“Le mie sculture per ora sono qui, nei luoghi in cui le ho piantate perché mettessero radici e ritornassero a vivere. Un giorno che non conosco, spero tornino all’Universo che le ha generate” (Pinuccio Sciola)
Pinuccio Sciola, artista poliedrico ed instancabile viaggiatore, conseguì una formazione artistica dinamica e all’insegna della scoperta (lo scultore sardo frequentò corsi a Cagliari, Firenze, Salisburgo, Madrid), ottenendo una visione ampia del mondo in cui viveva e nel quale faceva arte. Il suo incessante viaggiare gli consentì di entrare in contatto con grandi artisti internazionali, e i numerosi inviti all’estero furono determinanti per la costruzione della propria personale poetica. Tuttavia Pinuccio Sciola tornò sempre nella sua Sardegna, unico luogo in cui davvero riusciva a creare, a stretto contatto con la natura. A due anni dalla sua scomparsa, le sculture che ha piantato nel Giardino Sonoro continuano ad incantare e a farsi suonare, attirando visitatori da tutto il mondo, in uno scenario di eterno equilibrio tra la terra e il cielo.
Lungo le strade di San Sperate – piccolo comune del sud Sardegna – l’arte invade le superfici, le colora e le smuove. In questo Museo a Cielo Aperto i muri raccontano la vita, e fanno da cornice alle miti giornate degli abitanti del paese. Era il 1968 quando, di ritorno dalla stimolante esperienza di studio condotta presso l’Università della Moncloa a Madrid, Pinuccio Sciola propose di ricoprire i muri del proprio paese natale con calce bianca e di dipingervi grandi murales. Mani forti e braccia amiche si avvicendarono nella pittura di strada, creando spazi adibiti ad ospitare bellezza; opere nate dalla condivisione e dalla collaborazione di un’intera comunità, nel fervore di un’azione che ha il sapore di una performance artistica collettiva, di un rito popolare. Le superfici imbiancate presero parola, raccontando storie di politica e di vita quotidiana; furono molti gli artisti a voler lasciare un segno a San Sperate, sulla scia dell’iniziativa promossa dall’amico e maestro Pinuccio Sciola.
La Fondazione che porta il nome dell’artista, nata per volontà dei tre figli poco dopo la sua scomparsa, ne raccoglie l’eredità e l’identità, artistica e intellettuale. Ne è dimostrazione il neonato Festival Sant’Arte, tenutosi a San Sperate per la prima volta il 25-27 maggio 2018, naturale proseguimento del pensiero dell’artista e della sua filosofia di arte come strumento per abbattere le barriere, siano esse politiche, geografiche o mentali. Una festa per l’arte e per la bellezza, al tempo stesso occasione di celebrazione e di scoperta ma anche e soprattutto motivo di aggregazione: concetto, quest’ultimo, sempre vivo nella quotidianità dell’artista, chiave del suo essere e della sua personalità. La porta della sua abitazione, oggi divenuta Casa Museo, è sempre stata aperta per tutti; un vero e proprio approdo, rifugio per l’atto creativo e per momenti di cordiale convivialità.
Tra i luoghi in cui lo scultore sardo era solito passare il proprio tempo ce n’è uno particolarmente suggestivo: si tratta del Giardino Sonoro, atelier en plein air in cui, con instancabile lavoro, Pinuccio Sciola realizzò nel corso degli anni una distesa di opere d’arte, in armoniosa sinfonia con la natura circostante e con il paese. Lavorando magistralmente le pietre con tagli puliti e precisi, facendo emergere la materia nascosta nelle profondità dei blocchi litici, l’artista di San Sperate popola il territorio di giganti di pietra e vi passeggia a piedi nudi fino a pochi giorni dalla sua scomparsa, avvenuta nel maggio 2016. Il grande studio all’aperto ospita, al suo interno, opere testimonianti l’evoluzione dell’artista; è possibile ammirare Pietrino, una delle sue prime sculture interamente scolpita da autodidatta, la cui morbidezza sancisce l’inizio di quella che sarà una ricerca in continua evoluzione tramite le terrecotte, gli acquerelli e le sculture di pietra. Qua e là si dispongono i Semi, di tutte le dimensioni, adagiati sul terreno. Non di rado gli elementi della natura si incontrano e si fondono.
A San Sperate anche la pietra è capace di parlare, se sfiorata con dolcezza: le sue vibrazioni raccontano melodie di luoghi lontani, di mani operose e della vita di chi fu capace di sentirne l’ancestrale richiamo ancor prima di liberarne la voce.
Pinuccio Sciola si divertiva a far da guida all’interno del suo melodioso giardino e amava suonare le pietre per chi soleva fargli visita. Il primo esperimento sulle sculture sonore risale al 1996, anno in cui realizzò la pietra sonora per il Time in Jazz Festival di Berchidda, grande evento culturale che annualmente ospita musicisti da ogni parte del mondo. Lo strumento venne suonato dal percussionista Pierre Favre e, da allora, compreso il potenziale dell’incontro fra le arti, Sciola si dedicò all’ascolto e alla traduzione in arte dell’arcaico richiamo delle pietre. Queste ultime, tagliate, bucate e levigate, cantano storie del mare e della terra; le loro note sono talvolta cupe come i tuoni e talvolta leggere, come l’acqua che gorgoglia tra le rocce; sono il richiamo dell’antico e del presente, la forma tangibile di un tempo immobile e al contempo in continuo movimento. Sono la dolcezza del grembo materno e voce della terra, pura come l’alba dei tempi. All’interno del Giardino Sonoro i giganteschi monoliti di basalto e di calcare occupano un’ampia superficie verdeggiante e si congiungono con il cielo in patto perpetuo; alcuni aspettano solo di poter suonare, carezzati da mani gentili. Altri si stagliano come maestosi menhir, dotati di radici lunghe come alberi secolari, suscitando sacrale riverenza: sospesi in un tempo immobile.
Photo and Video Credits: Fabio Ezio Solinas
Informazioni utili
Giardino Sonoro, Via Oriana Fallaci 09026 San Sperate (CA)
Biglietti:
Intero 5,00 €
Ridotto (bimbi 6-12 anni) 3,00 €
Disabili e accompagnatori gratuito
Per informazioni su orari di apertura stagionali e sulle attività del Giardino Sonoro www.psmuseum.it
Altri indirizzi utili: www.fondazionesciola.it
Email: sciolastone@tiscali.it