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“Venezia sposa il mare”: storia di un restauro e di un esempio virtuoso

Presentato il restauro della fontana “Venezia sposa il mare” a Palazzo Venezia

La scorsa metà di febbraio era stato lanciato il progetto “La natura nel cuore di Roma”: il restauro della fontana “Venezia sposa il mare”, conservata nello splendido giardino “ritrovato” di Palazzo Venezia. Un’idea che aveva visto convergere le forze del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, del Polo Museale del Lazio e dell’azienda Rigoni di Asiago grazie all’intermediazione della società di comunicazione Fondaco. La scelta del capolavoro oggetto di questa importante operazione non è stata assolutamente casuale: Rigoni di Asiago nasce in Veneto e fortissimo è il legame storico, artistico e simbolico tra il suo capoluogo e Palazzo Venezia a Roma, dove l’opera è custodita. E non potrebbe essere altrimenti: voluto dal cardinale veneziano Pietro Barbo, poi divenuto Paolo II, l’edificio rinascimentale – uno dei primi della Capitale – ha ospitato per più di due secoli l’ambasciata della Serenissima Repubblica di Venezia presso la Santa Sede.

L’elegante fontana al centro del suo cortile rappresenta una tra le sue celebrazioni più significative: quello sposalizio tra Venezia e il mare tutt’oggi rievocato durante la cosiddetta Festa della Sensa. Da più di mille anni, infatti, il giorno dell’Ascensione di Gesù si ricordano due fondamentali eventi nella storia della città lagunare: la conquista della Dalmazia sotto il Doge Diego Orseolo nell’anno 1000 e la riconciliazione tra Federico Barbarossa e Papa Alessandro III, avvenuta nel 1177 e per tramite del Doge Sebastiano Zani, a cui il pontefice regalò un anello. Da quel momento, al culmine dei festeggiamenti della Sensa, il Doge saliva sul suo Bucintoro – sua imbarcazione di rappresentanza – e gettava un anello d’oro tra le acque recitando la formula “Te sposiamo, o mare, in segno di eterno dominio”. Una cerimonia che si ripete tutt’oggi, ma come festa tradizionale, la prima domenica dopo l’Ascensione.

Ed proprio questo gesto che, nel 1730, ha inteso di eternare Carlo Monaldi, autore della scenografica fontana, finalmente restaurata: una giovane fanciulla, allegoria di Venezia, tiene tra le dita un anello pronto a essere accolto dai flutti. Ai suoi piedi si trovano il Leone di San Marco e un putto che regge un cartiglio, mentre essa si poggia su una conchiglia bivalve sorretta da tre tritoni. La vasca è ulteriormente decorata da pesci e puttini.

L’operazione è stata condotta in modo davvero ragionato: “per progettare il restauro e la manutenzione di una fontana, è necessario tenere presente e approfondire proprio l’analisi del sistema ambientale nel quale è inserita, analizzando le condizioni esterne legate al luogo e al fattore del deterioramento per inquinamento che aggredisce chimicamente il materiale costituente” ha dichiarato Sonia Martone, direttrice del Museo di Palazzo Venezia e, in questo caso, anche dei lavori.

Come conferma il restauratore, Luca Vincenzo Pantone: “La prima fase dell’intervento ha riguardato il recupero di tutti i frammenti lapidei decoesi dal gruppo scultoreo, che sono stati conservati e catalogati per poi essere successivamente messi in opera. Tutte le superfici lapidee sono state dapprima bonificate per contrastare l’azione degradante di alghe, muschi, muffe e licheni e in generale di piante infestanti. L’intervento più delicato è stato la rimozione di concrezioni calcaree piuttosto spesse che celavano e/o appiattivano i modellati. Oltre alla pulitura chimica e meccanica importante è stata la fase di consolidamento, studiando prodotti ad hoc compatibili con il travertino. Le integrazioni delle connessure delle varie sculture, non più idonee ed eseguite in restauri antecedenti, sono state eliminate ed eseguite nuovamente. Le superfici presentavano numerose lacune, soprattutto su quelle aree soggette al dilavamento dell’acqua; esse, dunque, sono state reintegrate utilizzando una malta appositamente studiata cromaticamente e morfologicamente dal laboratorio Agemina Lab e prodotta dalla Tecno Edile Toscana. Con l’ausilio di tale malta sono state reintegrate anche le aree soggette a gravi mancanze, ricostruendo parti di modellato. L’intervento è proseguito con la realizzazione di una nuova impermeabilizzazione, la mappatura ed il controllo dell’impianto idrico per finire l’intervento con l’applicazione di un protettivo finale trasparente, traspirante e impermeabile.”

L’intero lavoro è stato eseguito all’interno di un cantiere definito “aperto” perché seguito in ogni suo passo da una webcam che trasmetteva in diretta collegandosi al sito www.skylinewebcames.com e alla pagina dedicata. Inoltre, il ponteggio è stato posizionato in modo da mostrare, comunque, il corpo centrale della fontana.

Il risultato è stato presentato da una soddisfattissima Edith Gabrielli, direttore del Polo Museale del Lazio, all’interno della Sala Altoviti di Palazzo Venezia alla presenza Andrea Rigoni, Amministratore
Delegato della Rigoni di Asiago. Che afferma “Abbiamo aderito con particolare slancio al progetto, riconoscendo nell’opera gli stessi valori che hanno permeato lo spirito dell’azienda in quasi un secolo di vita: il recupero delle tradizioni, il gusto per la ricerca, l’arte di creare e produrre qualità. Con questa iniziativa di Responsabilità Sociale d’Impresa abbiamo voluto contribuire a ridare il giusto valore ad un monumento e ad un luogo che da sempre sintetizzano e rappresentano il legame tra il Veneto e la Capitale, convinti che le aziende abbiano il dovere di restituire al territorio quello che il patrimonio culturale dell’Italia ci offre in termini di bellezza e notorietà nel mondo”. E continua: “ci ha entusiasmato l’idea di poter contribuire a valorizzare una parte di questo luogo ovvero quell’immenso spazio che è stato per decenni il riferimento, il punto d’incontro sia per i veneti che risiedevano a Roma sia per quelli che soltanto vi transitavano. Un luogo che rappresenta l’espressione di una comunità che nella Capitale ha contribuito a rendere alto l’onore dei veneti.” Gli fa eco Enrico Bressan, presidente di Fondaco: “la scelta di restaurare questa fontana è frutto di una ricerca tra bellezze e valori, significati e simboli legati al Veneto. Questo meraviglioso complesso insieme alla Basilica di San Marco da sempre è il luogo di riferimento dei Veneti a Roma”.

Da oggi, a Palazzo Venezia la Capitale d’Italia può esibire una bellezza in più oltre a portare l’esempio di una riuscita fusione tra il mondo dell’impresa e quello dell’arte per la conservazione e la diffusione dei nostri tesori: un episodio virtuoso di grande prestigio e che, speriamo, possa ripetersi al più presto.

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