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Palmyra riaprirà nell’estate 2019. Progetto di restauro da 2 miliardi di dollari

Una veduta di Palmyra Una veduta di Palmyra
Una veduta di Palmyra
Una veduta di Palmyra

L’Isis durante la sua occupazione ha distrutto gran parte della Città Vecchia, compresi i templi di Bel e di Baalshamin e l’Arco di Trionfo. Qui fu decapitazto Khaled al-Assad, l’archeologo capo delle antichità del sito

Sotto shock. Così si definirono gli archeologi che entrarono a Palmyra al seguito dell’esercito di Assad, che liberò il sito archeologico dall’Isis. Ora pare che sia vicino il momento in cui si inizia a risalire la china: dopo che il governo siriano ha annunciato che metterà mano al recupero della città della Siria occidentale antica di 2000 anni, quasi rasa al suolo dallo Stato islamico durante la sua occupazione del sito del patrimonio mondiale dell’Unesco fra il maggio 2015 e il dicembre 2016. Lo scenario che gli studiosi si trovarono di fronte era davvero drammatico: l’Isis aveva distrutto gran parte della Città Vecchia, i templi di Bel e di Baalshamin, l’Arco di Trionfo. E poi c’era stata la pubblica decapitazione di Khaled al-Assad, l’archeologo siriano a capo delle antichità del sito. Ora si attendono i dettagli dell’intervento: ma si apprende che la riapertura di Palmyra è prevista per l’estate del 2019, dopo un complesso progetto di ripristino e restauro dal costo stimato in 2 miliardi di dollari.

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