Non si è fermato neanche di estate l’intenso lavoro del Teatro della Tosse di Genova che ha portato in giro i suoi spettacoli tra la Villa Duchessa di Galliera di Voltri, il Castello di Noli e Apricale, ed adesso il 25 settembe riapre i battenti della sua sede di P.zza Negri.
Lo fa con Axto, la prima di cinque prime nazionali (a seguire REVERSIBLE, IL CANE SENZA CODA, SONG FROM THE UPROAR, MADRE) che è il nuovo tassello del percorso artistico intrapreso da Conte e Lucenti tre anni fa con la messa in scena di ORFEO RAVE, che ha dato vita a un lavoro potente e visionario continuato nelle successive collaborazioni: INFERNO#5 presentato al Festival di Cividale del Friuli e Il MAESTRO E MARGHERITA, che ha debuttato lo scorso inverno sul palcoscenico della sala Trionfo.
«Il Teatro della Tosse è soprattutto dialogo – ha detto il regista Emanuele Conte – e noi abbiamo un rapporto diretto coi nostri spettatori. Il teatro ha bisogno di relazione e nel lavoro con la Lucenti siamo andati ben oltre la messa in scena degli spettacoli. Insieme abbiamo cercato di creare di un linguaggio artistico totale che mette al centro l’attore-performer, per un teatro sia fisico che di parola, dove i testi originali e le coreografie sono in costante dialogo con allestimenti scenografici potenti ed evocativi».
Questa volta con Axto Emanuele Conte e Michela Lucenti portano in scena il mito del Labirinto e del Minotauro. Danzatori, attori e cantanti daranno corpo e voce ad un racconto epico e familiare con uno spettacolo che nasce dalla terra e dal sudore e che invaderà tutti gli spazi del teatro.
“Questo è un lavoro con una spiccatissima propensione a narrare col fisico – ha spiegato Michela Lucenti in conferenza stampa –Un lavoro ancestrale, in cui la famiglia si massacra sulla terra all’interno di un ring. Un mito punk, possiamo dire. La messa in atto di un racconto fisico. I danzatori non parlano, ci sono due attori che raccontano la storia. Voci, corpi e musica diventano un unico mezzo di comunicazione. Axto, il pastore, è l’unico che parla. Il Minotauro, il “mostro” chiuso tra le mura domestiche, rappresenta l’oscenità nascosta e il sacrificio consumato all’interno della famiglia, è molto poco bestiale e invece molto umano”.
Lo scenario è soprattutto terra dalla quale affiorano pochi mobili e suppellettili come se un appartamento, senza pareti, fosse stato invaso dal fango di un’alluvione e poi fosse riemerso una volta asciugata l’acqua. Il mito del Labirinto e del Minotauro viene celebrato in questa sorta di casa e i protagonisti, a officiare il rito, sono i familiari, che abitano quella casa .
Il labirinto è una prigione, un manicomio, un’isola, il luogo dove si compie il sacrificio simbolico. Entrare nel labirinto significa perdersi all’interno del cervello umano, lasciando un filo rosso dietro di sè per ritrovare l’uscita, o forse l’entrata. Lo spettacolo di Conte e Lucenti racconta un percorso che parla di solitudine estrema in cui i muri, che dovrebbero proteggerci, non fanno altro che consolidare il nostro isolamento. Ci accorgiamo allora che non c’è via d’uscita, che il limiti sono dentro di noi. I mostri sono nei nostri occhi, i muri nella nostra mente. Avidamente ricerchiamo la luce e riemergiamo dall’architettura infernale dei nostri pensieri solo dopo aver abbandonato lungo la strada un cadavere, o forse un guscio, una corazza, che non ci serve più e voltandoci indietro scopriamo che il mostro aveva il nostro volto.
Il testo è di Emanuele Conte, regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti, coreografie di Michela Lucenti, impianto scenico di Emanuele Conte, i costumi sono di Daniela De Blasio, mentre le rielaborazioni musicali sono di Massimo Calcagno. Sul palco assieme alla stessa Lucenti, Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Filippo Porro, Alessandro Pallecchi, Simone Zambelli, Aristide Rontini, Lisa Galantini, Enrico Casale. Performer nel labirinto Attilio Caffarena, Pietro Fabbri, Francesco Gabrielli, Luca Hardonk, Gianluca Pezzino, Arabella Scalisi.
Lo spettacolo sarà in scena fino al 30 settembre.