È in sala La casa dei libri, film vincitore di 3 premi Goya tra cui miglior film e miglior regia
La casa dei libri, dopo il grande successo in Spagna, dove ha trionfato al botteghino e ai premi Goya (gli Oscar del cinema spagnolo), dove ha vinto tre statuette tra cui miglior film e miglior regia, è arrivato in sala anche da noi.
La regista spagnola Isabel Coixet (La vita segreta delle parole, La mia vita senza me) ha adattato per il grande schermo un romanzo di Penelope Fitzgerald, La libreria, e ne ha ricava un film all’apparenza molto “British”, in sospeso tra Chocolat e un’opera di Miyazaki.
Nel 1959, Florence Green (Emily Mortimer, indimenticabile MacKenzie in The Newsroom di Aaron Sorkin), una vedova dallo spirito libero, decide di lasciarsi alle spalle il dolore per la perdita del marito e aprire la prima libreria della sonnolenta cittadina costiera di Hardborough, in Inghilterra. Sfidando la mentalità bigotta della gente, provoca il risveglio culturale del posto vendendo anche romanzi scandalosi, come Lolita. Quello che per lei è il sogno di una vita si trasforma presto in un conflitto di classe. Troverà un alleato nella figura solitaria e influente di Mr. Brundish, ma anche un’acerrima nemica determinata a cacciarla, la signora Gamart – un’altera e sempre stupenda Patricia Clarkson, qui al suo terzo film con la Coixet.
La regista spagnola riesce a mettere una scena una commedia agrodolce senza cadere nei toni sdolcinati da commedia romantica, dona a personaggi un aspetto a volte goffo e spigoloso che li rende sfuggenti e intriganti. La casa dei Libri celebra un eroismo silenzioso, una rivoluzione sommessa che si scontra con il provincialismo conservatore di una comunità che vede in Florence, la mite ma determinata libraria con un sogno, null’altro che un’intrusa, quindi un pericolo.
La tensione di questo scontro, una guerra fredda, si muove sotto una superficie fatta di gesti cortesi, sorrisi e chiacchiere di cortesia che imperversano nella graziosa comunità sul mare di Hardborough, nel Suffolk. Florence si scontra con un mondo di regole passive-aggressive e barriere di classe accuratamente celate tra siepi ben curate, tazze di tè e ciambelloni.
La casa dei Libri è una pugnalata amorevole e ambiziosa, probabilmente non rende completamente giustizia alla prosa di Penelope Fitzgerald, ma è una rara lezione su come alcune guerre si possano vincere senza la forza, senza arrivare primi a tutti costi.