Vicarello, un borgo a nord di Roma sulle sponde del lago di Bracciano, fu testimone nel 1852 di un straordinario ritrovamento archeologico. Oggi tale sito non è visitabile ed il ritrovamento di un ricco tesoro quasi dimenticato.
Nel 1852 a Vicarello durante dei lavori di manutenzione di una stazione termale, in un modalità degna di un rocambolesco romanzo di Stevenson, fu rinvenuta una stipe votiva di straordinaria ricchezza e di grande interesse.
Con “Stipe votiva” si indicasia una piccola offerta fatta ad una divinità paganacheundeposito di doni presso un tempio o un santuario. Tali depositi si trovano generamente in cavità naturali o artificiali, in cisterne, pozzi, in celle sotterranee nelle vicinanze di templi.
Vicarello è una frazione del comune di Bracciano, in provincia di Roma, su una collina che si affaccia sul lago, all’interno del territorio del Parco Naturale Regionale di Bracciano – Martignano
La frazione di Vicarello è composta da un Borgo, che consiste in una semplice slargo che si affaccia sulla strada provinciale, e dalla zona dei Bagni che occupa la parte più alta della collina e dove c’è l’edificio delle Terme ottocentesco dove è stata ritrovata la preziosa Stipe Votiva.
La scoperta
Il ritrovamento della stipe votiva fu fatta casualmentenel centro termale di Bagni di Vicarello il 18 gennaio 1852. Tale scoperta ebbe luogo durante la demolizione della vecchia stazione termale che era stata costruita nel 1737 e apparteneva all’epoca del ritrovamento al Collegio Germanico Ungarico a cui papa Gregorio XIII a fine del XVI secolo aveva assegnato.
La vasca scavata nella roccia vulcanica aveva un diametro di m. 1,30 ed un’altezza di m. 4 circondata da gradini su tre lati, con accanto un’altra vasca più piccola.
La demolizione doveva permettere la costruzione di un nuovo edificio termale.La storia del ritrovamento è davvero singolare: iniziati i lavori di smantellamento, la fenditura nella roccia da cui scaturiva la sorgente risultò in parte ostruita da un gran numero di oggetti metallici che si potevano intravedere nella sorgente calda. Per abbassare il livello dell’acqua e poter liberare la sorgente per estrarre tali oggetti, venne usata una pompa. Ma nel frattempo gli operai impegnati nei lavori , data la temperatura dell’acqua a 56 gradi,procedevano con molta difficoltà e subirono gravi ustioni per lo stare con i piedi immersi nella sorgente di acqua bollente al fine di recuperare gli oggetti.
La cronaca della scoperta, a cura di Giuseppe Marchi che seguì i lavori, dà un’idea della posizione stratigrafica degli oggetti ritrovati nella sorgente.
Prima furono rimossi i famosi bicchieri d’argento e le monete romane di epoca imperiale, dopo le monete romane di età repubblicana, così come degli altri popoli della penisola (Populonia, Vetulonia, Peithesa, Tuder, Aesernia, Suess, Teanum Sidicinum, Neapolis, Turi, Alaesa).
Quindi una moneta fusa, di vecchio tipo (aes rude) e, infine, nel profondo, anche strumenti di pietra tarda età preistorica (coltelli, punte di freccia).
La scoperta della stipe monetale di Vicarello, dei noti vasi e degli altri resti archeologici, fa supporre che quest’ultima località fosse sede di un antico insediamento etrusco, come comprovato dalla presenza dell’aes rude che si fa risalire all’VIlI sec. a.C. e che è attualmente custodito preso il Museo Nazionale Romano.Pertanto nella stipe, al primitivo strato di aes rude si sovrapposero altri strati di monete in ordine cronologico, per cui furono ritrovati esemplari di aes signatum, monete etrusche, monete di Roma repubblicana e dei popoli italici e monete dell’età imperiale, che abbracciano un periodo storico compreso tra l’VIlI sec. a.C. ed il IV sec. d.C.
Nello stesso sito furono rinvenuti anche tre vasi in oro, nove vasi in argento ed uno di bronzo; e quattro Bicchieri d’argento su cui è inciso l’itinerario da Roma a Cadice.
In vero la fama della Stipe di VIcarello è legata proprio a questi quattro bicchieri d’argento. recanti inciso l’itinerario da Cadice, Spagna, a Roma, parte del Tesoro rinvenuto.
Quindi a Vicarello, prima gli Etruschi e poi i Romani, valorizzarono le proprietà terapeutiche della sorgente di acque termali.
C’è chi sostiene che il tesoro numismatico di Vicarello è finora il più grande mai trovato in territorio romano.
Quindi la zona delle Terme, attuale Bagni di Vicarellodove ancora oggi c’è la sorgente di acqua minerale attiva era un importante luogo di cura e di culto fin dalla preistoria.
L’alta presenza di aes rude, primitiva misura di bronzo destinata agli scambi commerciali antenata delle monete, testimonia l’antichità delle offerte e della stipe. La moneta segnata, piu moderna.,puo risalire al IV sec. A.C. e veniva in genere offerta per liberare dal debito che si era contratto con la divinità.
Per la quantità di aes rude ritrovato in tale stipesi stima che qui le offerte avvennero per i due secoli precedenti il IV sec A.C: e forse da ancor prima della fondazione di Roma.
In epoca romana la località conobbe un notevole sviluppo,come testimoniano le monete ritrovate nella stipe, ma dopo la caduta dell’Impero Romano le Terme subirono parziali distruzioni, ad opera dei Saraceni prima e dei Longobardi poi, e persero quasi del tutto la loro importanza.
Le Terme passarono poi nel XVI sec sotto il controllo diretto del Collegio Romano Ungarico e nel XVIIIfu costruito lo stabilimento termale di Bagni di Vicarello.
Durante la Seconda Guerra mondiale la casa termale fu occupata per un breve periodo dalle truppe tedesche in ritirata e ospitò un piccolo ospedale militare.
Dopo la vendita da parte del Collegio Germanico Ungarico della tenuta di Vicarello alla Società Agricola Vicarello (1983) le Terme sono state chiuse e sono tuttora abbandonate.
Nella stessa zona gli scavi effettuati dal 1974 al 1977 dal prof. Colini rinvennero ulteriori resti di una villa Romana di epoca Domizianea e un ninfeo con una statua di Apollo , oggi conservata nel museo di Bracciano.
Il sito non è attualmente aperto al pubblico.
Ricordiamo che la singolarità di tale ritrovamenti non è relativo solo alvalore intrinseco degli oggetti (vasi d’oro e d’argento, monete) che alla loro quantità: solo di aes sono stati ritrovati 400 kg; 1400 pezzi di aes grave romano; un centinaio di monete di città autonome da Roma;2136 monete campano- romane, 688 monete repubblicane e infine una grande quantità di monete romane imperiali da emissioni di Augusto fino all‘inizio del IV secolo dC.
L’importanza del ritrovamento è anche dato dall’arco temporale di riferimento eccezionalmente longevo, in quanto il sito è stato sicuramente frequentato dall’VIII sec a.C. al IV sec. d. C., e alla sicura alla frequentazione “internazionale” del sito, come dimostrato dalla piu diversa provenianza delle monete.
Testimonianze di trafugazioni di vasi e monete all’indomani del ritrovamento alla fine del secolo XIX potrebbero essere soggetti cinematografici per i piu famosi commissari di polizia, coinvolgendo antiquari e collezionisti in un vero “intrigo internazionale”.
Il materiale della stipe è molto vario e ad oggi diviso in diverse strutture museali nel mondo, e per questo la sua ricognizione e il suo studio oggi presenta non poche difficoltà.Inoltre sono stati collezionati in tempi diversi e sulla base di motivazioni diverse da parte dei diversi Musei.
I pezzi di sicura attribuzione alla stipe sono oggi ospitati presso i seguenti musei : il Museo Nazionale Romano – Roma; Musei Vaticani – Roma; British Museum – Londra; Albert Museum – Londra; Cleveland Museum – USA.
Di qualità e varietà disparata, con caratteristiche così diverse, tali manufatti non riescono a concorrere a ricostruire un contesto omogeneo di ritrovamento..
Tale tesoro rimane in realtà remoto e decontestualizzato, in grado di affascinare soprattutto chi ne coglie i singolari aspetti storici e archeologici.
In quest’ottica sarebbe auspicabile poter avviare dei progetti per contestualizzare i ritrovamenti, per esempio con un sito web che illustri il sito e la singolare occasione del ritrovamento e che affianchi e ricongiunga, seppur virtualmente, tali oggetti.
Questo permetterebbe di tentare una lettura unitaria dei ritrovamenti.
La stipe votiva di Vicarello, a 150 anni dal suo ritrovamento lascia in realtà ancora molti misteri insoluti per ulteriori possibili futuri approfondimenti:
In conclusione, la stipe votiva di Vicarello è uno dei tanti beni culturali non conosciuti in Italia al grande pubblico, un bene invisibile oggi immerso in un parco naturale, una risorsa da valorizzare e con buone credenziali per una sua più ampia conoscenza.