Tra le svariate sorprese dell’Appia Antica, la “Regina delle vie” di epoca romana, vi è certamente il Mausoleo di Cecilia Metella.
Lungo quella che era una delle più importanti direttrici cittadine, costruita appositamente per collegare Roma con il Sud Italia, i romani posizionarono durante il corso dei secoli le proprie tombe: alcune semplici, altre sotterranee, altre monumentali. Tra queste spicca per la sua imponente mole il Mausoleo di Cecilia Metella, costruito intorno alle seconda metà del I secolo a.C. per contenere le spoglie mortali di una facoltosa matrona romana.
Ben poche sono purtroppo le informazioni di cui disponiamo sulla vita e la morte di questa donna. Grazie alla targa in marmo con iscrizione, posta sul fronte del monumento, sappiamo che Cecilia Metella era figlia di Cecilio Metello Cretico – glorioso generale che conquistò gli onori del trionfo grazie alla sottomissione di Creta – e che era moglie di un certo Crasso, forse figlio del più noto console romano, Marco Licinio Crasso. L’imponente mausoleo è da intendersi quindi come un sontuoso edificio volto e dedicato alla glorificazione dell’intera potente famiglia, piuttosto che alla celebrazione di un suo singolo esponente, per di più donna. Quel che resta oggi di questo imponente edificio ben lascia immaginare tutto il suo lusso antico.
Il mausoleo altro non è che una grande tomba a tumulo, costituita da un alto cilindro circolare rivestito in bianco travertino che poggia su un alto basamento di forma quadrata. All’esterno in origine era riccamente decorato con un lungo fregio con ghirlande e bucrani, vale a dire teschi di buoi, una decorazione molto in voga tra gli antichi e che andava a sostituire l’usanza di appendere i crani degli animali sui templi. E’ proprio questa decorazione che nei secoli successivi valse all’intera area la denominazione di Campo di Bove. Entrando nel mausoleo e percorrendo un lungo e stretto corridoio, si raggiunge la vera e propria camera funeraria, anch’essa di forma circolare ed in origine decorata a stucchi. Ma si nota anche altro, perché la tomba subì numerose trasformazioni durante il corso dei secoli.
In epoca medievale infatti l’imponente cilindro del mausoleo romano venne trasformato in fortezza, passando poi di mano in mano a numerose famiglie: nel XIV secolo furono i Caetani – importante famiglia romana salita al potere grazie ad un suo esponente, papa Bonifacio VIII – a trasformare completamente il mausoleo in un vero e proprio castello: una possente costruzione a tre piani con tanto di merlature, camminamento di ronda, torrione e che riusa come mastio la tomba antica, da cui poter sorvegliare al meglio l’intera area a sud di Roma.
In seguito la fortezza passò ai Savelli, poi agli Orsini che la tennero fino al 1435, divenendo poi proprietà del Senato Romano. Nel Cinquecento invece il complesso fu abbandonato e papa Sisto V Peretti lo fece in parte demolire, perché ritenuto covo di banditi. Della fortezza dei Caetani faceva parte anche la vicina chiesa di San Nicola a Capo di Bove: una vera e propria cappella palatina, costruita secondo l’uso comune nel Medioevo di innalzare edifici sacri all’interno dei cortili dei castelli. La chiesa, seppur non conservata nella sua interezza, è a sala unica rettangolare, con facciata liscia ed è sormontata, sul lato sinistro, da un piccolo campanile a vela di muratura diversa. E’ un piccolo ma importante gioiello architettonico che rappresenta uno dei rari esempi di architettura gotica cistercense presente a Roma.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.