Dopo la recente attribuzione della Resurrezione di Cristo a Mantegna, Accademia Carrara avvia la fase di restauro in museo.
A partire da sabato 4 agosto, sarà infatti allestito in Sala 2, primo piano, un piccolo padiglione attraverso il quale i visitatori potranno assistere al restauro, a cura di Delfina Fagnani, in tempo reale.
La struttura reinterpreta il laboratorio del restauratore, con tutti gli strumenti e le attrezzature del mestiere, mentre alle pareti scorrono le immagini e i video delle fasi di restauro. Il padiglione è realizzato in compensato marino e lastre di plexiglass con una speciale pellicola opacizzata che favorisce solo in parte la trasparenza, permettendo di entrare in relazione con il restauro su più livelli di conoscenza. Il padiglione è un progetto di Mauro Piantelli e Madalena Tavares di De8 Architetti.
Il restauro è stato preparato con una serie di indagini scientifiche preliminari, in dialogo con professionisti e istituti specializzati. Le indagini radiologiche, ottiche e chimico-fisiche sono state svolte presso e grazie a Humanitas Gavazzeni, Università degli studi di Verona, Soprintendenza di Trento in collaborazione con Università degli studi di Parma.
Gli esami svolti sono stati: raggi X, TAC e tomosintesi, infrarosso a diverse lunghezze d’onda, falso colore, macrofotografie, analisi spettrometriche per rilievo della composizione chimica dei colori, prelievi per stratigrafia, prelievi per gascromatografia. I risultati di queste analisi, in parte ancora in corso di esecuzione e di interpretazione, saranno poi messi al servizio del restauro.
>>> In agosto e in settembre sarà possibile seguire il lavoro di Delfina Fagnani ogni mercoledì e sabato durante l’orario di apertura del museo.
La storia dell’attribuzione del dipinto a Mantegna è affascinante: da un piccolo “indizio” (una croce dipinta sul margine inferiore) è stato possibile non solo affidare la paternità al Maestro, ma anche ricostruire l’opera nella sua interezza. Fino a ora la tavola era infatti considerata una copia e conservata in deposito, solo ora si è scoperto essere autografa, ma anche parte di un’opera più grande di cui si conosce anche la parte inferiore, conservata in una collezione privata. Clicca qui per leggere la storia dell’attribuzione