Londra. La Frieze Week è ormai agli sgoccioli e non ha deluso le aspettative dei tanti appassionati ed addetti al settore accorsi nella capitale britannica per non perdersi le due grandi fiere gemelle Frieze e Frieze Masters, gli opening delle più grandi gallerie a Mayfair e dintorni e -per i più fortunati- assistere a surreali scene (firmate Banksy) in sede d’asta.
>> Dopo avervi indicato le opere da non perdere a Frieze, ci dirigiamo, con una piacevole camminata attraverso il parco di sculture Frieze Sculpture, a nord di Regent’s Park.
Qui, a Frieze Masters -la fiera che spazia dall’antico al moderno– vi indichiamo, oltre che ad una selezione dei migliori progetti, una panoramica sulle numerose gallerie italiane partecipanti, che come numero -e qualità delle proposte- superano quelle presenti nella contemporanea Frieze.
Il nostro percorso inizia “con il botto”. Nel primo spazio che incontriamo procedendo dall’entrata, infatti, si trovano già due dei progetti espositivi -per noi- sul podio: i vicini di casa -o meglio di stand- Hauser & Wirth/Moretti e Robilant+Voena.
Hauser & Wirth/Moretti
La galleria fiorentina (e londinese) Moretti continua -per il quarto anno consecutivo- la sua collaborazione con il gigante del contemporaneo svizzero Hauser & Wirth con un’esibizione che spazia dall’arte del XIV secolo a quella contemporanea, con un focus sui gusti del poeta, intellettuale e collezionista Sir Stephen Spender. Un pittore veronese di fine 1300 di fianco a Frank Auerbach e Serge Poliakoff di fianco ad un ritratto di Sant’Ambrogio di due pittori piemontesi del Cinquecento e ancora Philip Gutson affiancato ad una pala rinascimentale. Accoppiata, quella delle due gallerie -oltre che a quella delle opere- decisamente vincente.
Robilant+Voena
Antico e moderno si guardano. Un busto di Antonio Canova raffigurante Caroline Murat -sorella di Napoleone- si erge in mezzo a due Concetti Spaziali, Attese di Lucio Fontana e ha come “sfondo” una Superficie bianca di Castellani del 1970. L’allegoria della Fama di Artemisia Gentileschi, invece, guarda -con fare severo- uno dei decollage di Mimmo Rotella, mentre l’altro dialoga con una tela di Jan Janssens, pittore belga di fine Cinquecento. Poi una sezione dedicata a Piero Consagra e alle sculture realizzate per la mostra “Sculture nella città” a Spoleto nel 1962 -completata dagli scatti di Ugo Mulas- ed una parete di ceramiche di Fontana.
Sezione Spotlight: Massimo Minini e Gió Marconi
Spostandoci nel padiglione principale, nella sezione Spotlight -dove le gallerie si presentano con un solo artista- troviamo due gallerie milanesi: Massimo Minini e Gió Marconi. La prima si presenta a Frieze Masters con un mostra su Titina Maselli, pittrice italiana degli anni Cinquanta trapiantata a New York e considerata vicina agli esiti della Pop Art, e la seconda con le opere di Valerio Adami, anch’egli fortemente ispirato dal movimento pop per dare origine ai suoi quadri, simili a piatti fumetti.
Massimo de Carlo
La galleria, con sedi a Milano, Londra e Hong Kong, si presenta a Frieze con uno stand tutto dedicato alla produzione degli anni tra il 1970 e il 1999 di Oliver Mosset, artista svizzero che lavora negli Stati Uniti, famoso per i suoi grandi monocromi, che riempiono e circondano tutto lo stand.
L’Italia del dopoguerra (e non solo) da Cardi, Tornabuoni e Tega
Cardi Gallery presenta una selezione di artisti contemporanei, per la maggior parte italiani: si spazia dai due Concetti Spaziali di Fontana ad Immagine somiglianza del 1975 di Boetti, fino ad un grande Untitled di Mario Merz e ad una Superficie bianca di Castellani del 1963.
La galleria fiorentina, che ci ha conquistato nella sede londinese di Mayfair con una mostra dedicata ad Afro, espone in fiera i pezzi migliori del dopoguerra italiano. Impossibile non rimanere incantati di fronte a Titoli, un rarissimo ed ipnotico Boetti bianco datato 1968, accompagnato nello stand da un trittico di opere di Alberto Burri insieme a Fontana, Schifano, Rotella e Capogrossi.
Tega ci conquista, invece, con due piccoli e bellissimi Morandi, Fiori (1947) e Natura Morta (1959), attorno ai quali si apre uno stand ricco di capolavori dell’arte del bel paese, da un mazzo di fiori di De Pisis fino ad un piccolo Dorazio, da Fontana a Capogrossi.
Galleria Continua
Reduci dall’acclamata retrospettiva della Tate, riproposta all’Hermitage di San Pietroburgo, i coniugi Ilya ed Emilia Kabakov presentano, in occasione di Frieze Masters, una serie di lavori che vanno dagli anni ’60 agli anni ’90. Ucraini, lontani cugini, diventeranno grandi esponenti del concettualismo russo, firmando -dopo essersi sposati- tutte le loro opere insieme, focalizzandosi sulla condizione sociale dell’individuo durante il periodo post-staliniano dell’Unione Sovietica.
Si aggiudica, ultima nel nostro percorso -ma non per importanza (e sicuramente non per qualità del progetto espositivo)- un posto nel nostro podio anche…
Mazzoleni
Già menzionata tra le dieci gallerie da non perdere a Frieze Masters, Mazzoleni propone un progetto (di cui vi abbiamo parlato più nei dettagli anche qui) -curato da Gaspare Luigi Marcone- dedicato allo Spazialismo e all’Arte Nucleare, con un focus sull’anno 1958. Tutta la mostra culmina -e ha il suo centro- nel magnifico Arrivo dell’ultracorpo, un Manzoni-Baj dipinto a quattro mani attorno al quale si aprono una schiera di Achromes, Concetti Spaziali e Ultracorpi extra-terreni.
Regent’s Park, Londra | 4-7 ottobre 2018