Ultimi scampoli di agosto. Ultime battute del primo semestre espositivo protrattosi su settembre per abbracciare l’estate (e le vacanze) per intero. Da Milano a Palermo, sei mostre “agli sgoccioli” da non perdere. Dalla street art di Keith Haring alle estroflessioni di Agostino Bonalumi, passando per le atmosfere messicane in trasferta a Genova e quelle parigine di stanza a Catania. Da nord a sud. Cominciando dal torrido agosto padano. All’ombra della Madonnina. Astratto-Figurativo. Personale-Collettiva. Palazzo Reale sfoggia contemporaneamente la luminosa figurazione impressionista e la “pittura-oggetto” del maestro dell’astrazione Agostino Bonalumi (1935-2013). Bonalumi 1958-2013: la prima antologica nella sua città. 120 opere ripercorrono l’intera parabola artistica dell’artista, la perpetua ricerca di andare oltre i confini della tela per indagare lo spazio infinito ed ignoto della realtà che lo circonda. Fino al 30 settembre. Consacrazione definitiva del mercato di Bonalumi nel 2014, pochi mesi dopo la morte dell’artista. Nella Top 500 -pubblicata da ArtPrice il febbraio scorso- l’artista figura al 341° posto mondiale con 87 lotti venduti nel 2017 e un fatturato di 4.764.903 dollari. Ricordiamo il top price, battuto nel biennio d’oro 2014-2015: un Bianco del 1966 aggiudicato nell’Italian Sale di Sotheby’s nell’ottobre 2014 poco sopra il milione di dollari. Una mostra importante, questa di Milano, per riaccendere le luci della critica e del pubblico sull’artista, e rilanciarne le quotazioni, visto l’andamento piuttosto calante degli ultimi mesi. Un balzo indietro nel tempo, nelle sale accanto è sbarcato, fino al 2 settembre, il Philadelphia Museum of Art. Impressionismo e Avanguardie: il museo americano si è trasferito temporaneamente a Milano con una selezione di 50 capolavori dei più grandi pittori a cavallo tra Otto e Novecento. Le collezioni d’arte moderna sono infatti uno dei fiori all’occhiello dell’istituzione statunitense. La loro peculiarità è quella di essere il risultato di donazioni, non solo di singole opere, ma di intere raccolte caratterizzate dalla forte personalità dei collezionisti. Gli americani, ma in particolare gli abitanti di Philadelphia, sono stati tra i primi collezionisti dell’Impressionismo, in gran parte grazie all’artista Mary Cassatt che ha a lungo abitato a Parigi e fatto da tramite tra i propri concittadini e i mercanti e gli artisti francesi. Vedere per credere l’olio di Edgar Degas (1834-1917), La classe di danza del 1880. Uno dei soggetti prediletti dal maestro francese, interessato alla spontaneità del dietro le quinte degli spettacoli di danza, piuttosto che alle luci della ribalta e alle patinate messe in scena ufficiali. Ultima aggiudicazione significativa neppure due mesi fa con un Autoritratto (tecnica mista) del 1854, battuto da Christie’s Londra a 4.144.422 dollari. 100 dollari investiti nel 2000 per un’opera di Degas valgono in media 184,01 $ (+ 84.01%) nel settembre 2018. Rarissime le opere dipinte a olio. Top price per un pastello, numerosi nella produzione dell’artista, del 1879. Danseuse au repos, aggiudicato a oltre 37 milioni di dollari nel 2008. Il mercato di Degas è stabile. Un sicuro investimento, come quello di tutto il grande impressionismo e post-impressionismo in mostra a Milano, da Sisley a Monet, da Gauguin a Renoir. Lasciamo la pastosa joie de vivre per le miserie delle maison closes. Palazzo della Cultura di Catania alza il sipario sulla Ville Lumière, fino al 9 settembre. Attore protagonista: Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901). Monogramma: HTC incorniciato in un cerchio. Manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli ricostruiscono uno spaccato della Parigi bohémien: teatri, café, bordelli, postriboli. Il depravato e decadente teatro della modernità. La Belle époque irrisa a colpi di affiches dal “nano deforme de la butte”, com’era chiamato a Montmartre. Manifesti pubblicitari ante-litteram, divenuti oggetti di culto riprodotti ovunque: Divan Japonais, Moulin Rouge: Bal Tous les soirs, Aristide Briant all’Ambassadeurs, La Gitane de Richepin. Icone dal sapore unico. E dal valore variabile. Si oscilla da qualche migliaio di euro di edizioni dalla tiratura elevata alle centinaio di migliaia di dollari delle edizioni pregiate e originali. In un mercato in cui i prezzi del contemporaneo raggiungono livelli sempre più alti, le edizioni d’artista rappresentano una porta d’ingresso aperta ad un pubblico più ampio. Permettono di possedere un’opera d’arte che non è una semplice “riproduzione”, ma un lavoro originale che l’artista ha concepito appositamente per quel mezzo espressivo, che dialoga con il resto della sua produzione. Il mercato delle stampe è rimasto stabile e ciò rassicura i collezionisti. Tra le fiere, segnaliamo le due specializzate –Fine Art Print Fair a New York e London Original Print Fair– oltre a WopArt Fair, fiera di opere d’arte su carta di Lugano, in arrivo dal 20 al 23 settembre, con lavori a prezzi per tutte le tasche.
Restiamo sempre in Sicilia, versante opposto. Palermo, in piena estasi culturale con Manifesta, la Biennale Nomade Internazionale diffusa in tutta la città, celebra la street culture newyorkese di Keith Haring (1958-1990). Party of Life: in mostra a Villa Zito l’intero alfabeto visivo del pioniere della Graffiti Art. Il suo umanesimo urbano. Immaginari gioiosi pop e messaggi positivi di solidarietà e amore universale, pervasi dall’ombra dell’Aids. Un sunto degli anni Ottanta, scintillanti quanto drammatici. Fino al 16 settembre. Top price l’anno scorso per l’artista di Reading, un Untitled del 1982 battuto a oltre 6 milioni e mezzo di dollari. Un bellissimo (e classico) radiant child su fondo nero circondato da angeli stilizzati e cani, dipinto ad acrilico su telone di vinile. Mercato stabile, timido calo dei prezzi nel 2017. 100 dollari investiti nel 2000 valgono oggi comunque in media 235 dollari (+ 134.91%). Da un porto all’altro, risaliamo il Tirreno direzione Liguria. A Genova fino al 9 settembre è in scena Mèxico. La pittura dei grandi muralisti messicani e gli scatti di vita di Diego Rivera e Frida Kahlo. Una settantina di opere dei cosiddetti Los tres grandes: José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro, figure di spicco della cultura messicana e internazionale dalla forte connotazione politica e civile. Non a caso, la storia di questa esposizione è unica: doveva essere inaugurata il 13 settembre del 1973 a Santiago e le opere erano già giunte nella capitale del Cile. Ma a causa del colpo di stato la mostra fu sospesa e rimase così “pendiente”, per molti anni. Le opere dei grandi muralisti -appartenenti alla collezione di Alvar Carrillo Gil e di sua moglie Carmen Tejero- rischiarono così la distruzione, ma vennero salvate grazie al sostegno di commissari, curatori, istituzioni e delle Cancellerie messicana e cilena. Ciò ha permesso, a distanza di oltre 40 anni, di esporle nel 2015 in Cile, nel 2016 in Argentina, nel 2017 in Perù e ora in Italia. Record lo scorso 9 maggio per il più celebre dei “tre grandi”, Diego Rivera, durante la storica asta della Collezione di David e Peggy Rockefeller a New York. The Rivals del 1931, un bellissimo olio su tela di oltre 1 metro e mezzo per 130 cm, aggiudicato a quasi 10 milioni di dollari. Magistralmente espresso attraverso l’interazione di piani, colori e forme ridotte all’essenzialità, il quadro -ispirato ad una festa folkloristica dello stato di Oaxaca- è un’immagine iconica di uno dei soggetti più preziosi di Rivera. La provenienza poi ne ha fatto schizzare il prezzo. Il dipinto fu infatti il biglietto da visita con cui Rivera debuttò a New York nella sua prima mostra al MOMA nel 1931, fu poi donato ai Rockefeller nel 1941 come regalo di nozze non lasciando mai la famiglia. Concludiamo la nostra breve carrellata di mostre con uno dei più importanti fotografi del secolo scorso. Robert Doisneau (1912-1994). Pescatore d’immagini: 70 immagini in bianco e nero ripercorrono l’universo creativo del fotografo francese. Parigi e i parigini al centro di ogni scatto: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo. La Parigi dei bistrot, dei clochard, delle antiche professioni; quella dei mercati di Les Halles e dei caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés. A Palazzo delle Paure di Lecco, fino al 30 settembre. Tra le opere esposte, Il bacio (Le Baiser de l’Hôtel de Ville) del 1950, una coppia di ragazzi che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre, attorno a loro, la gente cammina veloce e distratta. La sua immagine più famosa e amata. E acquistata. Il bacio occupa infatti tutte e tre le posizioni sul podio delle opere più costose passate in asta. Top price per una stampa alla gelatina ai sali d’argento, vintage (18 x 24,6 cm) aggiudicata da Artcurial nel 2005 per 239 mila dollari. L’amore non ha prezzo.