balconi, la Domus dei Delfini e l’ormai celebre ‘Ultimo Fuggiasco‘ – nuovi ambienti dalle vivaci pitture murarie emergono dagli strati piroclastici e incantano il mondo attraverso le ‘archeostorie’ che il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei – il Prof. Massimo Osanna – condivide quasi quotidianamente con gli appassionati di archeologia, tramite il suo profilo instangram.
Ogni scoperta è una preziosa tessera che contribuisce a ricostruire il grande puzzle della vita quotidiana che si svolgeva a Pompei, e non solo. Ad esempio, uno degli aspetti emersi negli ultimi scavi è il danno provocato dai cunicoli scavati durante gli scavi settecenteschi che hanno sfondato pareti e distrutto contesti.
Tra le meraviglie tornate alla luce è emerso un deposito di anfore dai lapilli nel magazzino di una bottega dal Vicolo della Casa delle Nozze d’argento , la sagoma di un amorino nella parete di una domus nella via di Mercurio e rare pitture di primo stile.
Diverso il contesto delle scoperte nelle ultime indagini archeologiche nella necropoli di Porta Stabia, l’area della città antica che presto sarà restituita alla pubblica fruizione.
In questo caso si tratta infatti di alcuni interventi di restauro e valorizzazione di due monumenti funebri (oggetto di scavo già nel 2001) iniziati alla fine del 2017. Le attività di scavo, finalizzate a rimettere in luce e a documentare il percorso stradale, hanno restituito una grande quantità di reperti ceramici e in vetro come unguentari e pedine ma anche uno splendido anello d’oro con teste di serpente affrontate e con occhi in pasta vitrea.
Inoltre, in una delle due tombe (la tomba ‘A’), come spiega una nota del Parco Archeologico : “La porta presenta all’esterno un anello in ferro e un sistema di chiusura sulla parte interna in bronzo, e cardini in bronzo. La porta era chiusa al momento dello scavo ed è stata aperta per i lavori di restauro, mostrando il perfetto funzionamento, a 2000 anni di distanza, del sistema di chiusura romano.
Sulla parte superiore della porta è presente un’iscrizione, un titulus pictus, che riporta “Iarinus Expectato / ambaliter unique sal(utem) / Habito sal(utem)” “Iarinus saluta Expectato, amico per sempre; saluti a Habito”. Sopra il nome di Habito qualcuno disegnò un fallo”.